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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Carmelina, Ciccio, Rocco, Natale e Maria tacciono compunti, con i visini di bimbi vecchi privi<br />

di sorrisi e d’interessi. Lucietta e Rosa, gli occhi lucenti e scuri fissi sui grani che la maestra serra<br />

tra le dita ossute, paiono passerotti infreddoliti, fermi sul ramo secco...<br />

Ma ecco che da sotto l’asse sconnessa del pavimento salta su una gallina dietro la porta,<br />

sgangherata e sghemba per la troppa umidità, grugnisce un maialino.<br />

Guizza un riso furbetto negli occhi di Lucietta, la figlia di Peppe Surice, il campanaro. Maria che<br />

si mangiucchia un’unghia le allunga una pedata. Rocco tossisce che quasi par gli si spacchi il<br />

minuscolo torace.<br />

Donna Vincenzina, la maestra del paese (nessun titolo di studi, ma ha imparato dalle monache a<br />

leggere e a lavorare a maglia) sospira tragica e poi con quella sua voce cavernosa e insieme<br />

chioccia, ordina stancamente: “Maria, pigghija u libbru e fai leiiri”.<br />

Ciccio, il più piccolo, un carboncino tutto ossa e ricci scompigliati e sporchi, domanda, serio:<br />

“L’abbeccedariu leiimu, maestra?”.<br />

La maestra ora è intenta a far la calza, con tre ferri sottili e il filo passato da dietro al collo.<br />

Tossisce e sputa sul pavimento, un ammasso di terra dura, qua e là fermata da pezzi di mattoni<br />

polverosi e tavole di legno.<br />

Maria, compunta, apre il vecchio libro ingiallito ed unto e inizia: “Chista esti la A”; e tutti in<br />

coro: “A!”. Maria: “Ripetiti: A, B, C!”. Coro: “A, B, C”.<br />

Grugnisce il maiale e spinge le tavole vicino alla sedia di donna Vincenzina che bestemmia forte.<br />

Una corsa gelida di vento s’insinua dalla porta mal chiusa e nella baracca butta polvere e freddo.<br />

Rocco tossisce ancora e la maestra, stringendosi nello scialle, si lamenta, querula: “Rocco, va<br />

pigghijami n’ ovu cardu, ca mi faci fami”.<br />

Rocco, il fratello di Rosina, che di fame ne ha tanta, indugia e poi si alza a malincuore, indeciso.<br />

Si soffia il naso nella mano piccola e sporca e poi se la strofina sul brandello della tasca dei<br />

calzoncini che gli penzola fuori.<br />

Lucietta, petulante, salta in piedi e chiede con una vocetta da zanzara: “Maestra, voliti ca v’u<br />

pigghiju eu l’ovu?”. E, senza aspettar risposta, acchiappa la gallina che, legata ad un lungo spago<br />

sporco, rinnova, monotono e insistente, il suo coccodè...<br />

Natale, facendo conchetta con la mano davanti alla bocca, indirizza alla bambina un soffocato<br />

verso chioccio chioccio, poi ride e caccia fuori la lingua... Intanto, in fondo al camerone, seduti a<br />

terra, Ciccio e Carmelina si scambiano semi di ulive e un pezzo di lucida stagnola. Ciccio che ha le<br />

mani lunghe, le tocca le ginocchia ossute e Carmelina, facendo il broncio, protesta: “Nci u dicu da<br />

maestra...”. Poi gli si struscia sotto, mentre Ciccio, indispettito le tira quel filo di codino a treccia<br />

colore della stoppa.<br />

Dalla finestra, i cui vetri hanno un pezzo di cartone sul largo squarcio e in alto una lunga striscia<br />

di tela fermata con un arrugginito spillo da balia, entra il respiro gelato di tramontana: nell’angolo<br />

in fondo, dove la porta mal chiusa geme e vi sono le calosce della maestra, fa una spirale di polvere<br />

leggera. Rocco tossisce forte e poi, con un filo di voce arrochita dal catarro, domanda timidamente:<br />

“Signura Maestra, pozzu ijri... u fazzu... acqua?”.<br />

“Somaro, si dice orinare, quando si deve fare la piscia!”.<br />

Rosina, la sorella di Rocco, rossa rossa in faccia, balbetta:<br />

“Io puri...”. Ma la maestra non l’ascolta, tutt’intenta com’è a succhiare l’uovo che le ha dato<br />

Lucietta, in cui ha fatto un forellino con il ferro da calza.<br />

...Mesi dopo...<br />

Lo scenario è pressoché lo stesso ed anche i bambini sporchi e cenciosi sono gli stessi. Manca<br />

soltanto Rosina che ha la febbre perché è tubercolosa e sua madre, Caterina Sciarra che fa la<br />

lavandaia, non ha i soldi per portarla a Siderno, in ospedale.<br />

Per terra, a coprire la polvere e il terreno emergente dalle tavole rotte e schiodate, è stato<br />

poggiato un grosso cartone, fermato qua e là, alla buona, da strisce di carta incollata. Sopra è stata<br />

posta un’incerata che Maria lava accuratamente ogni giorno. Per tener fermo il tutto vi sono delle

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