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266<br />

La lirica greca<br />

La lirica greca<br />

Affresco del «cantore». Dal cosiddetto<br />

«palazzo di Nestore» a<br />

Pilo (Messenia occidentale);<br />

ora a Chora, Museo. XIII sec.<br />

a.C.<br />

Caratteri generali della lirica greca arcaica<br />

La lirica: una definizione tecnica<br />

Per gli antichi il termine lirica non indicava, come per noi oggi, la poesia soggettiva, espressione<br />

del sentimento dell’autore, ma la poesia cantata con accompagnamento della lira<br />

(lyra) o altri strumenti a corda (kítharis, bárb<strong>it</strong>on, phórmings, ecc.). Era sinonimo di mèlica,<br />

cioè di poesia cantata. In tale accezione tecnica, la lirica si distingueva dall’elegia e dal<br />

giambo, forme poetiche accompagnate da strumenti a fiato come l’aulo.<br />

Nel canone alessandrino dei nove lirici maggiori furono distinte una lirica monodica, consistente<br />

in un «canto a solo», e una lirica corale, esegu<strong>it</strong>a da un coro danzante o da un solista<br />

a cui rispondeva un coro. I lirici monodici erano Alceo, Saffo, Anacreonte; i corali erano<br />

Alcmane, Simònide, Bacchìlide, Pìndaro, Stesìcoro, Ibico. Più tardi la parola lirica passò<br />

gradualmente a designare i generi di poesia nei quali il poeta si esprimeva in prima persona,<br />

anche se non erano accompagnati dalla lira, come l’elegia, o non erano cantati, come il<br />

giambo e l’epigramma.<br />

La distinzione tra lirica corale e monodica non è attestata nell’antich<strong>it</strong>à, se non in forma generica<br />

in un passo di Platone. Questa ripartizione è in parte fuorviante, perché poeti «monodici»<br />

come Saffo produssero testi destinati a essere cantati da un coro (ad esempio in<br />

una festa nuziale), mentre autori «corali» come Pindaro e Bacchilide composero canti che<br />

venivano esegu<strong>it</strong>i da un solista. Inoltre spesso, in assenza di un esplic<strong>it</strong>o riferimento al coro<br />

fatto nel testo, non siamo in grado di stabilire la modal<strong>it</strong>à dell’esecuzione. Tuttavia la distinzione<br />

tra corali e monodici conserva un’util<strong>it</strong>à pratica, in quanto individua differenze regionali,<br />

dialettali, metriche, contenutistiche e sociologiche rilevanti.<br />

La poesia monodica si diffuse in Asia Minore nell’amb<strong>it</strong>o linguistico eolico (isola di Lesbo) e<br />

in quello ionico (Anacreonte). Legata strettamente all’ambiente a cui apparteneva il poeta<br />

(tíaso, etería), cantò le esperienze e i sentimenti dell’io dell’autore (Saffo, Anacreonte) o le<br />

vicende pol<strong>it</strong>iche locali (Alceo). La poesia corale fiorì nel Peloponneso e a Sparta. Il legame<br />

con queste regioni è indicato anche dalla convenzione antica in base alla quale la lirica<br />

corale era scr<strong>it</strong>ta in dialetto dorico. Le radici di questa poesia affondano nel terreno folklorico<br />

delle feste popolari e religiose. E questo ne spiega il carattere pubblico, lo stile prevalentemente<br />

elevato, l’inclusione del m<strong>it</strong>o e di sentenze moraleggianti, la lunghezza delle<br />

composizioni, la maggiore elaborazione metrica rispetto alla monodica, la grande rilevanza<br />

data alla musica. Un altro tratto che differenzia la poesia corale dalla monodica è il fatto di<br />

avere sempre dei comm<strong>it</strong>tenti pubblici o privati. Quella del lirico corale era un’attiv<strong>it</strong>à professionale<br />

regolarmente retribu<strong>it</strong>a, spesso assai lucrosa.<br />

La lirica a partire dal IV secolo a.C. fu classificata in vari generi in relazione all’occasione<br />

del canto (simposio, festiv<strong>it</strong>à religiosa o civile, ecc.): inno (preghiera agli dei), treno (canto<br />

funebre), peana (dedicato ad Apollo), d<strong>it</strong>irambo (dedicato a Dioniso), encomio (in onore di<br />

uomini), epinicio (in onore del vinc<strong>it</strong>ore ai giochi sportivi), scolio (esegu<strong>it</strong>o durante un banchetto<br />

dai conv<strong>it</strong>ati, che nel canto si cedono la parola in ordine «obliquo», donde il nome),<br />

imenéo (esegu<strong>it</strong>o nelle cerimonie nuziali), ep<strong>it</strong>alamio (in onore degli sposi, esegu<strong>it</strong>o davanti<br />

al talamo, stanza nuziale), partenio (intonato da un coro di fanciulle).<br />

Nell’evoluzione della lirica si possono individuare tre segmenti temporali:

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