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TARDAA RREEPUBBLICA, ETÀ AAUUGGUUSTEA<br />
La lirica dai neòteroi ad Orazio<br />
Catullo e la crisi del suo<br />
tempo<br />
inutile cercare un cr<strong>it</strong>erio cronologico o contenutistico nella strutturazione, perché<br />
poesie che si riferiscono agli inizi dell’amore con Lesbia, cioè agli anni 62-61 a.C.,<br />
sono distribu<strong>it</strong>e in tutta l’estensione del liber e, se i componimenti dedicati al passer,<br />
all’inizio della raccolta, si susseguono facendo momentaneamente pensare a<br />
un raggruppamento per soggetto, questa ipotesi viene immediatamente sment<strong>it</strong>a: il<br />
cosiddetto ciclo di Giovenzio, ad esempio, si snoda in composizioni appartenenti a<br />
tutte le sezioni del liber. Le suddivisioni condivisibili del liber si basano su un cr<strong>it</strong>erio<br />
metrico-formale e sono essenzialmente due: una bipart<strong>it</strong>a, tra componimenti in<br />
metro vario (cc. 1-64) e componimenti in distici elegiaci (cc. 65-116) e una tripart<strong>it</strong>a:<br />
i carmi 1-60, poesie brevi e in vari metri (le nugae propriamente dette), i carmi<br />
61-68, i carmina docta, più lunghi e complessi, ancora in metro vario, e gli epigrammi<br />
(cc. 69-116).<br />
La ragione della mancanza di un evidente cr<strong>it</strong>erio di strutturazione del liber potrebbe<br />
trovarsi nell’ipotesi, peraltro scartata oggi da studiosi autorevoli, che la raccolta<br />
che possediamo non sia stata voluta da Catullo. È infatti discutibile che il termine libellus,<br />
con cui il poeta presenta la sua opera al destinatario, possa riferirsi a duemilaquattrocento<br />
versi, come il termine nugae («sciocchezze») è improponibile per<br />
i carmina docta. Questi ultimi furono probabilmente pubblicati singolarmente (una<br />
pubblicazione isolata fu certamente quella del c.64); i componimenti più brevi erano<br />
forse stati pubblicati dal poeta in due o tre raccolte; tutte queste composizioni,<br />
poi, insieme ad altri carmi ed<strong>it</strong>i in occasioni diverse o in possesso di amici, sono<br />
conflu<strong>it</strong>i nella raccolta che possediamo.<br />
I temi<br />
Nel liber confluiscono le più significative esperienze di v<strong>it</strong>a del poeta, non come in<br />
un’autobiografia, in quanto molto resta ignoto e quasi misterioso della v<strong>it</strong>a di Catullo:<br />
nei versi si riflettono l’amore, gli affetti, le inquietudini, tutto il mondo interiore<br />
dell’autore.<br />
Questo orizzonte lim<strong>it</strong>ato alla sfera privata non esclude, come si potrebbe supporre,<br />
la partecipazione alla profonda trasformazione pol<strong>it</strong>ico-religiosa della fine della<br />
repubblica; rappresenta invece un modo tutto personale e intimo di vivere quella<br />
crisi, estraneo alle ambizioni, agli inganni, al cinico opportunismo dei protagonisti<br />
della scena pol<strong>it</strong>ica, e proteso alla sincer<strong>it</strong>à e alla trasparenza dei sentimenti, alla<br />
sancta fides, che viene richiesta anche alla donna amata e agli amici. L’ostentato<br />
disinteresse per la pol<strong>it</strong>ica, accanto all’indifferenza o all’animos<strong>it</strong>à verso i capi delle<br />
fazioni in lotta (c. 93 rivolto a Cesare e c. 49 a Cicerone), non significa incapac<strong>it</strong>à<br />
a comprendere la complessa s<strong>it</strong>uazione contemporanea o incoerenza ideologica.<br />
Piuttosto il suo conservatorismo, naturale in un esponente della nobiltà provinciale<br />
qual era Catullo, e la sua poetica el<strong>it</strong>aria lo pongono sul versante opposto a<br />
quello dei populares, ma non gli impediscono di vedere in Cicerone il fautore di un<br />
tradizionalismo culturale (in senso lato) che il poeta novus non poteva non contrastare.<br />
In altri termini Catullo vive la crisi del suo tempo in una dimensione estetica<br />
e interiore e cerca le soluzioni che possano soddisfare questa dimensione. Non è<br />
un caso che alcuni studiosi di Catullo (Pepe-Pelosi) abbiano visto nel culto della fides<br />
e nell’esecrazione dello spergiuro motivi orfico-dionisiaci, in una prospettiva<br />
escatologica (c. 76), che, se oggi viene decisamente rifiutata (Traina), si pone nell’amb<strong>it</strong>o<br />
delle religioni orientali a cui in quell’epoca di crisi si volgevano gli spir<strong>it</strong>i<br />
inquieti.