Banalità, pag - Patrizio Marozzi
Banalità, pag - Patrizio Marozzi
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Non facciamo finta di essere nel mondo dei cretini,<br />
magari pieni di consenso, dove alla risposta a, vi è già la<br />
risposta b, e si conversa per sequenze stabilite di<br />
domande e risposte, senza ché ci sia un che né<br />
dell‟esperienza né un ché nel dialogo, una sorta di<br />
relazione sulla base di una telepatizzazione<br />
convenzionata su chi è più furbo a indurre l‟altro a di che<br />
e cosa, per rendere relativo perché, dove e quando, come<br />
se che ciò fosse stabilito da un‟espressione associata, o<br />
post moderna citazione, in termini di richiamo verbale<br />
del termine associato. E già questo stimola l‟ascoltatore al<br />
rimando associativo, per il controllo del perché è di<br />
qualità quello che sta facendo, anche se non sappiamo d<br />
cosa stiamo parlando. E allora sei sicuro e ti conviene, è<br />
tutto il riamando associativo del discorso, e della non<br />
conversazione e del non fare insieme, continuo della<br />
relazione perpetuante, facente durare quel che sembra<br />
esistere.<br />
Bernardo Joyce<br />
Di fatto se pensiamo ad un ologramma, pensiamo al<br />
realismo dell‟immagine tridimensionale, alla percezione<br />
stessa di tale immagine<br />
Blatero<br />
Pensa che sarà percepito il logo delle rete della stazione<br />
televisiva, di che colora sarà fatto, anche quello sistema<br />
divenuto in uso per sensibilizzare le persone al disturbo,<br />
e magari all‟associazione per mezzo del colore.<br />
Little Big<br />
Ma quella cosa fastidiosa non si era detto che servisse,<br />
per dire quale canale si stava guardando!<br />
Bernardo Joyce<br />
Facciamo meno ironia. Come ho detto la percezione<br />
dell‟immagini tridimensionale è la peculiarità della