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342<br />

TARDAA RREEPUBBLICA, ETÀ AAUUGGUUSTEA<br />

L’elegia latina<br />

(II 4, 1-4)<br />

Io elegiaco e uomo reale<br />

I temi della poesia<br />

tibulliana<br />

La funzione m<strong>it</strong>ica<br />

del mondo rurale<br />

Sic mihi serv<strong>it</strong>ium video<br />

[dominamque paratam:<br />

iam mihi, libertas illa paterna,<br />

[vale;<br />

serv<strong>it</strong>ium sed triste datur, teneorque<br />

[catenis,<br />

et numquam misero vincla rem<strong>it</strong>t<strong>it</strong><br />

[Amor<br />

Ancora più inconsistente sul piano della realtà biografica sembra essere il fanciullo<br />

Màrato, forse personaggio inventato di sana pianta per avere la possibil<strong>it</strong>à di cimentarsi<br />

anche nei temi della poesia omoerotica.<br />

Sebbene Tibullo sia il meno alessandrino degli elegiaci, tuttavia abbondano nella<br />

sua poesia motivi, immagini, figure desunti dall’epigramma ellenistico, da Callimaco<br />

e comuni alla poesia di Properzio. La convenzional<strong>it</strong>à delle s<strong>it</strong>uazioni e dei personaggi<br />

rende arduo il riconoscimento di quanto nella sua poesia abbia consistenza<br />

autobiografica e di quanto sia dovuto al filtro letterario. Tra l’io elegiaco e l’uomo<br />

reale c’è il diaframma imposto dalle convenzioni del genere. L’impiego esclusivo,<br />

enfatico della prima persona dà l’impressione di una forte soggettiv<strong>it</strong>à (del resto<br />

comune a tutto il genere lirico) e induce a interpretare la poesia in senso autobiografico.<br />

Ma anche il poeta – che soffre, è trad<strong>it</strong>o, si dispera davanti alla porta chiusa<br />

dell’amata, ecc. – è un personaggio letterario, f<strong>it</strong>tizio al pari della domina crudele<br />

e capricciosa. In realtà egli mette in scena il propro ego, «rec<strong>it</strong>ando la parte dell’innamorato-poeta»<br />

(Veyne). Ciò non esclude che spesso la poesia tragga spunti<br />

dalla v<strong>it</strong>a reale, come nella rievocazione della tragica morte della sorellina di Nèmesi,<br />

«caduta a precipizio giù da un’alta finestra» (II 6, 39).<br />

V<strong>it</strong>a agreste e autàrkeia<br />

E così vedo pronte per me la<br />

[schiav<strong>it</strong>ù e una padrona:<br />

ti dico addio, ormai, o libertà dei<br />

[miei padri;<br />

una ben dura schiav<strong>it</strong>ù mi<br />

[s’impone, sono tenuto in catene,<br />

e mai a me infelice Amore allenta i<br />

[suoi lacci.<br />

La poesia di Tibullo ruota, non senza monotonia, attorno a pochi nuclei tematici:<br />

l’antimil<strong>it</strong>arismo, l’opzione per una v<strong>it</strong>a tranquilla tra i campi in compagnia della<br />

donna amata, l’elogio della frugal<strong>it</strong>à e semplic<strong>it</strong>à agresti, l’ambiente rurale come<br />

luogo filosofico dell’autàrkeia – cioè del sapere contentarsi del poco – e della più<br />

pura religios<strong>it</strong>à <strong>it</strong>alica. Si trattava di motivi topici della poesia bucolica, in parte desunti<br />

dalla tradizione della filosofia popolare o diàtriba, tuttavia corrispondenti alla<br />

sincera esigenza di pace di una generazione stremata dalle guerre civili. In questi<br />

stessi anni Virgilio scriveva le Bucoliche e, su inv<strong>it</strong>o di Mecenate, le Georgiche, due<br />

opere che influenzano non poco la produzione tibulliana.<br />

Se è vero che la campagna non era solo un sogno d’evasione, ma una concreta<br />

scelta di v<strong>it</strong>a – e infatti Orazio ci presenta un Tibullo che vive davvero tra i campi –<br />

è tuttavia innegabile il valore ideale e m<strong>it</strong>ico svolto dal mondo agreste nei suoi versi.<br />

Per gli altri elegiaci, soprattutto per Properzio, il m<strong>it</strong>o aveva la funzione consolatoria<br />

di proiettare in uno spazio ideale, nobil<strong>it</strong>andola, la deludente quotidian<strong>it</strong>à. Per<br />

Tibullo, il solo tra gli elegiaci che esclude la narrazione m<strong>it</strong>ica, questa funzione<br />

sublimante è affidata all’anti-mondo rurale, che diviene il luogo ideale del desiderio,<br />

il paradiso perduto vagheggiato con trasognato trasporto e rappresentato con i tratti<br />

topici dell’età dell’oro. Ideale e m<strong>it</strong>ica, prima che autobiografica, è la central<strong>it</strong>à<br />

della v<strong>it</strong>a agreste in Tibullo. Nella scelta esclusiva dello sfondo rurale e nell’esclusione<br />

dello scenario, più congeniale alla poesia erotica, del bel mondo galante del-

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