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il silenzio come stile di dio - CRISTIANI EVANGELICI

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Il s<strong>il</strong>enzio del popolo fu un atto <strong>di</strong> fede, che<br />

aprì le porte alla famosa preghiera del re Ezechia (2<br />

Re 19:14-19) e quin<strong>di</strong> all'intervento <strong>di</strong> potente<br />

liberazione da parte del Signore (vv.35-37). Anche in<br />

questo caso, allora, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio ebbe un ruolo<br />

positivo <strong>di</strong> propulsione delle potenze spirituali al<br />

servizio della gloria <strong>di</strong> YHWH ed <strong>il</strong> popolo d'Israele,<br />

per una volta, assunse la funzione <strong>di</strong> esempio positivo<br />

d'ubbi<strong>di</strong>enza ai comandamenti <strong>di</strong>vini 62 .<br />

In prossimità della completa deportazione<br />

delle tribù <strong>di</strong> Giuda (completata intorno al 586 a.C.),<br />

<strong>il</strong> profeta Geremia descrive nelle sue Lamentazioni la<br />

desolante situazione <strong>di</strong> Gerusalemme e degli ebrei,<br />

ricordando che tale situazione era stata causata dal<br />

peccato del popolo. All'interno <strong>di</strong> questa vivida<br />

esposizione dell'esistente, Geremia afferma tra<br />

l'altro: "Gli anziani della figlia <strong>di</strong> Sion seggono in<br />

terra in s<strong>il</strong>enzio: si sono gettati della polvere sul<br />

capo e si sono coperti <strong>di</strong> sacchi..." (2:10). Stavolta<br />

<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio è segnale <strong>di</strong> vergogna per le iniquità<br />

commesse, le quali hanno provocato un <strong>di</strong>sastro<br />

nazionale 63 . Insieme alla polvere sul capo ed alla<br />

copertura <strong>di</strong> sacchi, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio viene scelto dagli<br />

anziani d'Israele <strong>come</strong> simbolo esteriore del profondo<br />

dolore e del rimpianto per le ribellioni del passato.<br />

In tempi successivi, a partire dal 446 a.C.,<br />

assistiamo al restauro delle mura <strong>di</strong> Gerusalemme ed al<br />

ritorno dal popolo <strong>di</strong> Dio nella terra promessa. A<br />

questo punto troviamo un altro episo<strong>di</strong>o significativo<br />

per <strong>il</strong> tema che stiamo esaminando. Nel libro <strong>di</strong><br />

Nehemia leggiamo che quando l'omonimo restauratore udì<br />

i lamenti del popolo a causa dello sfruttamento<br />

perpetuato da altri Giudei ricchi, egli biasimò<br />

aspramente i notab<strong>il</strong>i e i magistrati per quello che<br />

avevano fatto (Neh. 5:7-8) e, in conseguenza <strong>di</strong> ciò,<br />

essi "tacquero e non seppero <strong>come</strong> rispondere" (v.8b).<br />

In quest'occasione, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio si manifesta piuttosto<br />

<strong>come</strong> vergogna <strong>di</strong>nanzi alla scomoda verità <strong>di</strong> un<br />

egoismo portato agli estremi e <strong>di</strong> un'assoluta caren~a<br />

62 In questo caso, invece, nel testo ebraico troviamo <strong>il</strong> verbo<br />

charàsh, che rende <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> un s<strong>il</strong>enzio volontario,<br />

scelto da un soggetto che è capace <strong>di</strong> parlare ma decide<br />

liberamente <strong>di</strong> stare zitto (cfr. pag.5 <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o).<br />

63 Non a caso, infatti, <strong>il</strong> verbo adoperato nel testo originale<br />

è damàm, che in<strong>di</strong>ca l'atteggiameno s<strong>il</strong>enzioso <strong>di</strong> chi si<br />

trova in <strong>di</strong>fficoltà e capisce che è meglio non fare nulla<br />

per non peggiorare la situazione.<br />

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