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Catullo
Le vicende biografiche
Di Catullo non è giunta fino a noi nessuna biografia antica, anche se si ritiene che
abbia avuto almeno un biografo contemporaneo, Cornelio Nepote, l’amico a cui dedicò
i suoi versi. Nell’opera enciclopedica intitolata De viris illustribus (p. 198) Nepote
certamente inserì, tra quelle degli altri poeti, la vita di Catullo, da cui derivarono,
presumibilmente attraverso la biografia svetoniana, anch’essa perduta, le notizie
a noi tramandate da Girolamo. Egli riporta come anno di nascita di Catullo l’87
a.C. e, sotto l’anno 58, annota Catullus XXX aetatis anno Romae moritur. Queste
date contengono certamente un errore, perché nel liber catulliano ci sono riferimenti
ad avvenimenti che si devono collocare nel 55 e forse anche a vicende degli
anni 54 e 53. Dal momento che è improbabile un errore relativo al trentesimo anno
d’età in cui sarebbe avvenuta la morte, si è pensato a un equivoco relativo ai tria
nomina dei consoli che identificano gli anni in questione e le indicazioni dei diversi
consolati degli stessi e si è collocata la data di nascita di Catullo tra l’84 e l’82 e
quella di morte tra il 54 e il 52. La maggior parte degli studiosi ritiene la vita di Catullo
da iscriversi tra l’84 e il 54.
Nessuna incertezza invece sul luogo di nascita, Verona, in cui la famiglia di Catullo
ricopriva un ruolo di prestigio, come testimonia anche la notizia che Cesare, quando
era proconsole della Gallia, era stato spesso suo ospite. Poche notizie sulla vita
che il poeta condusse nei luoghi di origine riusciamo a desumere dai suoi versi,
mentre più numerosi sono i riferimenti a paesaggi e affetti, soprattutto quando Catullo
era ormai a Roma. È qui infatti che lo troviamo, già nel 66, per completare i
suoi studi e già in possesso degli strumenti poetici che gli consentono di farci entrare
nel mondo di personaggi e sentimenti in cui il giovane Catullo si immerse. Gli
si aprirono i salotti mondani della capitale e personaggi influenti come Ortensio Ortalo
e Cornelio Nepote gli dimostrarono simpatia e lo incoraggiarono a scrivere. A
Roma conobbe o rivide i poeti della nuova generazione, quasi tutti cisalpini come
lui, a cui si legò subito di un’amicizia profonda, che non mancò però di ombre e
disillusioni. A Roma si strinse il legame con Lesbia, la donna che dominò tutta la
sua vita, che probabilmente aveva già conosciuto e amato a Verona.
Da Roma Catullo si allontanò solo temporaneamente e non senza nostalgie e rimpianti,
sia per i soggiorni nei pur tanto amati luoghi di origine, come a Sirmione, sia
per un viaggio in Bitinia, tra il 57 e il 56. La scelta di partire al seguito del pretore
Gaio Memmio appare strana, a meno che non si pensi a motivi intimamente personali,
come il desiderio di visitare la tomba del fratello, morto nella Troade e lì sepolto,
o la speranza di dimenticare Lesbia dopo un burrascoso periodo di tradimenti e
litigi; in ogni caso l’esperienza si rivelò deludente, soprattutto per l’avidità e
l’egoismo di Memmio.
Tornato a Roma Catullo visse gli ultimi anni nell’affetto degli amici che non lo delusero,
nell’alternarsi di momenti felici e disperati con Lesbia, fino alla separazione finale,
quando non gli rimase altro che la consolazione della poesia.
Struttura del liber
Il liber catulliano comprende 116 carmi (Della Corte ne conta 113, considerando
un’inserzione umanistica i carmi 18-20), vari per argomento, metro, estensione. È
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