il silenzio come stile di dio - CRISTIANI EVANGELICI
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supplicazioni quando grido a te" (vv. 1-2). Il<br />
salmista ha qui un problema con uomini malvagi e<br />
maliziosi (vv. 3-5), ma ancora una volta non pensa a<br />
ven<strong>di</strong>carsi con le sue stesse mani - e avrebbe potuto<br />
farlo...- ma preferisce <strong>di</strong>pendere dall'intervento del<br />
Signore ed eleva una supplica al suo Dio, fiducioso<br />
nella Sua risposta (vv. 6-7). Questa, però, ancora non<br />
c'è e Davide deve vivere per fede in attesa della<br />
liberazione <strong>di</strong>vina. Anche questa volta, quin<strong>di</strong>, YHWH<br />
tace 19 <strong>di</strong>nanzi al grido d'aiuto <strong>di</strong> un suo d<strong>il</strong>etto<br />
figliolo.<br />
Nel salmo 35, poi, <strong>il</strong> re d'Israele è ancora<br />
in travaglio: uomini empi progettano la sua rovina e<br />
cercano <strong>di</strong> togliergli la vita (vv. 3-21). Ma l'Eterno<br />
ha certamente visto tutte queste macchinazioni, e<br />
Davide si rivolge a Lui con tutto <strong>il</strong> cuore: "Non<br />
tacere! Non allontanarti da me! Risvegliati, destati,<br />
per farmi giustizia!" (vv. 22-23). Il re chiama a<br />
testimone l'Unico Giusto ed invoca <strong>il</strong> suo intervento<br />
verbale e fattivo... ma esso non arriva 20 . Ancora una<br />
volta, Davide deve vivere per fede ed in tale<br />
<strong>di</strong>mensione già vede la liberazione <strong>di</strong> YHWH (vv. 26-<br />
28), ma per <strong>il</strong> momento la realtà visib<strong>il</strong>e è quella del<br />
s<strong>il</strong>enzio <strong>di</strong>vino 21 ...<br />
Non solo Davide ha scritto canti <strong>di</strong><br />
invocazione a un Dio s<strong>il</strong>enzioso. Il maestro Asaf, nel<br />
salmo 83, si rivolge all'Eterno per chiedere <strong>il</strong> Suo<br />
aiuto contro popoli pagani che vogliono <strong>di</strong>struggere<br />
Israele (vv. 3-8). La richiesta è piena <strong>di</strong> fede e<br />
ricorda le gesta <strong>di</strong>vine del passato (vv. 9-12), ma<br />
19 E' significativo, in tal senso, che <strong>il</strong> verbo ebraico<br />
tradotto con "essere sordo" è qui charàsh, che sottolinea<br />
l'intenzionalità della scelta s<strong>il</strong>enziosa <strong>di</strong> Chi, in realtà,<br />
ci sente bene e sarebbe certo in grado <strong>di</strong> rispondere...<br />
forse per questa ragione la Nuova Diodati rende qui "non<br />
stare in s<strong>il</strong>enzio"!.<br />
20 Anche in questo caso, <strong>il</strong> verbo ebraico adoperato nel testo<br />
originale è <strong>il</strong> più specifico charàsh (ve<strong>di</strong> pag.5 <strong>di</strong> questo<br />
stu<strong>di</strong>o).<br />
21 Van Gemeren (op. cit., p.291) sottolinea un parallelo fra<br />
<strong>il</strong> v.22 ed <strong>il</strong> v.25. Nel primo vi sono due implorazioni a Dio<br />
espresse in forma negativa ("non tacere" e "non allontanarti<br />
da me"); nel secondo verso ce ne sono altre due, sempre in<br />
negativo, che riguardano i suoi nemici ("non <strong>di</strong>cano in cuor<br />
loro..." e "non <strong>di</strong>cano..."). Se YHWH cessa <strong>di</strong> tacere, i<br />
nemici <strong>di</strong> Davide non potranno pensare o <strong>di</strong>re più nulla <strong>di</strong><br />
negativo nei suoi confronti: la parola <strong>di</strong> Dio con<strong>di</strong>zionerà<br />
quella degli empi.<br />
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