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italiano è libero perché, nell’ambito delle leggi del regime, esercita funzioni di<br />

controllo, di critica, di propulsione. Io considero il giornalismo italiano fascista<br />

come un’ orchestra. Il la è comune. E questo la non è dato dal governo<br />

attraverso i suoi uffici stampa, è un la che il giornalismo fascista dà a se<br />

stesso. Egli sa come servire il regime. Egli lo ha nella sua coscienza. Mi<br />

auguro che, quando vi convocherò nuovamente io sarò <strong>in</strong> grado di constatare<br />

che avete sempre più fermamente servito la causa della rivoluzione” 2 .<br />

Parole confuse ma con una forte carica ideologica, contenenti un<br />

messaggio preciso: la stampa, da quel momento <strong>in</strong> poi, ha<br />

term<strong>in</strong>ato di essere libera. Un decreto legge poi penserà a mettere<br />

paletti dappertutto e per tutti. Ai Prefetti sono assegnati poteri<br />

straord<strong>in</strong>ari che permettono loro di fermare qualsiasi tipo di<br />

pubblicazione che <strong>in</strong>tralci, attacchi, o disturbi la dittatura fascista.<br />

Si re<strong>in</strong>troduce il sequestro, senza che sia necessaria alcun tipo di<br />

autorizzazione, si torna, di fatto, a una situazione antecedente lo<br />

Statuto Albert<strong>in</strong>o. Così l’articolo 21 comma 4:<br />

“ Quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo <strong>in</strong>tervento<br />

dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito<br />

da ufficiali di polizia giudiziaria”.<br />

Entro l’anno 1939 il regime sfornerà ben 68 leggi speciali sulla<br />

stampa. L’Italia ripiomba cosi nella non libertà di parola e di<br />

pensiero. Sempre nell’ambito delle riforme fasciste troviamo<br />

l’istituzione dell’albo professionale dei giornalisti 3 (ancora<br />

esistente, ma con pr<strong>in</strong>cipi ideologici differenti) che regolamentava,<br />

ma, di fatto, limitava l’accesso alla professione. Condizione<br />

necessaria per esercitare la professione era l’iscrizione al partito<br />

fascista. Mettendo a confronto i due decreti leggi, quello fascista e<br />

quello repubblicano attualmente vigente, vediamo come il<br />

legislatore del 1963 ha copiato il legislatore fascista, limitandosi a<br />

tagliare le parti <strong>in</strong> cui comparivano le parole “fascista” e “regime”.<br />

Caduto il regime fascista, nel 1947, alla Costituente, si dovevano<br />

del<strong>in</strong>eare le nuove l<strong>in</strong>ee guida <strong>in</strong> fatto di libertà di espressione. Il<br />

dibattito fu lungo, <strong>in</strong> gioco c’era una questione fondamentale:<br />

8<br />

2 Discorso di Benito Mussol<strong>in</strong>i ai settanta direttori dei quotidiani<br />

italiani. Palazzo Chigi, 10 Ottobre 1928.<br />

3 L’albo dei giornalisti fu <strong>in</strong>trodotto con la legge n.2307 del 31<br />

Dicembre 1925, e regolamentato con il Regio Decreto del 26<br />

Febbraio 1928. Art,4 “l’albo dei giornalisti e composto di tre<br />

elenchi, uno dei professionisti, l’altro dei praticanti, il terzo dei<br />

pubblicisti”

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