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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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Parla, invece, il maresciallo Ignazio Fucile che ha avuto dalla donna la più completa confessione<br />

“spontanea” (?!).<br />

Occhi increduli e sospettosi, addirittura stupiti di come quella disgraziata abbia potuto<br />

commettere un delitto così efferato, si puntano in attesa su quelle sapienti toghe nere che<br />

giudicheranno. Ed ecco la sentenza: Filomena Greco si prende vent’anni e la beffa silenziosa di tutti<br />

quelli che sono andati al processo! Sì, come un colpo di frusta schiocca nel silenzio la terribile<br />

parola: “Colpevole!”. La sentenza cade come un macigno: colpevole di uxoricidio Filomena<br />

Greco...<br />

Allora si alza un grido di belva ferita a morte e la maschera di pietra della donna si spacca e dalla<br />

bocca livida che quasi schiuma rabbia, esce il coltello d’accusa: “Lui è stato! Lui, lui, il<br />

maresciallo! Sì, u giuru, il maresciallo Fucile ammazzau Filippo e poi mi dissi che se giuravo che<br />

ero stata io, non mi avrebbe fatto andare in galera, anzi che mi avrebbe sposato... U giuru, signuri<br />

giudici, igliu fu, igliu, u maresciallu Fucili, igliu ammazzau a maritima chi ndavia saputu. E i notti<br />

u bruciau, è veru, eu non fu, sugnu innocenti, pietà!”.<br />

Un urlo come uno sparo esplode da tutti quelli che giorno dopo giorno avevan col poco pane<br />

mangiato odio su odio per quel lupo sanguinario che aveva usato la divisa come un crudele<br />

strumento di tortura e di prevaricazione.<br />

Ma la divisa fa ancora corazza e il maresciallo, pur radiato dall’arma si prende solo qualche anno<br />

per... falsa testimonianza!<br />

Dell’omicidio al pagliaio della faggeta, di Filippo Greco, morto bruciato (forse!) si archivia<br />

l’indagine e l’omicidio, poiché non certo, resta insoluto.<br />

...Immutabilmente, il vento, con sottile scherno fruga faggi ed ontani e poi racconta alla corsa<br />

scoscesa dei torrenti che saltano, schiumeggiando tra i sassi, filamenti di vecchie storie: ben<br />

comprende le umane ingiustizie che ha appreso da un rapace. La civetta rotola beffe e con roco<br />

verso le trasmette allo stupor della foresta...<br />

Il barbagianni fulvo-dorato, picchiettato di un grigio di sapiente vecchiaia, appollaiato nel folto<br />

del bosco, tesse, indifferente, il drappo funereo della notte.<br />

Indi, con la maschera chiara a forma di foglia e con il becco appiattito che gli fa un naso di<br />

decrepito santone, ignora lo sgocciolio del tempo...<br />

... E PER AMORE<br />

LA SCINTILLA DIVENNE SOLE<br />

...Sinfonia di vecchie cose a cui la forbice del tempo non ha sciupato profumo e incanto...<br />

Seduta al focolare narra la vecchia avvolta nello scialle: “Siedi alla calda mensa che odora di<br />

pane e vino, mentre ondulato e greve, nenioso un suon di ciaramelle porta dai monti il canto di<br />

Natale...”.

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