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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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...Da allora molte corolle han riso il loro risveglio e molte foglie han donato al piffero malevolo<br />

di bigi autunni la lor veste scricchiolante di un giallo stinto... E il tempo sulla sua bilancia ha pesato<br />

stagioni e stagioni...<br />

...Anni dopo...<br />

15 Giugno: Elena e Mario, sposi... I miei genitori!<br />

...Pagina di un diario altrui, scritta con la penna della rondine ciarliera...<br />

Monasterace, il sole, una chiesetta e una favola d’amore... Fecero presenza le spighe d’oro, i fiori<br />

e i pampini dell’uva già sugosa, al matrimonio...<br />

Furon confetti le nuvole rosate, e testimone un velo... La melodia nuziale fu suonata dalla<br />

campana con note argentine e da due - sì - soli nel vento...<br />

...Qual labile paesaggio sulla faccia di una luna d’inverno fu tessuta la tela<br />

IMMACOLATA...<br />

...L’avevano sposata che ancora non aveva compiuto sedici anni: sì, sposata per come si usava<br />

allora, sposata per procura.<br />

Ovviamente, Immacolata non aveva mai visto lo sposo, poiché questi viveva in Australia, dove<br />

suo padre era emigrato per cercar fortuna. E, poiché pareva che il vecchio la fortuna l’avesse<br />

trovata, aveva chiamato seco i suoi tre figli grandi. La moglie Anna, le tre figlie femmine e i due<br />

gemelli piccoli erano rimasti al paese.<br />

Poi, con la febbre spagnola che risparmiava solo pochi, Annina Carone era morta e con lei i<br />

gemelli. Due femmine erano andate a servizio a Reggio e Mena, l’ultima, un po’ zoppa, era rimasta<br />

a servire lo zio arciprete.<br />

Immacolata la conosceva appena, ma quando si incontravano in chiesa, alla messa o alle funzioni<br />

serotine, la salutava sempre con timida riverenza.<br />

Il matrimonio tra lei e Gaspare Carone era stato combinato da don Arcangelo che era il<br />

fratellastro del padre dello sposo.<br />

Immacolata era molto bella e sapeva fare tutto, sia in casa che nei campi, perché era la grande di<br />

cinque sorelle tutte femmine, cinque pesanti bocche da sfamare, come diceva sempre, tristemente, il<br />

padre don Tomasi che faceva il carbonaio. Però, anche se la ragazza era tanto bella e virtuosa,<br />

capace di far tutto, bisognava che avesse un discreto corredo, per come voleva don Arcangelo.<br />

Così Immacolata dopo aver pulito in quel buco di basso dove anche l’aria era poca, ed essere<br />

andata a raccogliere ulive e ogni altro prodotto dei campi (altrui) per qualche centesimo di<br />

compenso, la notte stava su, al fioco lume della lucerna a ricamare. Con ago e filo colorato<br />

s’ingegnava a creare splendidi fiori per la biancheria e il corredo delle due figlie del farmacista.<br />

Così, assieme a qualche soldo, otteneva alcuni pezzi di tela avanzati: ricamatrice provetta, si

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