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<strong>in</strong>dividuale. Nel suo testo “L’<strong>in</strong>telligenza collettiva”, pubblicato nel<br />
1995 Lévy apre uno squarcio sulla dimensione che vede possibile<br />
una coord<strong>in</strong>azione <strong>in</strong>tellettuale tra più <strong>in</strong>dividui, supportata dalle<br />
tecniche digitali e dalle <strong>in</strong>frastrutture, delle allora nascenti,<br />
autostrade dell’<strong>in</strong>formazione. Per il periodo storico <strong>in</strong> cui si<br />
sviluppava questo testo fu di portata rivoluzionaria, uno<br />
spartiacque nel modo di <strong>in</strong>tendere la comunicazione tra le persone.<br />
La riflessione di Lévy parte da una dichiarazione prelim<strong>in</strong>are -<br />
“Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede<br />
nell’umanità” 19 . Notoriamente l’uomo, nella sua evoluzione ha<br />
attraversato vari spazi: lo spazio della terra, lo spazio del territorio,<br />
lo spazio della merce, e adesso, nel Ventunesimo secolo, l’umanità<br />
sta attraversano un nuovo tipo di spazio, quello del sapere. Gli<br />
spazi non sono da <strong>in</strong>tendersi come epoche a se stanti, ma come<br />
degli strati che si sedimentano uno sull’altro, che coesistono anche<br />
se si sono sviluppati <strong>in</strong> periodi storici differenti 20 .<br />
Centrale nel nuovo spazio del sapere è il legame sociale. Va re<strong>in</strong>ventato,<br />
vanno riscritte le norme che regolamentano le relazioni<br />
tra gli <strong>in</strong>dividui. Compito pr<strong>in</strong>cipale è quello dello scambio delle<br />
conoscenze attuabile attraverso l’<strong>in</strong>segnamento reciproco, la<br />
s<strong>in</strong>ergia delle competenze, dell’immag<strong>in</strong>azione e, appunto,<br />
dell’<strong>in</strong>telligenza collettiva. Intelligenza come un operare di comune<br />
<strong>in</strong>tesa per ottenere uno scopo comune. Nessuna persona<br />
padroneggia tutte le conoscenze, ma solo una parte, altre <strong>in</strong>vece<br />
conosceranno ciò che l’altra persona non sa. Dato che i rispettivi<br />
ambiti di competenza non co<strong>in</strong>cidono, l’altro rappresenta, qu<strong>in</strong>di,<br />
una risorsa, una possibile fonte d’arricchimento, e viceversa.<br />
Ma quella che si vuol proporre non è una semplice somma di<br />
conoscenze, si vuol proporre <strong>in</strong>segnamento forte, si vuol superare<br />
le barriere dell’<strong>in</strong>comunicabilità e rendere l’altro, oltre che fonte di<br />
nuova conoscenza, un soggetto desiderabile e non<br />
<strong>in</strong>terscambiabile, si viene così a sviluppare un’identità dei sapere.<br />
Ma cos’è l’<strong>in</strong>telligenza collettiva? “E’ un’<strong>in</strong>telligenza distribuita<br />
ovunque, cont<strong>in</strong>uamente valorizzata, coord<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> tempo reale, che porta ad<br />
una mobilitazione effettiva delle competenze” 21 .<br />
34<br />
19 P. Lévy, L’<strong>in</strong>telligenza collettiva, pag. 20, Feltr<strong>in</strong>elli, Milano, 2002<br />
20 Cfr. P. Lévy, L’<strong>in</strong>telligenza collettiva, Feltr<strong>in</strong>elli, Milano, 2002<br />
21 P. Lévy, L’<strong>in</strong>telligenza collettiva, pag.34, Saggi Universale<br />
Economica Feltr<strong>in</strong>elli, settembre 2002