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TARDAA RREEPUBBLICA, ETÀ AAUUGGUUSTEA<br />
L’elegia latina<br />
(II 4, 1-4)<br />
Io elegiaco e uomo reale<br />
I temi della poesia<br />
tibulliana<br />
La funzione m<strong>it</strong>ica<br />
del mondo rurale<br />
Sic mihi serv<strong>it</strong>ium video<br />
[dominamque paratam:<br />
iam mihi, libertas illa paterna,<br />
[vale;<br />
serv<strong>it</strong>ium sed triste datur, teneorque<br />
[catenis,<br />
et numquam misero vincla rem<strong>it</strong>t<strong>it</strong><br />
[Amor<br />
Ancora più inconsistente sul piano della realtà biografica sembra essere il fanciullo<br />
Màrato, forse personaggio inventato di sana pianta per avere la possibil<strong>it</strong>à di cimentarsi<br />
anche nei temi della poesia omoerotica.<br />
Sebbene Tibullo sia il meno alessandrino degli elegiaci, tuttavia abbondano nella<br />
sua poesia motivi, immagini, figure desunti dall’epigramma ellenistico, da Callimaco<br />
e comuni alla poesia di Properzio. La convenzional<strong>it</strong>à delle s<strong>it</strong>uazioni e dei personaggi<br />
rende arduo il riconoscimento di quanto nella sua poesia abbia consistenza<br />
autobiografica e di quanto sia dovuto al filtro letterario. Tra l’io elegiaco e l’uomo<br />
reale c’è il diaframma imposto dalle convenzioni del genere. L’impiego esclusivo,<br />
enfatico della prima persona dà l’impressione di una forte soggettiv<strong>it</strong>à (del resto<br />
comune a tutto il genere lirico) e induce a interpretare la poesia in senso autobiografico.<br />
Ma anche il poeta – che soffre, è trad<strong>it</strong>o, si dispera davanti alla porta chiusa<br />
dell’amata, ecc. – è un personaggio letterario, f<strong>it</strong>tizio al pari della domina crudele<br />
e capricciosa. In realtà egli mette in scena il propro ego, «rec<strong>it</strong>ando la parte dell’innamorato-poeta»<br />
(Veyne). Ciò non esclude che spesso la poesia tragga spunti<br />
dalla v<strong>it</strong>a reale, come nella rievocazione della tragica morte della sorellina di Nèmesi,<br />
«caduta a precipizio giù da un’alta finestra» (II 6, 39).<br />
V<strong>it</strong>a agreste e autàrkeia<br />
E così vedo pronte per me la<br />
[schiav<strong>it</strong>ù e una padrona:<br />
ti dico addio, ormai, o libertà dei<br />
[miei padri;<br />
una ben dura schiav<strong>it</strong>ù mi<br />
[s’impone, sono tenuto in catene,<br />
e mai a me infelice Amore allenta i<br />
[suoi lacci.<br />
La poesia di Tibullo ruota, non senza monotonia, attorno a pochi nuclei tematici:<br />
l’antimil<strong>it</strong>arismo, l’opzione per una v<strong>it</strong>a tranquilla tra i campi in compagnia della<br />
donna amata, l’elogio della frugal<strong>it</strong>à e semplic<strong>it</strong>à agresti, l’ambiente rurale come<br />
luogo filosofico dell’autàrkeia – cioè del sapere contentarsi del poco – e della più<br />
pura religios<strong>it</strong>à <strong>it</strong>alica. Si trattava di motivi topici della poesia bucolica, in parte desunti<br />
dalla tradizione della filosofia popolare o diàtriba, tuttavia corrispondenti alla<br />
sincera esigenza di pace di una generazione stremata dalle guerre civili. In questi<br />
stessi anni Virgilio scriveva le Bucoliche e, su inv<strong>it</strong>o di Mecenate, le Georgiche, due<br />
opere che influenzano non poco la produzione tibulliana.<br />
Se è vero che la campagna non era solo un sogno d’evasione, ma una concreta<br />
scelta di v<strong>it</strong>a – e infatti Orazio ci presenta un Tibullo che vive davvero tra i campi –<br />
è tuttavia innegabile il valore ideale e m<strong>it</strong>ico svolto dal mondo agreste nei suoi versi.<br />
Per gli altri elegiaci, soprattutto per Properzio, il m<strong>it</strong>o aveva la funzione consolatoria<br />
di proiettare in uno spazio ideale, nobil<strong>it</strong>andola, la deludente quotidian<strong>it</strong>à. Per<br />
Tibullo, il solo tra gli elegiaci che esclude la narrazione m<strong>it</strong>ica, questa funzione<br />
sublimante è affidata all’anti-mondo rurale, che diviene il luogo ideale del desiderio,<br />
il paradiso perduto vagheggiato con trasognato trasporto e rappresentato con i tratti<br />
topici dell’età dell’oro. Ideale e m<strong>it</strong>ica, prima che autobiografica, è la central<strong>it</strong>à<br />
della v<strong>it</strong>a agreste in Tibullo. Nella scelta esclusiva dello sfondo rurale e nell’esclusione<br />
dello scenario, più congeniale alla poesia erotica, del bel mondo galante del-