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Bambini violenti che maltrattano<br />

i compagni sin dalle elementare<br />

inferiori, adolescenti che umiliano<br />

altri adolescenti (con i compagni che<br />

filmano tutto con il telefonino) già dalle<br />

elementari superiori, branchi di bulletti<br />

che si “calano” in centro per rubare nei<br />

supermercati alle medie, ragazzine e ragazzini<br />

di 15 anni che usano i gabinetti<br />

delle scuole per far quelle cose (magari<br />

facendosi “pagare” con una ricarica<br />

del cellulare) che i loro genitori (se lo<br />

fanno ancora) sono usi a praticare nella<br />

stanza da letto, giovinette di 17 anni che<br />

si mettono davanti alla telecamera del<br />

computer e vendono la loro nudità via<br />

internet, teen-agers che risolvono i problemi<br />

con coltelli e persino pistole, brutalità<br />

inaudite e addirittura omicidi tra<br />

minorenni. E poi la droga. La tremenda<br />

guida veloce, spesso in stato etilico.<br />

E quello smisurato desiderio di protagonismo<br />

che a quell’età troppo spesso fa<br />

rima con arroganza.<br />

Sono troppi i fenomeni di devianza<br />

comportamentale tra i giovani e i giovanissimi.<br />

Forse oggi se ne scrive più di<br />

venti o trent’anni fa, ma anche a tatto si<br />

avverte l’impressione che i sentieri solcati<br />

dai giovani di oggi sono marchiati<br />

da sangue, ingiurie ed offese molto più<br />

che in passato. Le pagine dei giornali ne<br />

sono traboccanti quotidianamente, con<br />

cronache di vandalismo e sadismo che a<br />

volte è difficile persino immaginare. E i<br />

genitori che hanno figli di quell’età devono<br />

convivere con la consapevolezza<br />

che magari un’uscita al cinema, in discoteca<br />

o in pizzeria troppo spesso può sfociare<br />

in una scazzottata, quando non in<br />

una pugnalata o in uno stupro. E quando<br />

ti rubano il telefonino e 10 euro (o 100<br />

kune) vuol dire che ti è andata bene.<br />

È di questo gravissimo fenomeno<br />

che si è occupata Giuliana Vitassovich,<br />

nata a Pola ma residente a Vicenza, nel<br />

suo saggio “Forme di trasgressione adolescenziali<br />

attuali: cause e rimedi” pubblicato<br />

sul sito Internet www.crimine.<br />

net. Giuliana studia a Padova Scienze<br />

criminologiche ed investigative e collabora<br />

con un istituto investigativo: in tv<br />

guarda i reality show “a livello sociologico,<br />

a parer mio hanno il loro perché.<br />

Sono rappresentazioni catastrofiche<br />

della società odierna”. Ed ha ragione.<br />

Il suo intervento sulla trasgressione<br />

adolescenziale parte dalla constatazione<br />

58 <strong>Panorama</strong><br />

JKL Il canto del disincanto<br />

Vitelloni violenti<br />

che nell’l’adolescenza “la trasformazione<br />

mentale avviene intorno ai 12 anni<br />

quando cambiano i rapporti fra pensiero<br />

ed emozioni attraverso una serie di adattamenti<br />

graduali nel tempo. È un momento<br />

di stravolgimento psichico che è<br />

indispensabile per raggiungere un nuovo<br />

equilibrio. Sarà la crisi che precede<br />

il progresso”. Ma con il progresso, iniziano<br />

i problemi, cioè la “crisi” nel suo<br />

signifcato di “cambiamento”. “A questo<br />

punto il bambino” scrive Giuliana Vitassovich,<br />

“vorrà sperimentare e realizzare<br />

le proprie fantasie. Le barriere, le imposizioni<br />

che prima accettava ora diventano<br />

ostacoli da superare perché già fantastica<br />

su ciò che vi può essere al di là. A<br />

volte l’adolescente crea un mondo tutto<br />

suo, elaborato dal suo pensiero, un mondo<br />

egocentrico che egli vuole imporre<br />

agli altri”. Il fatto è che “il crearsi un’illusione<br />

di un mondo corrispondente alle<br />

proprie idee può provocare una perdita<br />

di un corretto giudizio di realtà. Spesso<br />

l’adolescente non si adegua alla realtà<br />

ma al contrario prova a cambiarla. Spesso<br />

si convince di essere già al pari degli<br />

adulti o superiore ad essi e cerca in tutti<br />

i modi di dimostrare questa sua unicità<br />

attraverso il fervente perseguimento di<br />

ideali di qualsiasi tipo: politici, mistici,<br />

