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Riassunto Penco - Appunti Unict

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qualcosa di oggettivo e non dipendente dai processi mentali con cui lo affettiamo. Anche per<br />

Frege molto dipende dalle intenzioni del parlante: la scelta delle espressioni linguistiche che<br />

esprimono un certo senso e la scelta del tono con cui far capire contenuti non asseriti ma<br />

tacitamente intesi.<br />

La teoria del significato incentrata sull’attenzione si oppone al paradigma classico di Frege.<br />

Grice sviluppa altri due aspetti della visione di Frege:<br />

l’idea dei connettivi logici e del loro funzionamento logico: studiando i connettivi logici e<br />

le loro definizioni in logica si nota che spesso queste definizioni non corrispondono al modo in<br />

cui i connettivi vengono usati nel linguaggio quotidiano. Grice, come del resto il giovane<br />

Wittgenstein, attribuisce la colpa di tutto ciò all’inadeguatezza della nostra comprensione del<br />

linguaggio quotidiano. Come Wittgenstein del resto potrebbe affermare che il linguaggi è in<br />

ordine così com’è, ma le tacite intese che rendono facile la comprensione ai parlanti sono<br />

enormemente complicate. Le deviazioni dall’uso standard dei connettivi logici dipendono<br />

dalle regole della conversazione comune, compito del filosofo del linguaggio è individuare<br />

queste regole implicite.<br />

il concetto di tono e di contenuto implicito in ciò che viene detto: il tono rivela ciò che si<br />

intende, anche se non esplicitamente detto. Frege distingue tra ciò che un parlante dice e ciò<br />

che intende. Grice analizza il funzionamento della conversazione, ideando il concetto di<br />

“implicatura” (ciò che è implicito): non quello che viene detto (esplicito o significato letterale)<br />

ma quello che viene fatto intendere (implicito o significato inteso). L’implicito viene colto<br />

attraverso una derivazione o implicatura, che può essere di tipo convenzionale se ciò che<br />

non viene detto viene fatto intendere utilizzando le convenzioni linguistiche o<br />

conversazionale se si utilizza il contesto della conversazione. Esempio di implicatura<br />

convenzionale: “è povero ma onesto” fa intendere con il “ma” che di solito i poveri non sono<br />

proprio onesti o che la povertà potrebbe essere movente per azioni disoneste. Per<br />

comprendere il concetto di implicatura conversazionale bisogna ricordare che la<br />

conversazione segue certe regole, principi generali che sottintendono a ogni conversazione,<br />

denominati “principio di cooperazione”: conforma il tuo contributo conversazionale a quanto<br />

è richiesto dall’intento comune, nel momento in cui avviene. Per Grice, questo è un principio<br />

normativo, a cui tutti i parlanti devono sottostare.<br />

Apparenti violazioni del principio possono essere interpretate in modo da salvare la<br />

razionalità del parlante (principio di carità o benevolenza di Quine e Davidson, secondo cui<br />

occorre interpretare i proferimenti de proprio interlocutore in modo da massimizzare la<br />

razionalità o sensatezza. Le eventuali espressioni apparentemente irrazionali vanno<br />

reinterpretate alla luce del contributo che il proferimento potrebbe portare alla<br />

conversazione.) Il principio di cooperazione di Grice e il principio di benevolenza sono<br />

dunque simmetrici e complementari. Il primo dice come dovrebbe comportarsi un parlante,<br />

l’altro come l’ascoltatore dovrebbe interpretare il parlante. Il principio di Grice può essere<br />

letto in veste descrittiva: la conversazione è un’azione collettiva che funziona in un certo<br />

modo, seguendo certe regole. O anche in veste costitutiva: per esserci dialogo deve esserci<br />

cooperazione. Come diceva Aristotele: “se una persona non segue il principio di razionalità e<br />

al contempo parla con te, è come se fosse una pianta: non è possibile conversare con lei”.<br />

Richiamandosi a Kant (se tutti dicessero il falso non sarebbe possibile alcuna conversazione),<br />

Grice presenta alcune “massime della conversazione”:<br />

1) quantità: dare un contributo tanto informativo quanto richiesto<br />

2) qualità: non dire ciò che ritieni falso o ciò di cui non hai prove adeguate<br />

3) relazione: sii pertinente<br />

4) modo: sii chiaro (evitare oscurità e ambiguità inutili)

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