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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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In tale atmosfera, tuttavia, qualche volta il maresciallo, a tempo perso, va a bere un bicchiere da<br />

don Filippo che di vino ne ha, e di quello assai buono! Anzi, qualche rara volta si fa con questi una<br />

partita a dadi. Per l’occasione, donna Filomena, con lo scialle buono, pur se resta in disparte a far la<br />

calza, sfoggia frittelle al miele e zeppole salate... Il marito don Filippo Greco, si sa, è assai<br />

impegnato con le terre della Gnura, coi mezzadri imbroglioni e con quei bastardi dei contadini che<br />

non vogliono dare quanto è dovuto. Senza poi parlare del capraro ‘Ntoni che racconta sempre che<br />

gli han rubato pecore e caprette.<br />

Così è sempre fuori di casa e addirittura certe volte dorme su, nel pagliaio di Andrea Fascetta,<br />

alla faggeta di Monte Rotto, dov’è il pascolo grande. Dorme con quattrini tanti, ignorando le rosse<br />

pretese coniugali...<br />

Pertanto, donna Filomena, la moglie, passa lunghe ore di quell’ottobre freddo, com’altro mai,<br />

accanto al focolare a far calzetta o a cucinare focacce di farina di castagne, latte e miele. E<br />

quell’odore intenso, un po’ stordente attira... E sì, attira!... E qualche volta il maresciallo va a<br />

bussare e... a scaldarsi...<br />

Specialmente, dopo che Filippo Greco ha avuto guai con il guardiacaccia e con una storia di<br />

pietre di confine, le visite si fanno sempre più frequenti. Ora Filomena Greco non si ferma più alla<br />

fontana a vomitar veleno sulla bocca rossa di Rosinella, sfacciata “appiccia masculi”, come<br />

l’insulta lei con rabbiosa gelosia.<br />

Però adesso, come spiffero gelato di tramontana, negli occhi di tutte le comari striscia, non detta,<br />

quella cosa e, anche se tutti sanno, nessuno osa parlare, ché il maresciallo Fucile è peggio di un<br />

coltello... Ma ecco che qualcuno brucia il vigneto del podere dell’Arsella che è l’occhio destro di<br />

donna Tita, la Gnura.<br />

Filippo Greco viene subito arrestato. Tuttavia, i sistemi del maresciallo questa volta vanno poco,<br />

perché don Filippo, proprio quella sera, in assoluta segretezza era andato dall’arciprete per una<br />

storia vecchia di certe cambiali scadute o quasi. Sicché in galera, con grande smacco del<br />

maresciallo, solo ci entra ed esce. Così in carcere (il colpevole si trova sempre) ci finisce Andrea<br />

Fascetta, il pecoraio, che giura e spergiura che non è stato. E tutti sanno che non è stato!<br />

Intanto il maresciallo che conosce tante cose ha un suo infame piano, (la sua natura collerica e<br />

selvaggia odia il rivale, il marito di Filomena, che ne ha la titolarità legale del possesso...).<br />

Scordando con troppa leggerezza l’ospitalità, i bicchieri di vino e le partite (vietate) a morra, in cui<br />

per altro era sempre vincente, minaccia il fattore Greco: se non si darà da fare per sapere chi è stato,<br />

la passerà peggio di quel bastardo di Andrea Fascetta che si è impiccato in cella...<br />

Quella fine d’autunno in quell’annata è quanto mai carica di un freddo zitto che cala giù dai<br />

monti, già gobbi di tanta neve.<br />

Una tramontana sinistra e affilata staffila gli usci. Nelle notti quel sibilo demente penetra pure<br />

nel corno del bue, come si dice e mette addosso i brividi. La campagna brulla e intirizzita ha solo<br />

scheletri d’alberi piegati e la fontanella gorgoglia rochi singhiozzi e ghiacciati fili di pianto...<br />

Però, malgrado questo tempo da lupi, don Filippo sempre più spesso si ferma su alla faggeta,<br />

nella cascina di ‘Ntoni, il pecoraio, o al pagliaio da dove il maresciallo pensa sia partito il fuoco.<br />

Deve assolutamente scoprire quale mano vigliacca ha fatto il danno (il probabile perché, che gli<br />

morde dentro, è fare “u sgarru” a lui).<br />

Ma ecco che qualcuno gli fischia quello che già tutti sanno e gli fan trovare sulla porticina del<br />

pagliaio un corno, legato in alto. Sulla neve che cade fitta fitta, in confusi mulinelli di vento, orme<br />

non si scorgon più, ma son rimaste, di fuoco e rabbia, nel petto del fattore...<br />

...Solo quella notte di dicembre sa il resto della storia...<br />

Ore nere e lunghe d’inverno su cui lumini di stelle si velano assonnati di un tremolio senza<br />

chiarore, occultan passi e pensieri...<br />

Solo la neve che piange sfarfallii piccoli e stanchi avvolge di un candor malato il paesino di<br />

pietra, appeso sui fianchi scoscesi della montagna... Tra sassi, dirupi e boschi si annidano i segreti<br />

della notte troppo silente.

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