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16 <strong>Panorama</strong><br />
Echi di storia<br />
A Santa Caterina, alle spalle di Fiume, gli impianti militari si presentano anc<br />
Chi dovevano fermare quelle fort<br />
di Franco Gottardi<br />
Per qualche inspiegabile motivo,<br />
negli anni Trenta, a Santa<br />
Caterina, sulle alture a nord<br />
dell’abitato di Fiume, vennero costruite<br />
diverse fortificazioni. Si trattava<br />
di grosse opere, soprattutto sotterranee,<br />
dalle quali emergevano le postazioni<br />
per i cannoni. La prima parte<br />
era rivolta verso il mare, forse per<br />
contrastare un ipotetico attacco navale<br />
o forse anche per cannoneggiare<br />
Sušak nel caso che le truppe jugoslave<br />
attaccassero Fiume attraverso il<br />
Ponte oppure attraverso il Delta. Verso<br />
sud-est invece, altre fortificazioni<br />
puntavano le bocche da fuoco verso<br />
l’entroterra jugoslavo. Nell’uno<br />
come nell’altro caso l’opera aveva<br />
ben poche giustificazioni: il confine<br />
segnato dall’Eneo era, dalla parte italiana,<br />
molto scosceso ed un assalto<br />
sarebbe stato meglio rintuzzabile da<br />
forze ed armi di fanteria. Proseguendo<br />
lungo le colline, seguendo il corso<br />
dell’Eneo, su un cucuzzolo vi era appostata<br />
una batteria alpina da 100/17.<br />
La sua collocazione sarebbe facile da<br />
individuare ancor oggi, dato che si<br />
trova esattamente a nord del laghetto<br />
di Drenova.<br />
Cercare di spiegare perché queste<br />
opere siano state fatte è ancor più difficile<br />
se si pensa che dalla parte volta<br />
verso l’Istria non vi era nessuna forti-<br />
La postazione d’artiglieria ripresa dall’interno. Non molto tempo fa il comitato<br />
locale di Brašćine-Pulac aveva organizzato una ricognizione all’interno<br />
delle strutture (le foto sono di Igor Kramarsich)<br />
ficazione. Invece proprio quella parte<br />
si sarebbe meglio prestata ad un assalto,<br />
dato che si trattava di zona pianeggiante<br />
o di basse colline. Anche<br />
la penetrazione dalla parte della Val<br />
Scurigne, sarebbe stata facile, eppure<br />
non vi era stata apprestata nessuna<br />
difesa particolare.<br />
Dopo l’8 settembre le fortificazioni<br />
vennero affidate a truppe della<br />
RSI inizialmente sistemate al bagno<br />
Quarnero, sul Molo Lungo (diga Cagni),<br />
ed armate di mitragliere contraeree<br />
da 20 mm. Dopo il primo bombardamento,<br />
constatata la loro totale<br />
inutilità, le truppe vennero spostate<br />
sulle fortificazioni volte verso il<br />
mare e poi, pochi mesi prima della<br />
fine del conflitto, su quelle che volgevano<br />
all’entroterra.<br />
Questi reparti costituivano un<br />
esercito raccogliticcio e con ben poca<br />
A distanza di sei decenni e mezzo dalla cessazione dell’impiego, grazie anche all’ottima ventilazione naturale,<br />
l’interno della ramificata struttura militare sotterranea è ancora molto ben conservato