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356<br />

TARDAA RREEPUBBLICA, ETÀ AAUUGGUUSTEA<br />

L’elegia latina<br />

I modelli<br />

Un’adesione superficiale ...<br />

... non necessariamente<br />

insincera<br />

L’esperienza dell’esilio<br />

I Tristia<br />

Le Epistulae ex Ponto<br />

vano contenere 12 libri, quanti i mesi dell’anno, ma il poeta ne scrisse soltanto 6,<br />

perché la stesura dell’opera fu interrotta dell’esilio.<br />

Il modelli più vicini sono il Properzio delle «elegie romane» e, soprattutto, il Callimaco<br />

degli A<strong>it</strong>ia. Inoltre la ricerca antiquariale utilizza trattati d’erudizione (come i<br />

Fasti Prenestini di Verrio Flacco e le Antich<strong>it</strong>à divine di Varrone) e scientifici (gli<br />

scr<strong>it</strong>ti di Arato, per la parte astronomica), le opere degli storici come Livio o dei<br />

poeti come Virgilio. La ricerca procede lungo tre direttrici: storica (rievocazione del<br />

fatto accaduto in quel dato giorno dell’anno), astronomica (illustrazione della s<strong>it</strong>uazione<br />

astrale), religiosa (eziologia e descrizione delle cerimonie). Il calendario è il<br />

filo conduttore di racconti altrimenti senza connessione.<br />

Non mancano i temi cari al regime (l’elogio della v<strong>it</strong>a semplice, la rappresentazione<br />

degli eroi della repubblica, la celebrazione delle virtù civiche tradizionali), così come<br />

non mancano le lodi di Augusto (accostato a Romolo) e dei membri della famiglia<br />

imperiale. Ma l’adesione alla materia religiosa da parte del poeta laico e cinicamente<br />

disincantato è ovviamente superficiale, la curios<strong>it</strong>à è più divert<strong>it</strong>a che pia, il<br />

suo spir<strong>it</strong>o leggero e lievemente ironico mal s’accorda con la grav<strong>it</strong>à dei contenuti.<br />

La preoccupazione prevalente sembra essere quella di ornare con materiale m<strong>it</strong>ico<br />

greco la sostanza grigia e austera della religione romana.<br />

Certo, coi Fasti Ovi dio volle rispondere alle sollec<strong>it</strong>azioni dell’ambiente culturale del<br />

tempo, un ambiente che già aveva decretato la fine della poesia «leggera» e il ripristino<br />

dei generi letterari «seri». E in tale tentativo d’adeguamento forse Ovidio<br />

non era neppure così insincero come molti cr<strong>it</strong>ici hanno voluto che fosse. Resta il<br />

fatto che questa risposta era condizionata dai suoi gusti e dalla sua cultura: «per lui<br />

la sistematic<strong>it</strong>à non è neppure in questo caso, sintesi ideologica e filosofica, ma<br />

cornice entro cui inserire singoli pezzi di bravura; anche in questo poema, ciò che il<br />

poeta dà con maggiore abil<strong>it</strong>à è la narrazione garbata, con una grazia e spesso un<br />

tocco d’ironia tipicamente alessandrini» (Stupazzini).<br />

La poesia dell’esilio<br />

In segu<strong>it</strong>o al provvedimento di relegazione augusteo, Ovidio è sbalzato improvvisamente<br />

dal centro ai margini dell’impero, dai salotti del «bel mondo» galante della<br />

cap<strong>it</strong>ale ecumenica ad un luogo inosp<strong>it</strong>ale e decentrato, ab<strong>it</strong>ato da gente barbara<br />

che neppure conosce il latino. Per il brillante idolo di una mondan<strong>it</strong>à voluttuosa e<br />

spensierata, per il portavoce di un’ideologia modernizzante e «urbana» la caduta<br />

non poteva essere più traumatica.<br />

L’esperienza amara dell’esilio a Tomi cost<strong>it</strong>uisce la materia dei Tristia («Cose tristi»,<br />

appunto), cinque libri di elegie che cantano le viciss<strong>it</strong>udini della relegazione. I contenuti<br />

si condensano in pochi motivi che ricorrono con estenuante monotonia in tutta<br />

la produzione dell’esilio: il grigio e orrido paesaggio di Tomi, la durezza del clima<br />

e degli ab<strong>it</strong>anti, il contrasto tra Roma e la Scizia, l’assimilazione dell’esilio alla morte,<br />

la noia a cui lo costringe l’ozio forzato, i flash back dei tempi felici e il ricordo<br />

struggente della moglie e degli amici, le attenuanti della colpa e la speranza del<br />

perdono. Il tutto in un tono ora querulo ora declamatorio, che nuoce all’immediatezza<br />

dell’effusione poetica, soffocata dalle sol<strong>it</strong>e amplificazioni e variazioni intellettualistiche,<br />

dalla puntigliosa insistenza sui medesimi temi. Non infrequente è il ricorso<br />

spudorato all’adulazione e alla supplica: spesso l’imperatore è gratificato del t<strong>it</strong>olo<br />

di numen, la sua ira paragonata a quella di Giove.<br />

Ai Tristia seguono le Epistulae ex Ponto, quattro libri di elegie in forma epistolare,

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