Riassunto Penco - Appunti Unict
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iduce solo al suo riferirsi all’oggetto: “I nomi propri del linguaggio naturale sono<br />
abbreviazioni di descrizioni definite”. I nomi quindi sono espedienti retorici utili per brevità,<br />
che di fatto abbreviano descrizioni (l’amico del dott. Watson e protagonista dei romanzi di<br />
Conan Doyle). Occorre distinguere tra:<br />
1) descrizioni definite, come il presidente degli USA, che valgono per chiunque soddisfi la<br />
proprietà. I normali nomi propri rientrano in questa categoria, in quanto abbreviazioni<br />
di descrizioni (arancia = agrume di colore arancione e forma tonda che cresce<br />
prevalentemente in zone calde)<br />
2) nomi logicamente propri, che si riferiscono direttamente ad oggetti, a prescindere dalle<br />
sue proprietà (conoscenza diretta)<br />
Si deve fare attenzione quindi ad utilizzare i nomi logicamente propri e non confonderli con le<br />
descrizioni. Non è la stessa cosa dire “Berlusconi è dissoluto “ e “il presidente del consiglio è<br />
dissoluto”, in quanto sottintendiamo esistenza e unicità dell’individuo, mentre ben sappiamo<br />
che non è l’unico presidente del consiglio nella storia d’Italia, ma lo è stato per un certo<br />
periodo.<br />
Affermando che “il re di Francia è calvo” vedremo che:<br />
1) per Frege l’enunciato non è né vero né falso, in quanto la Francia è una repubblica e<br />
non esiste re<br />
2) per Russell questo enunciato nasconda la sua vera forma logica sotto una forma<br />
grammaticale fuorviante, in quanto deve essere esplicito che: esiste almeno un<br />
individuo che è attuale re di Francia; esiste al massimo un individuo che è attuale re di<br />
Francia; questo individuo è calvo. Questo enunciato è falso, in quanto non essendoci un<br />
re, tutto l’enunciato è falso. Un problema: se “il re di Francia è calvo” è falso, allora “il re<br />
di Francia non è calvo” dovrebbe essere vera, ma non è così. Quindi Russell giunge alla<br />
conclusione che: tutti gli enunciati del linguaggio, compresi quelli con termini non<br />
denotanti, hanno sempre un valore di verità.<br />
3) Per Wittgenstein (del Tractatus) i nomi si danno solo nel contesto di un enunciato.<br />
Caratteristica del Tractatus è considerare l’enunciato come immagine della realtà, ed<br />
ha in comune con essa la forma logica. Rifiutando il “senso e riferimento” di Frege,<br />
Wittgenstein sostiene una tesi alternativa: “ i nomi si riferiscono a oggetti, senza alcuna<br />
mediazione cognitiva o concettuale”. A Wittgenstein interessava solo se la<br />
proposizione avesse o no un senso. I nomi sono segni semplici, atomi non<br />
ulteriormente scomponibili, e non dobbiamo temere che esistano o no. A cosa si<br />
riferiva parlando di segni semplici non lo spiega, delegando il compito agli scienziati.<br />
La forma logica di enunciati atomici (semplici) e composti è un punto fermo del<br />
Tractatus. Essa viene spesso travestita nel linguaggio comune e compito del logico e<br />
filoso è mostrare chiaramente la forma logica del linguaggio. Ad esempio il verbo<br />
essere è allo stesso tempo “copula”(ogni francese è gioviale), “identità” (Mario è il re) e<br />
“esistenza” (vi è almeno un francese). “L’enunciato mostra il suo senso, mostra come<br />
stanno le cose se è vero (mostra la condizioni a cui l’enunciato sarebbe vero) e dice che<br />
le cose stanno così”.<br />
Con l’analisi di Frege, Russell e Wittgenstein ci troviamo di fronte ad un contrasto di principio,<br />
basato su idee di fondo comuni. Come Frege, Russell distingue una forma grammaticale e una<br />
forma logica, riconosce che il linguaggio naturale è spesso ambiguo e fuorviante. Ma le due<br />
visioni su cosa sia la forma logica portano a due posizioni antagoniste:<br />
a) Frege: visione riformista o correttiva che sostiene che una parafrasi in forma logica<br />
mira a correggere il linguaggio naturale rendendolo meno ambiguo