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Riassunto Penco - Appunti Unict

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Cosa caratterizza i performativi? Generalizzando il concetto fregeano di senso/forza, Austin<br />

teorizza la forza illocutoria, ovvero : ogni proferimento linguistico è un’azione, un atto<br />

linguistico totale e ogni atto è caratterizzato da una certa forza. Usare il linguaggio è un’azione<br />

che contiene sia aspetti constantivi che performativi.<br />

Austin propone quindi una teoria dell’azione linguistica che vuole essere una generalizzazione<br />

delle teorie del linguaggio di Frege e dei linguisti.<br />

L’azione linguistica di Austin nel suo complesso è riassumibile come segue:<br />

atto locutorio<br />

(atto di dire qualcosa)<br />

Atto illocutorio<br />

(atto che si compie nel dire qualcosa)<br />

Atto perlocutorio<br />

(atto che si compie col dire qualcosa)<br />

Definito fondamentalmente dagli aspetti fonetici,<br />

sintattici e semantici. Esempio:<br />

“egli mi ha detto sparale!” l’aspetto fonetico è il<br />

suono con cui si emette l’enunciato, il sintattico è<br />

l’aspetto grammaticale (seconda persona<br />

imperativo e pronome femminile in forma<br />

contratta), l’aspetto semantico individua il senso<br />

e il riferimento delle espressioni “tu” (sottinteso)<br />

“sparare” e “lei”<br />

È l’espressione della forza illocutoria:<br />

“egli mi ha ordinato di spararle”<br />

l’atto è caratterizzato dalla forza convenzionale<br />

con cui è emesso l’enunciato, può essere un<br />

ordine (a seconda della gerarchia) o un<br />

suggerimento o consiglio.<br />

Riguarda le conseguenze non convenzionali che si<br />

ottengono con il dire qualcosa:<br />

“egli mi ha persuaso a spararle”<br />

l’azione ha l’effetto di convincere qualcuno a<br />

sparare.<br />

La definizione di atto perlocutorio da parte di Austin non è stata del tutto chiara e non ha<br />

avuto molti sviluppi, se non indirettamente nelle teorie di Grice.<br />

Per quanto riguarda l’atto illocutorio, esso riguarda soprattutto gli aspetto convenzionali del<br />

tipo di proferimento e per esso valgono le restrizioni (le condizioni di felicità) degli atti<br />

performativi.<br />

La teoria di Austin ha avuto influenza su Searle, nella sua ripresa della teoria degli atti<br />

linguistici. Searle analizza un problema che sembra essere un controesempio alla teoria<br />

austiniana della forza illocutoria convenzionale. Domande come ”mi passi il sale?” non<br />

richiedono una risposta diretta alla domanda. Se rispondiamo “si” non rispondiamo<br />

appropriatamente. Che tipo di forza hanno queste domande? Per Searle tali domande<br />

costituiscono atti linguistici indiretti e comportano una forza indiretta. Esse forniscono una<br />

condizione preparatoria per poter svolgere un’azione: prima di passare il sale occorre essere<br />

in grado di farlo. “senza chiedere direttamente di svolgere l’azione, gli atti linguistici indiretti<br />

lo suggeriscono implicitamente e indirettamente”.<br />

Esiste comunque un aspetto diretto nell’atto linguistico indiretto, solo nella negazione: è<br />

possibile rispondere “no”, aggiungendo una giustificazione.<br />

Resta il problema di dare una classificazione degli atti linguistici. Austin propone una<br />

classificazione basata sui performativi espliciti, cioè sui verbi alla prima persona singolare.<br />

Searle propone una diversa classificazione che si basa sulla ricerca di criteri espliciti e rifiuta<br />

il tentativo di Austin in quanto troppo intuitivo e privo di un criterio ordinatore.

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