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il silenzio come stile di dio - CRISTIANI EVANGELICI

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Nei salmi, lo abbiamo visto in precedenza,<br />

YHWH mostra atteggiamenti <strong>di</strong> s<strong>il</strong>enzio soprattutto<br />

verso <strong>il</strong> singolo. La Bibbia attesta altresì in <strong>di</strong>verse<br />

occasioni questa caratteristica della personalità <strong>di</strong><br />

Dio anche nei confronti del popolo d'Israele.<br />

Dopo averlo scelto ed averlo tratto fuori<br />

dalla schiavitù del paese d'Egitto, YHWH <strong>di</strong>ede ad<br />

Israele i Suoi comandamenti, tra i quali un posto <strong>di</strong><br />

primo piano aveva quello <strong>di</strong> "Non avere altri dèi nel<br />

mio cospetto" (Es. 20:3). Eppure Israele cominciò<br />

subito a costruirsi i suoi idoli: già nel deserto<br />

e<strong>di</strong>ficò un vitello d'oro (32:1-4) e continuò nei<br />

secoli successivi, imitando non YHWH e la Sua santità<br />

quanto piuttosto le usanze dei popoli pagani che<br />

invece i Giudei avrebbero dovuto <strong>di</strong>struggere o<br />

convertire all'Id<strong>di</strong>o vivente e vero.<br />

Così, dal re Geroboamo in poi, specie<br />

all'interno del territorio delle <strong>di</strong>eci tribù <strong>di</strong><br />

Efraim, l'idolatria si <strong>di</strong>ffuse sempre <strong>di</strong> più (cfr. 1<br />

Re 12:26-33; 15:33-34; 16:13,25-26,30-33) fino a<br />

<strong>di</strong>ventare la regola in tutto <strong>il</strong> territorio d'Israele,<br />

visto che anche le due tribù <strong>di</strong> Giuda avevano imitato<br />

le abominazioni dei loro fratelli <strong>di</strong> Samaria (cfr. Ez.<br />

23:1-21).<br />

Di fronte a questa situazione sconcertante,<br />

YHWH più volte parlò al Suo popolo per mezzo dei<br />

profeti (es. 1 Re 18:21-39; Ez. 16:1-59), senza<br />

trovare ravve<strong>di</strong>mento e conversione. Per bocca del<br />

profeta Isaia, inoltre, <strong>il</strong> Signore <strong>di</strong>alogò col suo<br />

popolo, ormai corrotto nell'idolatria, e tra l'altro<br />

gli <strong>di</strong>sse: "Non me ne sono rimasto in s<strong>il</strong>enzio 30 e da<br />

molto tempo? Per questo tu non mi temi più..."<br />

(57:11).<br />

Al tempo <strong>di</strong> Isaia proliferavano gli idoli, ma<br />

non mancavano neppure i profeti dell'Eterno, <strong>come</strong><br />

Zaccaria e Michea in Giuda nonché Amos ed Osea in<br />

Efraim. Eppure YHWH riconosce che Egli era rimasto in<br />

s<strong>il</strong>enzio: l'idolatria era un peccato così grave<br />

<strong>di</strong>nanzi a Lui che forse i moniti dei profeti non erano<br />

30 E' interessante che in questo versetto, al contrario <strong>di</strong><br />

quelli sinora esaminati, troviamo <strong>il</strong> verbo ebraico chashàh,<br />

che rispetto al più specifico charàsh, parla del s<strong>il</strong>enzio in<br />

modo più generale, <strong>come</strong> "restare quieti", senza far<br />

necessariamente riferimento ad un atto volontario e<br />

deliberato <strong>di</strong> chi sa e potrebbe anche parlare. Questa era<br />

esattamente l'impressione (errata) del popolo d'Israele in<br />

relazione ai s<strong>il</strong>enzi (in realtà voluti) <strong>di</strong> YHWH...<br />

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