LIRICA - Edu.lascuola.it

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TARDAA RREEPUBBLICA, ETÀ AAUUGGUUSTEA
La lirica dai neòteroi ad Orazio
I Medioevo
e il Rinascimento
L’Ottocento e il Novecento
Le Tre Grazie, pittura pompeiana.
lui per il composito linguaggio dei personaggi del Satyricon; per i poetae novelli del
II sec. d.C., poi, Catullo è maestro indiscusso.
Anche gli autori cristiani lo conobbero e apprezzarono, da Agostino a Girolamo, da
Boezio a Isidoro di Siviglia; i suoi carmi si continuavano a leggere nel VI, VII e VIII
secolo, benché gli esemplari del liber fossero rari e forse salvati solo dalla tradizione
locale; poi il silenzio, fino a Raterio, vescovo di Verona, che in un sermone del
966 dichiara Catullum numquam antea lectum, … iam olim lego neglectum. Dopo
di lui bisogna giungere al XIII secolo per individuare sparute tracce di lettori di Catullo
e all’inizio del XIV per la riscoperta della sua poesia, che da Petrarca in avanti
sarà l’emblema del canto dell’amore e dell’interiorità per la cultura occidentale. A
parte le imitazioni degli umanisti (Poliziano, Pontano), grandi lirici moderni hanno
fatto del canzoniere per Lesbia l’oggetto di imitazioni, riprese, allusioni e traduzioni.
Se Shakespeare è colui che li riassume tutti e Foscolo quello più frequentemente
citato per il sonetto «In morte del fratello Giovanni» e la traduzione e il commento
della «Chioma di Berenice», i versi di Pascoli e di Carducci si rifanno con insistenza
alla poesia catulliana. Anche Chateaubriand amò Catullo e tanti lirici dell’Ottocento
e del Novecento, da Tennyson a Blok, a Yeats e Pound; ma si sono ispirati a
lui anche musicisti, come Carl Orff e grandi poeti come Quasimodo hanno espresso
la propria interiorità attraverso le traduzioni dei suoi carmi.