Riassunto Penco - Appunti Unict
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intensionali ( intensione: insieme di proprietà condivide dall’oggetto ). Ma se per definire un<br />
linguaggio intensionale dobbiamo avere compreso il concetto di analiticità, e se è proprio<br />
quello che stiamo cercando di definire, il ragionamento non regge, diviene un circolo vizioso.<br />
Anche se questa critica di Quine ha riscosso diverse reazioni, ha lasciato comunque un segno<br />
indelebile: la dicotomia fondamentale della storia del pensiero filosofico viene messa in<br />
dubbio. Non si possono distinguere le proposizioni in due classi, ogni enunciato dipende dal<br />
linguaggio e dai fatti. Anche il rapporto tra filosofia e scienza è da rimettere in discussione (ai<br />
filosofi spettavano i compiti concettuali della verità analitica; agli scienziati il compito di<br />
scoprire le verità fattuali).<br />
Dopo aver posto di discussione il primo dogma, Quine si concentra sul secondo, affrontando la<br />
teoria verificazionista del significato (il significato di un enunciato è il suo metodo di verifica o<br />
conferma empirica). In pratica un enunciato è vero se è fattualmente verificabile.<br />
Quine riprende una tesi di Duhem: “l’unità di conferma empirica di una teoria non è il singolo<br />
enunciato, ma la teoria nella sua totalità”. Di conseguenza non è vero che il significato di un<br />
enunciato è la sua verifica empirica, data in isolamento da altri enunciati, come se ogni singolo<br />
enunciato avesse bisogno di una conferma empirica individuale. Ogni enunciato di una teoria<br />
scientifica dipende dagli altri, la teoria quindi è un insieme di enunciati che si sostengono tra<br />
loro.<br />
È come un campo di forze in cui tutto si collega. Un enunciato che si dovesse dimostrare falso<br />
non demolisce necessariamente tutta la teoria: riadattando gli altri enunciati si può salvarla.<br />
Anche se il linguaggio non è apparentemente simile ad una teoria scientifica, il concetto si può<br />
estendere anche ad esso, in quanto il linguaggio naturale è un modo di strutturare il mondo e<br />
contiene in sé una teoria implicita. Non solo la nostra conoscenza ma anche il significato dei<br />
nostri enunciati è dato da una rete di credenze, dove informazioni linguistiche concettuali,<br />
dati empirici e fattuali sono inestricabilmente connessi.<br />
Per olismo si intende quella posizione filosofica che insiste sulla dipendenza del significato<br />
delle singole parti dalla totalità del linguaggio. Citando il secondo Wittgenstein: “capire un<br />
enunciato significa capire il linguaggio”. Quine sviluppa le idee di un empirismo senza dogmi.<br />
Partendo da un esempio (quello di un esploratore che vuole imparare la lingua dei nativi)<br />
teorizza la traduzione radicale: una traduzione tra due lingue e culture che non hanno mai<br />
avuto contatti, per cui il traduttore ha come unica base per la traduzione la connessione tra<br />
espressioni verbali e comportamenti osservabili. Per verificare l’apprendimento si riferisce<br />
alle reazioni di assenso e dissenso dei nativi (che assentiranno se indicando un oggetto dirà la<br />
parola adatta o dissentiranno in caso contrario). Questa traduzione è però indeterminata:<br />
Indeterminatezza della traduzione: possono esservi diverse traduzioni, compatibili con i<br />
dati empirici ma incompatibili tra loro.<br />
Ogni traduzione è relativa allo schema concettuale usato dal traduttore nell’analizzare il<br />
linguaggio nativo. Il comportamento di assenso/dissenso non è sufficiente a discriminare la<br />
differenza di traduzione. Quindi non esiste una traduzione giusta e perfetta. Una restrizione<br />
all’indeterminatezza della traduzione nasce dall’idea che non è facile che la gente proferisca<br />
asserzioni palesemente false: se un manuale fa tradurre troppe frasi in un modo sbagliato,<br />
non è la gente che mente ma il manuale forse non va... Secondo il principio di carità, bisogna<br />
scegliere la traduzione che rende vero il maggior numero possibile di asserzioni del nativo.<br />
Quine rifiuta il riduzionismo neopositivista ma non significa che abbandoni l’empirismo e la<br />
ricerca di ridurre analisi semantica e scientifica. Come spiega l’associazione tra espressioni<br />
linguistiche e stimoli condivisi? Tre sono i livelli di spiegazione semantica: mentalista