Banalità, pag - Patrizio Marozzi
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altre medesime logiche la sua superiorità, in un‟illusione<br />
di molteplicità. Se la conoscenza è nella sua molteplicità,<br />
che non si differenzia per sostanza dalla verità, ma che<br />
esprime una sorta di reciprocità culturale nella<br />
molteplicità della coscienza. Codesta logica di potere<br />
viepiù esprime il controllo sul senso e il significato sul<br />
perché dell‟ineluttabile delle regole sociali, che<br />
determinano la vita e morte dell‟essere umano. Quando<br />
la coscienza ha un suo silenzio, le sue parole, è sempre<br />
stato e lo sarà sempre, solo l‟individuo a rappresentarsi,<br />
perché ciò che esprime la realtà non si frappone né si<br />
contrappone ma è in relazione con ciò che esiste ed<br />
esisterà, al di la del suo silenzio e parola, di quella<br />
persona. E allora il mondo non ha più luoghi per<br />
rappresentarsi, perché quella coscienza in quell‟unica<br />
persona per un mistero immensamente profondo, fa sì<br />
che la moltitudine non si “frapponga con la sua illusione,<br />
in una sorta di falso teatro, dal dramma<br />
incommensurabile, quanto privo di coscienza, privo della<br />
vita di una persona, nell‟illusione della morte che<br />
sovrasta tutto, al di là di ogni scelta, che per assurdo<br />
obbliga alla libertà, senza che in realtà ci sia né solidarietà<br />
né cooperazione, ma solo un idillio di vanagloria, privo<br />
di silenzio e di parola, un insulto continuo di arroganza e<br />
di molestia, una cialtroneria dell‟intelligenza che ha<br />
delegato il suo alimentarsi all‟imbecillità, con<br />
l‟imposizione della libertà che due imbecilli associati<br />
insieme nella loro imbecillità di potere determinino la<br />
sostanza, di una consociazione tra imbecilli, per dire che<br />
sol per questo la verità è superiore. Questa ricerca<br />
spasmodica per trovare qualcuno con cui dominare il<br />
mondo, sia esso piccolo o grande, rappresenta bene la<br />
debolezza di tale illusione di verità, che puntualmente<br />
distrugge tutto quel che può, con malcelata<br />
verosimiglianza, con ciò ch‟è vero, o quant‟anche onesto<br />
dell‟essere quel che si è in rapporto al tutto, e allora la<br />
vanagloria puntualmente invisibile come la cecità umana