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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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lontananze sgusciate forse da un vecchio libro di racconti, vedo, ferma a quel pozzo, la secchia in<br />

mano, una leggiadra ancella... Mi siedo e con me si siede il tempo...<br />

Ma ecco che è notte e il cielo è tutto un ricamo di stelle e in alto fa da sfondo a quello spazio<br />

tondo da cui si diparte una scala...<br />

Una scala di pietra, corrosa e smozzicata... Ma il mio pennello, con rapidi tocchi, la tramuta in<br />

uno scalone maestoso ed altero...<br />

Su, su, dove la musica scioglie movenze di ballo e timidi nastri d’incontri, vado e son io che ho<br />

la veste rosa e tra i capelli un soave ricamo di gelsomino. Un violino freme una canzone e quelle<br />

note lente e appassionate mi annodano attorno una collana di zaffiri, rubati al cielo e a quel mar che<br />

in basso fa contrappunto a quella melodia. Sono in una sala rotonda, veramente strana. In quello<br />

spazio che a me sembra enorme, le coppie volteggiano leggere, mentre le note, qual esili glicini di<br />

sogni, s’arrampicano nella concavità di quei muri. Non vi sono mobili che lesinano spazi: chiudo gli<br />

occhi e per quel tango che piange uno struggente vagheggiar d’amore le uniche pareti sono i capelli<br />

neri della notte...<br />

...Sul lato sud vi è una stretta finestra a precipizio sul mare, bassa fino a terra e con una forte<br />

ringhiera di ferro. I vetri sono aperti e a me dinnanzi si spalanca una distesa di crespo blu intenso,<br />

su cui stanno appuntate magiche pupille di stelle, tutte un tremolio di pagliuzze d’oro...<br />

Quell’incanto di brillanti profusi a piene mani, in una fantasmagoria di micro coriandoli stregati,<br />

scende come un mantello di fata giù, giù per gli scogli e si confonde in quel ribollio di flutti in<br />

discontinue corse.<br />

Il mare, steso come un tappeto ai piedi di quell’insolito balcone, è la voce di una fiaba, un<br />

lamento dolce che piano piano invade l’anima come il respiro di quella notte di settembre.<br />

...Quante note, ora basse e struggenti, ora spumeggianti! Ripetuti accenni d’armonie srotolano<br />

chiocciolii soffusi ed echi discontinui in un ritmico fiorir di melodie... Nell’acqua, mani di spuma di<br />

deità marine giocano a disfare in quelle trasparenze trecce d’ametista e ghirlandine di perle.<br />

Poi con un riso quieto s’accompagnano all’arpa degli abissi...<br />

...Colà, ma in un colà avulso da tempo e spazio, ho trascorso ore (?), anch’io corda di quell’arpa<br />

fatata... Ma dove mai è quel minuscolo balcone nella stanza tonda a picco sul mare? Nel decrepito<br />

castello?... Nel faro?... O piuttosto in un cantuccio di favola lontana in cui la memoria invano cerca<br />

il fuso del ricordo?... Il mio passato ha chiuso l’ali e non sa dar risposta e i piccoli specchi dei sogni<br />

offrono al mio risveglio la mano calda di un giovanotto biondo...<br />

Balliamo... Il mio primo ballo... nel castello dei sogni. Un valzer lento che è come il vago<br />

dondolar di un’onda... Il giovane ha gli occhi azzurri e il sorriso franco e a me sembra che il suo<br />

viso, al mio vicino, sappia di sale e vento. “Come ti chiami?” Arrossisco e non rispondo, poiché<br />

colà io ho altro nome e altro tempo. Lui mi serra un poco come se potesse capire. Mi sussurra (e qui<br />

il flauto della memoria ha una nota vera, veramente vissuta): “Io sto al faro e mi chiamo Censino;<br />

sono il figlio del guardiano di quel faro, vedi, che risplende come un occhio amico”.<br />

La musica riprende ed io, ora, con quel vestito di taffetà lilla ed argento, sono nel faro, nella<br />

stanza tonda dalle vecchie mura sgretolate e rose di salsedine. Sono nel faro e con Censino rischiaro<br />

il mare...<br />

Come una lanterna magica quel fascio di luce affetta il grembo del mare, fruga le valli d’onda e<br />

spacca i flutti in galoppo. Quell’abisso d’acqua, come un innamorato sottomesso e devoto, gli dona<br />

lunghe altalene di suoni e nastri d’arpeggi. Anche il tempo par fatto d’acqua e quell’ansare<br />

incessante e discontinuo, roco e suadente, scapigliato e quieto è il suo defluire con ritmi nuovi...<br />

...Son ora sulla spiaggia, sono un granello bagnato da quell’acuta fragranza di acqua e sale e<br />

alghe e pesce e... sogno e vivo.

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