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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Dal cancello di qualche villetta, dai muretti bassi, ridevano, su quello sfondo celeste intenso, le<br />

trine rosate dei peschi, tutti in fiore: parevano boccucce d’angeli che per sortilegio adornassero i<br />

rami...<br />

Nei tardi pomeriggi, già di un tepore confortevole, il sole, da imperiale pavone, apriva nel cielo<br />

la sua immensa coda variegata di aranci lussureggianti, di cremisi e porporini, sfumati a tratti, qua e<br />

là, in tonalità più o meno intense. Ed ancora quella tavolozza di tramonto, per mutevoli giochi<br />

d’iridescenza, si arricchiva di striature di lilla, già un po’ stanche e appassite. E non mancavano i<br />

violetti che, sfacendosi negli spazi del cielo, si sbiadivan in glicini sognanti, con pennellate di rosa,<br />

già sporcate da qualche tocco di bruno...<br />

...Suggestione indimenticata di un tramonto di Calabria!...<br />

Lungo il corso, il piccolo salotto d’incontri e di pettegolezzi, la gente sciamava, con<br />

quell’allegria di colori un po’ chiassosa, un po’ paesana, nell’ora del passeggio...<br />

Ai bar, i tavolini, taluni già con le prime presenze ed altri ancor vuoti, vivacizzati dalle<br />

tovagliette a righe e a scacchi a forti tinte, parevano invitare con la suggestione di bibite e gelati,<br />

nonché offrendo un confortevole angolino alle chiacchiere più varie.<br />

In particolare, la pasticceria, quella grande, su per la breve salita che portava alla chiesa del<br />

Carmine, mostrava ogni sorta di golosità, tanto da essere il sogno più zuccherato e ghiotto per<br />

grandi e piccini. Le vetrine e il lungo bancone erano un tripudio, tra panna, cioccolate e crema a<br />

varie essenze, di babà, di veneziane, di bignè, di diplomatici, di cestini alla frutta e di mille altre<br />

invitanti leccornie di cui la pasticceria, la migliore del luogo, faceva sfoggio...<br />

Ma su tutti quei dolciumi, profumati e quanto mai allettanti, alla ricotta o alla crema o alla<br />

cioccolata, vi erano i signori cannoli!<br />

Sì, i cannoli, specialità del sud, colmi di elisir d’ambrosie celestiali, di un bel color cioccolata!<br />

Serviva tutti con un cordiale sorriso invitante, una signora, la proprietaria, ancora piacente<br />

bellezza calabra, con quegli occhi neri, dolci e insieme brillanti di una civettuola femminilità: mia<br />

zia Irene.<br />

...Entrano tre signori, dai quaranta ai cinquanta, alti, massicci, eleganza sobria (consuntivo:<br />

banalità borghese etichettata liberi professionisti o quasi, del nord Italia...).<br />

Una voce bassa e controllata, corporatura forte, doppio petto marrone (!) occhi celesti sotto gli<br />

occhiali cerchiati d’oro, chiede: “Signora, vorrei uno... uno di quei... sì, uno di quelli, un cannolo.<br />

Mi pare si chiamino così, vero? Ma, alla cioccolata, solo cioccolata!”.<br />

Un altro dei tre signori, il più vecchio, capelli sale e pepe, tagliati a spazzola, voce padana con<br />

leggera R moscia (alla tedesca), si aggiunge al collega: “Uh, ma, ingegnere, saranno davvero di<br />

cioccolata?... Mah! Pensi, ma pensi, che mi hanno detto che qui, addirittura, si mangia il sangue!<br />

Sì! Incredibile! Ma questi terroni mettono nei dolci il sangue del maiale! Mi dica, signora, questi...<br />

cannoli sono ripieni di cioccolata, lo garantisce? ...Che roba! A me sembra davvero di essere tra i<br />

negri dell’Africa... Scherziamo!...”.<br />

Il terzo: “Ma no! Ma no, ingegnere, cosa? ...Qui si mangia il sangue?!... Se lo dico a Como, mi<br />

dicono che ho sbagliato continente! Ma questa è cioccolata, per Dio, questa si vede di gran lunga<br />

che è cioccolata! Mia suocera è svizzera (di Chiasso!) e ce ne fa avere continuamente, di quella<br />

ottima, per questo io me ne intendo; Signora, me ne dà conferma, è vero?”. E, pago del sorriso<br />

(verde) della padrona che gli porge su un tovagliolino di carta, con grazia irresistibile, la leccornia,<br />

ne fa un ghiotto boccone. Degusta soddisfatto, e non avverte l’occhiata sarcastica e commiserevole...<br />

Indi, a bocca piena: “Che cioccolata! La sapete fare, non avrei creduto... Buonissima! Non<br />

avrei creduto... Ma pare proprio di sì! Oh, io faccio il bis, tanto domani torno su e mia moglie mi<br />

rimette a dieta”. Ridacchia.<br />

Il primo signore, con gli occhiali, fissa, sospettoso, l’invogliante preda, ma già lo sguardo gli si<br />

vela di soddisfatta avidità.<br />

Schiocca la lingua e: “Buono! Cioccolata svizzera, si sente, ingegnere. Uh, oh la peppa, ottimo,<br />

ottimo e c’è la frutta candita! Qui sono più civili, ne prenda, caro collega, questo cannolo è proprio<br />

squisito...”.

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