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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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catastine di mattoni e, lungo il perimetro della stanza, vi sono delle grosse pietre piatte, rudimentali<br />

sedili con dei giornali.<br />

Sotto la finestra dai troppi spifferi che si chiude appena è stata posta una lunga manica di maglia,<br />

cucita a forma di budello e piena di carta e stracci, che ripara alla meglio.<br />

Sulla sedia della maestra Vincenzina (un bel cuscino fatto a maglia in vari colori fa la sua<br />

figura), dietro a un tavolino di legno grezzo, con un cassetto chiudibile a chiave, è la nuova maestra.<br />

La maestra vera, la signora Elena, che ha vinto il concorso, adesso deve sostituire malvista e<br />

osteggiata, donna Vincenzina Olivo, la sorella dell’arciprete. È arrivata da Gioiosa e, addirittura ha<br />

lasciato colà il marito (e su questo le male lingue vanno a nozze!) e si è piazzata lì con la pretesa di<br />

sostituire chi per tanti anni è stata, degnamente, il luminare della cultura di quei fanciulli...<br />

La giovane maestra, occhi azzurro-verdi e un sorriso franco, ha portato per tutti una matita e un<br />

bel quaderno con la copertina nera.<br />

Ora insegna a leggere e piano piano, con gran pazienza, a scrivere piccole parole. È dolce e<br />

comprensiva, ma non permette che i maiali e le galline di donna Erminia, la cugina in seconda<br />

dell’arciprete, si aggiungano agli alunni di quella pluriclasse, mista e davvero assai raffazzonata per<br />

differenze di tutti i tipi, ma con una sola costante: un’infanzia negletta, sporca e ignorata in ogni suo<br />

diritto...<br />

Ma, tranne il lampo di attenzione vivace di curiosità manifestata da timide domande, per la<br />

maestra il compito è assai gravoso poiché attorno si è vista issare un muro di livore: - la cittadina -<br />

così è chiamata, ha avuto l’arroganza e lo sfacciato ardire di pretendere addirittura il posto di donna<br />

Vincenzina!<br />

Si dice, sottovoce, che è assai sfacciata, che è stata in collegio in settentrione, più su di Roma,<br />

che legge libri stranieri e che, orrore! (lo ha detto la moglie del farmacista che è di Roccella): la<br />

notte, a letto, si mette... il pigiama!...<br />

Così, per come è giusto e doveroso per il bene dei fanciulli a lei affidati da quel ministro<br />

dell’Istruzione (certo un bolscevico anti-clericale come lei!), viene in visita scolastica l’arciprete.<br />

Sì, l’arciprete proprio, don Ignazio Olivo, naso a beccuccio su una faccia scura e un cranio stretto e<br />

lungo, come se per sbaglio se lo fosse chiuso nel vano della porta.<br />

Eccolo, ombra nera. Saluta glaciale e, bofonchiando un papale: - Dio guardi - si segna.<br />

Si accomoda in sedia gestatoria, per nulla curandosi che la maestra rimane così in piedi, dato che<br />

quella sedia è l’unico arredo del tipo, tra i pochissimi della baracca. I ragazzi, invece, siedono su<br />

delle specie di panche assai grezze e rudimentali, ricavate da cassette di frutta capovolte, comunque<br />

assai meglio che stare seduti a terra in quella sporcizia e in quell’umidore.<br />

L’arciprete, muso da bulldog e grandi occhiali filettati d’oro, legge con attenzione l’elenco degli<br />

alunni, commentando, acido, che vi sono tantissime assenze di cui, “naturalmente”, è colpevole la<br />

nuova maestra, troppo indulgente, trasgressiva, incapace di dominare severissimamente l’indolenza<br />

degli alunni.<br />

A nulla serve che ella, con un leggero sorriso, tenti di spiegare che i ragazzi hanno poco tempo<br />

per venire a scuola e tante difficoltà da parte delle famiglie, poiché, malgrado la giovanissima età,<br />

tutti hanno varie e talvolta pesanti incombenze per guadagnare qualche soldo.<br />

L’arciprete, guardandola schifato, arcigno e scostante, non vuole ascoltare alcunché.<br />

Continuamente la interrompe, con un brusco e scortese: “Scuse, vergogna, scuse!”. E poi, rosso di<br />

collera: “Zitta, parlo io!”.<br />

E ciò dicendo, con un gesto brusco getta in fondo allo stanzone un esile mazzetto di violette che<br />

un bambino ha portato per la maestra. Poi, ironico, filosofeggia sul fatto che in paese si dice, e ciò è<br />

cosa preoccupante, che la maestra ammannisca insegnamenti addirittura riguardanti cose e persone<br />

e luoghi di nessuna importanza per questi fanciulli che, invece, devono apprendere solamente<br />

nozioni sante su Dio e su come lavorare e guadagnare per il bene delle famiglie che li mantengono.<br />

“Così, così e basta!”.<br />

Indi, ricolmo di tanta sacerdotale illuminazione, dall’Onnipotente ispirato sul futuro di quei<br />

ragazzi, facili prede dell’inedia, del furto e persino della fornicazione, di Satana, insomma, sempre

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