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24 <strong>Panorama</strong><br />
Italiani nel mondo<br />
Serie di osservazioni di Eugenio Sangregorio sulle dichiarazioni di<br />
Il diritto di voto risponde alla log<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
In questi giorni continuano a circolare<br />
le più svariate opinioni<br />
sul tema degli italiani all’estero e<br />
dell’opportunità di riconoscere loro il<br />
diritto di voto. Mi hanno in particolar<br />
modo colpito le recenti dichiarazioni<br />
di Dino Nardi. Mi hanno colpito fondamentalmente<br />
perché lo stesso Nardi<br />
si autodefinisce uno “strenuo difensore<br />
del voto all’estero”. Eppure, il<br />
sig. Nardi condivide quanto sostenuto<br />
dall’on. Ugo Intini, il quale considera<br />
la Legge Tremaglia una legge “balorda”;<br />
o ancora, si chiede quali siano i<br />
motivi e la necessità che gli emigrati<br />
eleggano i propri parlamentari.<br />
A questa domanda che il sig. Nardi<br />
si pone, io rispondo facendogli<br />
presente che i motivi per i quali gli<br />
italiani oltre confine eleggono i propri<br />
parlamentari sono esattamente gli<br />
stessi per i quali gli italiani residenti<br />
in Patria scelgono i propri rappresentanti<br />
in Parlamento. Come in ogni<br />
Paese democratico, è naturale che sia<br />
il popolo ad eleggere i propri rappresentanti<br />
attraverso il suffragio universale,<br />
e per popolo si intendono tutti i<br />
cittadini (maggiorenni), a prescindere<br />
dal luogo di residenza. Su questo<br />
punto non c’è molto da discutere, anche<br />
perché è la stessa Costituzione a<br />
stabilire questo principio, in virtù del<br />
quale il diritto di voto è connesso allo<br />
status di cittadino. Quanto alla seconda<br />
domanda che il sig. Nardi si pone,<br />
ossia “come si potrebbe non essere<br />
d’accordo con quegli italiani residen-<br />
Eugenio Sangregorio<br />
ti in Italia che mai hanno compreso<br />
la necessità che gli emigrati debbano<br />
eleggere i loro parlamentari”, rispondo<br />
semplicemente facendo presente<br />
che il voto non è una questione utilitaristica<br />
o di convenienza. Il diritto<br />
di voto risponde alla logica della democrazia<br />
e non ha secondi fini, per<br />
cui non debbono essere ricercate le<br />
necessità che lo giustificano. Tutt’al<br />
più, se proprio dobbiamo parlare di<br />
necessità, sarebbe quella di preservare<br />
la democrazia nel nostro Paese.<br />
C’è chi ancora oggi continua a sostenere<br />
che gli italiani all’estero sono<br />
un peso per l’Italia e per il suo erario,<br />
sempre alla ricerca di assistenza<br />
e sussidi dallo Stato. Invece, la storia<br />
ci dimostra tutto il contrario, e chi<br />
ancora crede che i connazionali oltre<br />
confine siano un peso non ha capito<br />
nulla delle rimesse, del turismo di ritorno<br />
e della promozione e diffusione<br />
del Made in Italy.<br />
Le rimesse, infatti, sono state<br />
l’elemento di fondo della ricostruzione<br />
italiana e del miracolo economico<br />
del Paese, soprattutto nel secondo<br />
dopoguerra. Da un’analisi dei dati<br />
dell’Ufficio Italiano Cambi, si evince<br />
che già nel 1947 le rimesse degli italiani<br />
all’estero e inviate alle proprie<br />
famiglie rimaste in Patria ammontavano<br />
a più di 30 milioni di dollari.<br />
Nel 1949 ammontavano a circa<br />
90 milioni di dollari, e nel 1952 raggiunsero<br />
gli oltre 100 milioni di dollari.<br />
Questa cifra aumentò in maniera<br />
esponenziale negli anni successivi,<br />
con l’incremento dell’emigrazione.<br />
Pertanto, i sacrifici degli italiani<br />
emigrati contribuirono non solo alla<br />
diminuzione della disoccupazione<br />
e della situazione di miseria in cui<br />
era immersa l’Italia in quegli anni,<br />
ma furono anche strategici per la ricostruzione<br />
e la rinascita economica<br />
del Paese. Altro che peso per l’Italia<br />
e il suo erario!<br />
Un altro importante contributo<br />
degli italiani all’estero per l’economia<br />
del Paese è costituito dal turismo<br />
di rientro, ossia di quei connazionali<br />
che hanno stabilito la propria residenza<br />
all’estero ma che spesso ritornano<br />
in Italia in vacanza. Questo<br />
flusso turistico non deve essere sottovalutato,<br />
anche perché il settore del<br />
turismo è uno dei pilastri dell’economia<br />
italiana.<br />
Altrettanto rilevante è il ruolo degli<br />
italiani all’estero nella promozione<br />
e diffusione del Made in Italy.<br />
In primo luogo, gli emigrati italiani<br />
conservano e diffondono abitudini di<br />
consumo che vanno naturalmente ad<br />
accrescere la domanda di beni prodotti<br />
dalle aziende italiane (basti pensare<br />
ai prodotti alimentari, o ancora<br />
la moda e il design). Non a caso, nei<br />
Paesi esteri in cui è più forte la presenza<br />
della comunità italiana, maggiori<br />
sono le importazioni di prodotti<br />
italiani.<br />
Inoltre, le collettività italiane<br />
all’estero, oltre a diffondere l’italianità<br />
e consumare “all’italiana”, favoriscono<br />
l’esportazione del knowhow<br />
e della tecnologia italiana. Infat-