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14 <strong>Panorama</strong><br />

Societá<br />

Sprecata sistematicamente nei paesi avanzati, agognata nelle aree più<br />

Acqua, un fermo diniego alla priv<br />

di Marino Vocci<br />

In questi primi giorni di primavera,<br />

ho camminato nell’Alto Buiese,<br />

tra Filaria e Ceppi, insieme<br />

ad amiche e amici triestini e istriani,<br />

lungo il percorso geologico naturalistico<br />

dedicato al grande studioso del<br />

Carso, Carlo D’Ambrosi, alla scoperta<br />

di una parte della grande storia<br />

dell’acqua. Immerso in questo mondo<br />

così particolare, ancora una volta<br />

ho capito che la diversità è ricchezza<br />

e soprattutto bellezza, e che l’acqua<br />

è un bene universale che dobbiamo<br />

difendere, tutelare e valorizzare,<br />

non solo quest’anno celebrativo, ma<br />

a partire da oggi, per sempre.<br />

Partiamo da subito! Da questo<br />

2010 che l’Assemblea generale delle<br />

Nazioni Unite ha deciso di proclamare<br />

anche Anno internazionale della biodiversità.<br />

Dobbiamo quindi intervenire<br />

con azioni concrete da realizzare<br />

pure a livello locale, con l’obiettivo<br />

di contribuire a sensibilizzare il più<br />

possibile, la nostra società in merito<br />

all’importanza della diversità biologica.<br />

La scelta, nata nel 2006, è dovuta<br />

alla forte preoccupazione che la perdita<br />

di biodiversità avrebbe sul nostro<br />

pianeta e quali conseguenze sociali,<br />

economiche, ecologiche e culturali<br />

tale perdita comporterebbe. La scelta,<br />

inoltre, del 2010 non è un caso: infatti<br />

le parti che hanno sottoscritto la Convenzione<br />

sulla biodiversità hanno deciso<br />

di puntare su obiettivi ambiziosi<br />

già per questo 2010.<br />

Ricordo poi che il trattato sottoscritto<br />

al vertice mondiale delle Nazioni<br />

Unite tenutosi a Rio de Janei-<br />

ro nel 1992, che è il riferimento più<br />

importante per quanto riguarda i problemi<br />

ambientali e uno dei trattati più<br />

importanti sinora sottoscritti, è stata<br />

proprio la Convenzione sulla diversità<br />

biologica, considerato a ragione il<br />

primo accordo globale per la conservazione<br />

e l’uso sostenibile della biodiversità<br />

che, entrata in vigore il 29 dicembre<br />

1993, fortunatamente ha avuto<br />

immediatamente un ampio e diffuso<br />

consenso.<br />

I tre principali obiettivi della Convenzione<br />

sono: la conservazione della<br />

biodiversità; l’uso sostenibile degli<br />

elementi della biodiversità; la distri-<br />

buzione equilibrata ed equa dei vantaggi<br />

e dei guadagni derivanti dall’uso<br />

delle risorse genetiche (Access and<br />

Benefit Sharing).<br />

Questa Convenzione è una pietra<br />

miliare nel diritto internazionale. Una<br />

scelta lungimirante e intelligente per-<br />

ché è la prima volta che la conservazione<br />

della diversità biologica viene<br />

riconosciuta come “esigenza comune<br />

dell’umanità” e parte integrante dello<br />

sviluppo. E soprattutto perché la Convenzione<br />

è vincolante e i paesi firmatari<br />

sono tenuti a recepirne le disposizioni.<br />

Nello stesso anno del vertice l’Assemblea<br />

generale delle Nazioni Unite<br />

ha istituito nel 1992 la Giornata Mondiale<br />

per l’Acqua, che si tiene il 22<br />

marzo di ogni anno. Nel 2010 si è deciso<br />

di dedicare la Giornata mondiale<br />

dell’acqua al tema della qualità delle<br />

acque.<br />

Alcuni dati sconvolgenti, diffusi<br />

dall’Onu, implicano una lotta davvero<br />

feroce contro la privatizzazione<br />

di questo bene primario: un bambino<br />

ogni 20 secondi muore per malattie<br />

collegate alla qualità dell’acqua;<br />

ci sono molte più persone che muoiono<br />

per l’acqua contaminata, che<br />

per qualsiasi altra forma di violenza,<br />

guerre incluse. “Acqua pulita per un<br />

mondo sano” è lo slogan scelto per<br />

l’edizione di quest’anno.<br />

Secondo l’Oms e l’Unicef, sono<br />

ancora 884 milioni le persone che non<br />

posso contare su un accesso ad un’acqua<br />

protetta da eventuali contaminazioni,<br />

mentre un 39 per cento, cioè 2,6<br />

miliardi, è priva di idonei servizi igienico<br />

sanitari. Questo accade soprattutto<br />

nell’Africa subsahariana e nell’Asia

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