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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Nella faggeta il barbagianni, qual re dell’ombra, irride l’allocco senza piumaggio in testa e<br />

squarcia la mezzanotte con il suo lugubre grido roco e indovino dell’umana età.<br />

Un po’ più a valle, aghi di neve dura forano i tetti e le stradine che, qual maglie di ragnatela,<br />

congiungono gli usci...<br />

All’alba dell’antivigilia di Natale bussa ad ogni porta, con terrore e raccapriccio la terribile<br />

scoperta: si è bruciato il fienile dove ha dormito proprio quella notte Filippo Greco. Chi è accorso<br />

vedendo le fiamme sino alla vicina cascina, ha trovato l’uomo contorto e arrostito come un capretto,<br />

coi piedi legati ad un anello... Ammazzato, forse...<br />

Tutto il paese è un urlo di orrore e di spavento che resta murato nelle bocche serrate, dentro gli<br />

occhi di chi suppone o addirittura sa, ma non parla.<br />

Il maresciallo, freddo e spietato, arresta senza pietà e col frustino cerca confessioni. Ma questa<br />

volta le lingue son di pietra, anche se nella stanza dove il maresciallo interroga colano sangue...<br />

Per ciò in paese, anche se l’antica, diffidente riservatezza dà ai volti scultorea inespressività, gli<br />

occhi scuri e vigili di tutti esplodono lampi di odio represso che cova in silenzio la vendetta.<br />

Questo ben sa il Fucile, tutore dell’ordine (coatto), ma, sicuro del suo nefasto potere e del suo<br />

privilegio vincente, se ne fa beffe e con strafottente, esplicita sfida, lo ignora.<br />

Così, mentre dai camini fumanti, l’anno, nano decrepito, carico di ataviche miserie, di chiodi<br />

d’odio e di qualche breve falena di sorriso, corre a morir tra i monti, i giorni passano lenti, portando<br />

seco la benda nera del sospetto. Sulle tegole vecchie, spolverate da un candido sfarinio di neve pesa<br />

l’ombra di un dubbio, di un’accusa, anche se un silenzio spaventato fa da inviolabile lucchetto,<br />

poiché ciascuno teme il marchio di una colpa pur non commessa.<br />

In questo stato di latente angoscia, anche le rituali visite di lutto a casa della vedova, donna<br />

Filomena, si fanno rare.<br />

La donna, apparentemente vedova inconsolabile, se ne sta raggomitolata in nere gramaglie, con<br />

il viso bello e chiuso, di un pallor malato totalmente coperto dal velo pesante, pur esso nero.<br />

Non piange e non risponde a nessuno, immobile accanto a quel fuoco spento... Sembra volere<br />

interpretare una tragica divinità degl’inferi, o forse, una delle tre Parche, la più crudele, quella che<br />

taglia il filo della vita...<br />

In quanto al maresciallo Fucile è una iena, più del solito!<br />

Anche il giorno di Natale i suoi occhi da rospo, scodellati su quella faccia piatta e larga, con un<br />

luccichio sardonico e spiritato puntano tutti sospettosamente.<br />

Alla vedova Greco nessuna visita, diurna, almeno, ché, tanto, egli continua ad interrogarla nella<br />

stanza del Municipio, suo quartier generale: il bugigattolo al piano terra, una stufetta a carbone e<br />

una scrivania ingombra di carte è la stanza dell’Inquisizione, ove ognuno ha terrore ad entrare...<br />

Se poi nella complicità delle tenebre continui... l’interrogatorio, nessuno sa: gli usci sono<br />

sprangati come mai e le finestrelle cieche!...<br />

Nella notte d’inchiostro i piccoli fanalini delle stelle, miopi e avulsi dalla polvere e dalla<br />

fuliggine paesana, in quello sgocciolio di dicembre vedono solamente il lungo sopore gelato dei<br />

boschi che, carichi di neve, fan da bianco colletto alle montagne...<br />

Ed ancora, ecco la notizia!...<br />

Viene arrestata Filomena Greco, la moglie del fattore ammazzato così barbaramente. Confessa di<br />

aver assassinato lei il marito, per gelosia, perché stava sempre appresso a Rosinella Sacco, tanto che<br />

quella, a cui già il maresciallo aveva fatto arrestare il fratello, possibile esecutore dell’orrendo rogo<br />

omicida, se ne è andata a Roccella, a servire dal farmacista...<br />

Così Filomena Greco viene portata nel carcere di Locri.<br />

Segue il processo. In tanti vanno anche sui muli al tribunale, arsi da una morbosa curiosità.<br />

Lei, occhi bassi e il velo nero, nero di lutto, sceso quasi sulla bocca, tace e pare una statua di<br />

pietra. Altro che l’avvenenza superba e procace che con arroganza e disprezzo aveva verso tutte le<br />

altre donne del paese!...<br />

Ora tace e di traverso, di sotto il velo, come una bestia presa in tagliola lancia lampi di paura e di<br />

furiosa rabbia.

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