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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Ieri, fu vela d’incontro...<br />

...UN VELO<br />

...Alla fonte stregata delle illusioni Elena, ieri, bevve il suo primo incontro...<br />

...Pur essendo ancora in marzo, la primavera era scoppiata con una gran dovizia di risvegli, di<br />

aromi, su una tavolozza di colori nuovi, freschi, lucenti...<br />

Anche le rondini avvertivano quel rifiorire festoso e con garriti gioiosi puntegiavano il turchino<br />

del cielo di un’allegria scoppiettante.<br />

In quell’armonia di rinascita sembrava che il più valido pittore avesse curato ogni minimo<br />

particolare, per rendere più suggestivo quello spettacolo che, pur rinnovandosi ogni anno, doveva<br />

apparire via via con una malia e un fascino novello.<br />

Infatti quella limpidezza azzurrina del cielo era sottolineata squisitamente all’orizzonte da<br />

bizzarre chioccioline di nuvole di un diafano rosa che qua e là si accendeva di un tono. E poi,<br />

rubando dell’oro a lunghi spilli di sole, si chiazzavano timidamente di un lieve colore albicocca.<br />

Indi per giochi di un estroso pennello quel trenino di coda, irreale e cangiante, sbiancava e si<br />

arruffava in tanti piccoli mostri ridicoli che fuggivan leggeri su un divertito sbuffo di vento...<br />

Da ogni albero gole minuscole pigolavano un po’ e loro attorno palpitava un volo protettivo,<br />

mentre trilli, gorgheggi, cinguettii melodiosi, in un’assonanza elegiaca, dolce e imprevedibile,<br />

facevan corale inno alla vita. Sì, con tanta sinfonia agreste, sembrava che la vita celebrasse il suo<br />

più completo trionfo. Ma, invece, lungo la strada polverosa, rallegrata a tratti dallo smagliante<br />

sorriso delle bougainville, andava un funerale.<br />

Dietro al carro, uomini compunti, qualche lacrima in retrovia, veli neri delle donne sposate e veli<br />

bianchi delle ragazze. In prima fila, tenuti a braccio da entrambi i lati, gli intimi piangenti...<br />

Un po’ più in là, dove ai lati della strada vi era del terreno in leggero declivio, grandi ulivi si<br />

arrampicavano per la breve erta e sembrava che dall’alto vigilassero sullo snodarsi del mesto<br />

convoglio.<br />

Intanto, adagio, scendeva il meriggio giallo e brividi di vento scivolavano dai ventagli aperti<br />

delle mimose.<br />

Si udiva appena quel quieto cigolio delle ruote e lo scalpiccio dei passi lenti che le sonorità dello<br />

spazio circostante attutivano ed isolavano su quella fettuccia di asfalto grigiognolo...<br />

Attorno, nella campagna che si stendeva aperta, era silenzio: un silenzio verde, alto, inesplorato,<br />

tramato di fruscii, d’inattese presenze, ridesto dai respiri di una brezza scherzosa.<br />

Il funerale andava ignorando gli aromi e le svariate vibrazioni acustiche che esalavano dalla<br />

bocca larga della pace agreste.<br />

Mestamente, la lunga fila di processionarie umane, superata l’ultima curva, stava per giungere al<br />

portichetto del cimitero: ivi svettavano alberi cupi su cui le gradazioni di quel dorato meriggio<br />

davano un pensoso atteggiamento di preghiera. Lungo il muro basso che poi andava salendo sino al<br />

piccolo portico rustico s’arrampicava assai tenace l’edera bronzata e il tempo, con veste d’aria, si<br />

adagiava sull’umidore di quei recessi...<br />

Nel corteo andava una ragazza, capo e spalle coperti da un bianco velo che pareva propiziatorio<br />

addobbo sacerdotale.<br />

Un venticello curioso la scrutava con intraprendente impertinenza, ed eccolo impigliare un<br />

lembo del lungo velo in un cespuglio, posto ad un lato della via. Intanto, non distante, un merlo fi-

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