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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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fratelli, affidatigli dalla Provvidenza... Pertanto, “Benissimo!”, si dice a bassa voce e con cuor<br />

sereno si dispone ad andare a letto. Ma prima, apprensivo com’è, un’ultima occhiata alla chiesetta...<br />

Lì, l’ombre che sguscian fuori dai lumini danno complicità misteriose ovunque e dipingon sui<br />

muri e nelle nicchie guizzi di chiaroscuri come per invisibili passaggi. L’odore intenso dei fiori e<br />

dell’incenso, nonché l’acre, esile fumo che s’innalza dalla candela grande creano un’atmosfera<br />

olfattiva, velata appena appena: un sacrale rifugio, fuori dal mondo... Don Raffaele, compunto,<br />

prima di tornare indietro sui suoi passi, sosta un attimo presso la statua della Santa, quasi a farle un<br />

tacito rendiconto, indi recita un requiem per sua madre morta, che si chiamava Lucia. Ha veramente<br />

sonno. Si dice: “Tutto è stato preparato per il meglio, quindi posso andare, con l’aiuto del Signore, a<br />

riposare. Domani, se non ci saranno nuvole, apparirà presto l’alba e bisognerà suonare il mattutino<br />

ed accendere tutte le candele”.<br />

Tuttavia, malgrado la coscienza ben a posto, si sente dentro una certa ansietà e un lieve,<br />

indistinto senso di apprensione. Indugia e quasi gli sembra di udire un vago non so ché<br />

d’indefinibile e scricchiolii, frusciii...<br />

“...Ma no!”, esclama. Vuol ritornare in chiesa con l’idea di fermarsi a pregare con gran<br />

raccoglimento e leggere ancora qualche pagina del breviario.<br />

Fa lesto la breve scaletta che collega la sua minuscola dimora, da un lato con la sacrestia,<br />

dall’altro, passando dietro l’altare, con la chiesetta. Nello stretto pianerottolo quasi uno sbuffo di<br />

aria gelata l’investe: si ferma interdetto, non immaginando da dove possa venire. Avanza incuriosito<br />

e timoroso, guardandosi in giro nella semioscurità.<br />

Ascolta ed ha l’impressione, ora in maniera più nitida ed intelligibile, che da fuori, dalla piccola<br />

piazzetta, laddove sbucano due stradelle, giunga il rumore di passi, forse affrettati, forse addirittura<br />

in corsa!...<br />

Sussulta e fa qualche passo a destra e a manca, indi si accorge che la porta esterna è socchiusa...<br />

Ora è veramente perplesso, perché è proprio sicuro che quella specie di portoncino d’ingresso era<br />

stato chiuso: vi aveva provveduto egli stesso, dal momento che Giorgino Chiodo, il sagrestano, si<br />

era ammalato.<br />

In verità la porta, di solito, non viene proprio chiusa a chiave poiché la casa del Signore non deve<br />

mai essere serrata per nessuno, tuttavia ricorda d’aver ben fatto scattare il chiavistello. Essendo già<br />

notte, una di quelle notti buie e gelate, in cui un freddo tagliente discende giù dai monti assieme ai<br />

lupi, don Raffaele ha diligentemente sistemato il saliscendi in maniera che una violenta ventata non<br />

possa spalancare quell’uscio.<br />

Perciò è preoccupato, poiché sa che ad aprirla deve essere stata una forte spallata... Pertanto si<br />

muove spedito per rinnovare la chiusura notturna. Lo fa, in verità con un certo ansioso timore e<br />

anzi, sporge appena una punta di naso, inquieto.<br />

La piazzetta su cui si affaccia la chiesa, una conchetta recintata su due lati dai muri angusti di<br />

vecchie case e dall’altro dalla strada grande che dopo bivia a destra verso la scuola, è deserta. Un<br />

raggio tremulo di una lunella sottile che si appunta sul monte Pistone, dà un chiarore lattiginoso,<br />

qual lume in estinzione. Fa un freddo mozzafiato e il silenzio ovattato della notte, che alita<br />

misteriose presenze, lo fa subito desistere.<br />

Lontanissimo, quasi che l’eco, rotolando da uscio ad uscio, perda frazioni di suono, ode il latrato<br />

di un cane: ma una ventata di tramontana, che è un mulinello di sibili intermittenti, straccia<br />

quell’abbaiare roco e lo disperde nella bocca nera della notte...<br />

Don Raffaele ha un brivido e lesto lesto, va all’altare minore, dove è in grande evidenza la statua<br />

della Santa, circondata da fiori di stoffa che faceva così bene la sua povera mamma, assai devota<br />

alla protettrice degli occhi...<br />

Ma ecco che colà nota, sul piccolo inginocchiatoio di legno scuro, un fagottino.<br />

Strabilia e, chinandosi, tenta di capir cosa sia... Incredibile!... Dal mucchietto di stracci si eleva<br />

un gutturale chiocciolio, tra pianto e respiro lamentoso e poi, improvvisamente un flebile vagito...<br />

Don Raffaele è duro per lo stupore e, per l’agitazione, si fa paonazzo!

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