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ANTONELLA GANDOLFO LIMA RAMPOLLA

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in agguato, inizia, ad interrogare. Cacciando fuori un vocino da strumento di tortura<br />

dell’Inquisizione, punta il lungo dito indice e: “Tu, Circosta Lucia, rispondi: santifichi degnamente<br />

le sacre festività?”.<br />

La bambina, in piedi, è rossa come un peperone e con un filo di voce bisbiglia, confusa: “Io sì,<br />

signuri arcipreti”. Il sacerdote la scruta con un’aria schifata, poi fa, ironico, alla maestra:<br />

“Rispondono sempre così?”. Con faccia compunta, in cui l’esecrazione si vorrebbe fondere a della<br />

commiserazione, ruggisce: “Si risponde in lingua, ripetendo la domanda. Allora Circosta Lucia?”.<br />

La bambina ora è pallidissima e fissa implorante la maestra, la quale, con dolcezza le dice: “Su<br />

coraggio, Lucietta, rispondi bene all’arciprete”. Questi, sentendosi surclassato dall’intervento<br />

pacato dell’insegnante, sbraita: “Si dice: io santifico degnamente le sacre ricorrenze e le festività<br />

della chiesa”.<br />

Lucietta ha gli occhi pieni di lacrime e tace in preda ad una evidente, forte agitazione.<br />

Il prete fissa ora la maestra e scuote, pateticamente, il capo in un muto rimprovero. Poi, presa<br />

dalla tasca della lunga veste la tabacchiera, sembra cercare celestiali conforti nella presa di tabacco<br />

che annusa con studiata soddisfazione. Sospira, per raccogliersi in preghiera e, alzando il<br />

sopracciglio oltre le lenti, lancia alla maestra una lunga occhiata di sdegno e di commiserazione.<br />

“Ma bene, benissimo, signora maestra... Mi compiaccio!”.<br />

Cade un silenzio pesante e i fischi lugubri di tramontana che staffilano i vetri son ora nello<br />

stanzone l’unica presenza sonora.<br />

Ma ecco che la voce del reverendo spacca il silenzio: «Tu, sì, tu che mi pare ti chiami...<br />

Giuseppe... Silipo, figlio con altri sette fratelli e sorelle, Dio guardi!, di Marietta, la vedova di Totò,<br />

l’arrotino ammazzato, Dio guardi!, da... Bè, lasciamo queste brutture che la giustizia divina<br />

colpisce sempre... Tu, dunque, dimmi, stando dritto sull’attenti: “Perché Dio ti ha creato?”».<br />

Un silenzio spaventato serpeggia e nei grandi occhi scuri vi è sgomento e indecisione. Giuseppe,<br />

un fuscello di bambino sui sette o otto anni, scarno e pallido che pare stia per spirare, si tira su,<br />

tentando di raddrizzare, per come può, la schienuzza ormai irrimediabilmente piegata da una<br />

gobbetta incipiente.<br />

Il bambino, evidentemente confuso e assai spaventato, trema tutto, spalancando un paio di<br />

occhioni verdi-celesti che paion gemme d’acqua-marina. Tira su col naso, ripetutamente e a Rocco<br />

che gli è vicino ed ha il suo solito attacco di tosse convulsa, fa un timido cenno di silenzio,<br />

mettendosi il ditino sul naso. Quando l’arciprete incrudelito dallo sdegno per la mancata risposta,<br />

ripete la domanda, intercalando con ruggenti: “Eh, eh!”, con un filo di voce azzarda: “Diu mi<br />

criau... mi cri... criau... pe’... pe’ guardare i porci a Sgudari...!”.<br />

...La giovane nuova maestra, la signora Elena, dopo non molto tempo è costretta ad andar via dal<br />

paese, vista la relazione scandalizzata e feroce che ha fatto, per iscritto e a voce, l’arciprete, don<br />

Ignazio Olivo, al sindaco e al brigadiere. Addirittura, in chiesa, alla messa della domenica, si è<br />

sentito in dovere di avvertire tutte le famiglie del terribile stato in cui ha trovato i ragazzi che vanno<br />

a scuola con simile tipo di maestra...<br />

“Pregate, fratelli, che un angelo del Signore prenda il posto di quella donna”...<br />

...Invece... immutabilità!<br />

...Seduto su un masso, sotto stanchezze centenarie di un abete, il solito angelo, triste guarda il<br />

volto annebbiato del povero paese, in quello scenario d’inverno e cerca sulla purezza della neve<br />

orme novelle di risveglio. E narra: ...“Come ago crudele, perfora e penetra il pungiglione del vento.<br />

Avaro di sé il tempo sembra pendere da nudi esseri silvani, seccati dal gelo. Tutto è un sopore<br />

vecchio, deprimente...<br />

Chiaroscuri di ombre serotine spengono gli ultimi aneliti di luce, riusciti a fuggire dal sipario del<br />

crepuscolo... Già il respiro del buio pervade lo scenario rupestre, appannando d’oscurità le casette<br />

arroccate più nascoste. Attorno, l’arco severo di accigliate montagne chiude lo sguardo.<br />

Pesa, quasi, sulle digradanti balze, il candor della neve, come un irreale mantello. E neve nuova<br />

sfarina giù ad accrescere quel peso...

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