musicali ma anche criminali. Coloro che<br />

incappano nell’insuccesso in questo tentativo<br />

di imporsi, spesso sono vittime di<br />

depressioni e disagi”.<br />

Quali sono le cause del disagio?<br />

L’autrice le individua in fattori socioambientali<br />

(la precarietà economica, la<br />

disoccupazione, le condizioni abitative<br />

suburbane, spazi fatiscenti, luoghi di aggregazione<br />

spogli determinano un contesto<br />

socio-familiare carico d’ansia e di<br />

preoccupazione con frequenti dinamiche<br />

aggressive), in fattori psicologici e<br />

relazionali (il passaggio dall’infanzia<br />

all’età adulta esprime sempre una sofferenza<br />

psichica come risultato di una lotta<br />

tra il desiderio di andare avanti e quello<br />

di restare bambino) e in fattori educativo-affettivi<br />

(la solitudine, la frequente<br />

conflittualità generazionale). “Da questi<br />

fattori”, scrive la Vitassovich, “spesso in<br />

relazione fra loro, si determinano comportamenti<br />

a rischio” e individua ben 15<br />

forme di trasgressione, alcune delle quali<br />

sfociano in patologie vere e proprie: si<br />

va dal disadattamento generico al teppismo,<br />

al furto e al vandalismo, dalla violenza<br />

(qui, con il bullismo, entra prepotentemente<br />

in gioco il linguaggio del<br />

corpo) al tentato suicidio, dall’asociali-<br />

di Silvio Forza<br />

tà e depressione al linguaggio scurrile,<br />

dall’anoressia e bulimia alla droga (alcolismo<br />

e altre dipendenze), dalla propensione<br />

al rischio alla fobia della scuola.<br />

E poi ancora la fuga da casa, l’ansia<br />

e il delirio (crisi di rifiuto della realtà).<br />

Dunque siamo davanti ad un cattivo rapporto<br />

con se stessi, con i coetanei, con<br />

gli insegnanti, con i genitori e in genere<br />

con gli altri. E siccome “gli adolescenti<br />

non sono in grado di prevedere le conseguenze<br />

dei propri atti e di capire gli effetti<br />

emotivi e psicologici delle proprie gesta<br />

sulle altre persone” ecco allora che il<br />

disadattamento può sfociare in deliquenza<br />

e crimine.<br />

Quali i rimedi? “Le strategie preventive”<br />

, scrive Giuliana, “possono essere<br />

attuate nei contesti inerenti la realtà<br />

fattuale in cui l’individuo vive, tipo<br />

la scuola, in cui si dovrebbero portare<br />

avanti dei progetti in cui si devono addestrare<br />

i giovani a resistere alle pressioni<br />

del gruppo dei pari, immunizzarli contro<br />

i messaggi dei mass media, informare le<br />

famiglie sul fenomeno (...), rafforzare<br />

l’immagine del ragazzo e dare maggiori<br />

informazioni sugli effetti dannosi delle<br />

sostanze stupefacienti”, per giungere<br />

a ciò che il criminologo americano Travis<br />

Hirschi ha chiamato “controllo sociale”.<br />

Nella sua Teoria Hirschi ha osservato<br />

che “più che chiederci quali siano<br />

i fattori che determinano il passaggio<br />

all’atto criminale, dovremmo interrogarci<br />

su quali siano i motivi che impediscono<br />

la commissione di atti criminali”.<br />

Giuliana Vitassovich conclude che<br />

il controllo sociale informale si esercita<br />

tramite “l’attaccamento alla famiglia ed<br />

alle figure genitoriali, l’impegno in attività<br />

convenzionali, il coinvolgimento<br />

in attività ricreative e culturali, la convinzione<br />

della naturalità delle istituzioni<br />

del controllo”. Fatto salvo il fatto che la<br />

prevenzione, ma anche “la salvezza per<br />

qualsiasi devianza deve giungere dalla<br />

famiglia”. E, ovviamente, dalla scuola:<br />

il compito degli educatori deve essere<br />

quello di aiutare i ragazzi “a congiungere<br />

l’illusione e la ragione (il cuore e<br />

la mente) perché si possano formare la<br />

personalità, la dignità e la vitalità” e perché<br />

essi possano “adattare i loro valori<br />

astratti alle esigenze della società in<br />

cui vivono sviluppando l’attitudine alla<br />

cooperazione e alla solidarietà. In questo<br />

modo essi entrano in possesso di una<br />

propria personalità, cioè di un adeguato<br />

inserimento nella collettività umana”.<br />

C’è da pensarci su. E parecchio.●

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