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274<br />

La lirica greca<br />

fr. 24b Diehl-Beutler;<br />

trad. di R. Cantarella<br />

comportamento. In tal modo egli si fa maestro di alétheia, cioè di ver<strong>it</strong>à intesa come demistificazione<br />

(a-létheia, appunto) delle opinioni dominanti (dóxai) e delle menzogne di<br />

«chi su una sola lingua ha duplice pensiero» (Teognide). La Priàmel diviene così lo<br />

schema retorico più adatto a esprimere la divers<strong>it</strong>à e soggettiv<strong>it</strong>à del poeta lirico, e con<br />

questa funzione ricorrerà anche nella poesia latina (vedi in particolare il carme I 1 di<br />

Orazio).<br />

L’autobiografismo nella lirica<br />

La cr<strong>it</strong>ica si è mostrata negli ultimi anni incline a ridimensionare la componente soggettiva e<br />

autobiografica della lirica. In particolare la teoria dell’impersonal<strong>it</strong>à della letteratura elaborata<br />

dal New Cr<strong>it</strong>icism, in base alla quale il poeta si spersonalizza e tra la v<strong>it</strong>a reale e quella<br />

immaginata nell’opera si apre uno iato incolmabile, ha indotto i commentatori a interpretare<br />

gli aspetti autobiografici come topici. Così, ad esempio, Ipponatte non sarebbe stato davvero<br />

tanto povero come risulta da questo frammento:<br />

Dà un mantello a Ipponatte: ho tanto freddo e batto i denti … E a me non desti né<br />

un mantello folto, rimedio contro il gelo nell’inverno, né un paio di babbucce<br />

spesse da affondarci i piedi, che non mi vengano i geloni.<br />

e neppure così adirato come si potrebbe dedurre da questi versi:<br />

fr. 70 Tenetemi il mantello, voglio pestare un occhio a Bupalo: sono ambidestro, e quando<br />

picchio non fallisco.<br />

Infatti il piglio aggressivo era una convenzione del genere giambico.<br />

Allo stesso modo questo frammento, nel quale Archiloco non si mostra dispiaciuto d’avere<br />

perduto lo scudo e che è sempre stato interpretato come l’espressione di un’etica antimil<strong>it</strong>aresca<br />

e antiomerica, oggi è considerato da alcuni cr<strong>it</strong>ici un’invenzione letteraria mirante a<br />

divertire i partecipanti al simposio:<br />

fr. 6 Dello scudo qualcuno dei Sai si fa bello, che presso un cespuglio – arnese irreprensibile<br />

– abbandonai contro voglia. Ma io mi salvai: che m’importa di quello<br />

scudo? Alla malora! Poi ne acquisterò uno più bello.<br />

Anche l’io della cosiddetta persona loquens, cioè del personaggio che nella lirica si esprime<br />

in prima persona, non è più visto come necessariamente coincidente con l’io dell’autore.<br />

Scrive M.L. West: «Non si può dare assolutamente per scontato che ogni volta che un<br />

frammento di un poeta greco arcaico contiene una prima persona singolare esso venga da<br />

un componimento autobiografico» 11 . I nomi ricorrenti nei carmi di questi poeti non sarebbero<br />

nomi di personaggi reali, ma stock characters o maschere fisse. Tra questa posizione<br />

spersonalizzante e quella del biografismo tradizionale Gentili opta per una soluzione intermedia.<br />

Il poeta arcaico non canterebbe fatti realmente accaduti, ma neppure estranei alla<br />

propria esperienza vissuta 12 .<br />

La questione del valore del pronome «io» si pone anche nella lirica corale. Si riferisce alla<br />

persona del poeta che narra un fatto autobiografico o si tratta di un io convenzionale, che<br />

esprime vedute condivisibili anche dal coro, dal comm<strong>it</strong>tente, e, nel caso di sequenze di tipo<br />

gnomico, da ogni essere umano? Negli epinici di Pindaro c’è continua alternanza di «io»<br />

con «noi». Nei parteni di Alcmane, i participi e gli aggettivi femminili, rifer<strong>it</strong>i alle coreute,<br />

escludono l’identificazione del poeta con l’io narrante.<br />

11. M.L. West, The Singing of Homer and the Modes of Early Greek Music, «Journ. Hell.<br />

St.», 1981, p. 113.<br />

12. B. Gentili, Archiloco - frammenti, Rizzoli, Milano 1993, p. 19.

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