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Banalità, pag - Patrizio Marozzi

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appuntamento con qualcuno, non sarei solo io ad averlo<br />

deciso e a parteciparvi. E allora con chi parlerei se per<br />

ipotesi io solo con questa persona ho deciso<br />

d‟incontrarmi, e tutte quelle che ci sarebbero intorno chi<br />

sarebbero e perché sono lì, in quello stesso momento?<br />

Uno dei motivi per cui ho deciso di viaggiare in auto, è<br />

che se avessi scelto il treno, sicuramente più di<br />

“qualcuno” avrebbe parlato al telefono come seduto in<br />

casa sua, senza che io neanche ne conosca il nome, chissà<br />

avrebbe parlato di cosa stava facendo in quel momento, o<br />

dei fatti suoi della giornata, sarebbe stato come essere in<br />

uno show televisivo, guardarlo registrato, mentre davanti<br />

a me si spoglia una persona come in un film porno, ma<br />

che si percepisce presente, ma che è relazionabile come<br />

fosse una video cassetta, e contemporaneamente continui<br />

a vederti registrato, nello show televisivo. È il livello di<br />

percezione e relazione della civiltà contemporanea. Che<br />

se io avessi incontrato quella sola persona in tutto questo,<br />

per riuscire a parlare con lei, avrei dovuto prendere lo<br />

spazio e il tempo reale e inserirlo in uno di questi<br />

frammenti temporali, per associarlo così in qualche<br />

porzione della sua forma mentis, anticipando e<br />

ricompensando a posteriori, a secondo del momento del<br />

discorso un senso concreto e un senso astratto, tra il reale<br />

e il post reale, nella presenza di un presente verificabile<br />

per quanto assente dalla realtà, ma ancor di più per<br />

questo reale nella virtualità dell‟assenza. Di fatti solo così<br />

sembra accadere qualcosa, e su questo è che ci si adegua<br />

fin tanto che la finzione è possibile, senza uno spazio<br />

scenico ma in un unico tempo scenico senza luogo, dove<br />

per senza luogo non si indente di certo un teatro, ma la<br />

virtualità dell‟intimità della comunicazione socializzante<br />

quanto per questa asociale. E allora di fatto ho evitato ciò,<br />

non per il fatto che magari viaggiando in treno, chissà<br />

avrei potuto anche conoscere qualcuno, scambiare due<br />

parole, tra lo squillo di un cellulare e l‟altro, sapendo più<br />

cose del mio interlocutore mentre parla al telefono che

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