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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Continua così la degustazione, alternando a moderati plausi per la squisitezza dei cannoli “alla<br />

cioccolata”, esecrazioni (“Orrore! Lo racconterò in ditta!”) per la barbarie meridionale di mangiare<br />

il sangue, il sangue del maiale che al sud viene chiamato Sanguinaccio...<br />

...Gente entra, gente esce...<br />

I tre sono alla cassa per pagare.<br />

Allora la padrona, fissando il gruppetto degli intellettuali transpadani in ghiotto ozio preserale,<br />

con quei suoi occhi ironici e intelligenti carichi di lampi di un’irrisione divertita, domanda col più<br />

dolce dei suoi sorrisi: “Allora, son piaciuti i nostri cannoli... al sanguinaccio?!”.<br />

...<br />

Pagina di diario-ieri: Catanzaro, 195...<br />

...Ma no! ...Pagina di diario ancora troppo spesso oggi...<br />

...Ghiaccio per lupi e<br />

LUPI DI GHIACCIO...<br />

Stasera il vento è un violino demente che impartisce acuti stridii e risate sottili agli ontani che fan<br />

da un lato barriera al torrente pietroso.<br />

Mentre l’aria si veste di bruni sempre più intensi e una lunga serie di ombre sfumate par sgorgare<br />

dalla corsa ruggente dell’acqua, lontana lontana, strappata dai fischi taglienti del vento, la campana<br />

della chiesetta invita al sonno e alla preghiera...<br />

Nell’acqua della fiumara, che spumeggia schiocchi di suoni fondi e un lungo ansare, roco e<br />

fremente, si tuffa tramontana. Le ventate gelide sono il respiro della montagna che, minacciosa e<br />

cupa, serra nel suo grembo sassoso cespugli di case arroccate qua e là: dalle finestrelle, qual piccoli<br />

occhi non ancora chiusi dalle dita del sonno, i radi lumini spiano nel cielo la prima stella...<br />

Scarmigliata tramontana corre giù per quei balzi e nelle forre fischia e sibila rabbia, indi, i nodosi<br />

tronchi degli abeti scudiscia con la frusta a sette code... Poi, nella Grotta dell’Incappucciato geme<br />

digradar di corse e danza mulinelli.<br />

Lontanissimo, su dove l’abetaia fa cattedrale di neve e stelle, un lupo vecchio e scarno, il<br />

solitario, che ha lasciato il branco perché la falce argentea della luna gli ha mostrato la Zanna Nera<br />

della Morte a lui vicinissima, ulula fame e attende.<br />

Attorno, tra scricchiolii di rami secchi e voli improvvisi, dissolvenze di richiami senz’eco<br />

rivelano misteriose presenze.<br />

Forse colà i silenzi hanno orecchie medianiche: sui picchi innevati, tra altalenarsi di massicci<br />

scoscesi, nei fossati dalle pareti dirupate, scavati dall’acqua, sulle frane o nei burroni, spesso<br />

occupati da cespugli irti d’un verde bruno, s’ode la zampogna di Castilio ninnare i lupacchiotti...

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