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glioso sigillo (sphraghís) della chiusa che, con tipica struttura ad anello, conferma la gloria<br />

poetica dell’autore considerato «insigne nell’arte (sophìa) fra tutti gli Elleni». Qui sophìa indica<br />

una dote innata al pari della virtù aristocratica. Più esplic<strong>it</strong>amente nell’Olimpica II viene<br />

esaltata l’original<strong>it</strong>à del poeta «che molto sa per natura», in polemica contro Bacchilide secondo<br />

il quale la poesia è frutto di màthesis, cioè di apprendimento, e «ognuno è sophós<br />

da parte di un altro».<br />

Anche grazie al particolare rapporto che lo lega al santuario di Delfi, Pindaro concepisce la<br />

poesia come rivelazione della ver<strong>it</strong>à, in conform<strong>it</strong>à con l’etimologia stessa della parola greca<br />

a-létheia, «ver<strong>it</strong>à», che indica appunto un dis-velamento. Però questa rivelazione non è<br />

per tutti, ma solo per chi sa intendere il linguaggio cifrato del poeta-vate: «Molti ho sotto il<br />

braccio veloci dardi nella mia faretra, che parlano a chi sa intendere e interpreti in tutto richiedono»<br />

(Olimp. II, 83 ss.).<br />

La consapevolezza dell’alta dign<strong>it</strong>à della propria funzione e del proprio talento suggerisce<br />

orgogliose autodefinizioni, come «melodioso profeta delle Pièridi», e soprattutto ard<strong>it</strong>e metafore<br />

inerenti al poetare: «Trattieni il remo e rapido da prua pianta al suolo l’ancora riparo<br />

da scogli a fior d’acqua. Il fiore degli inni di lode è come un’ape che salta da un argomento<br />

all’altro» (P<strong>it</strong>ica X). Altri traslati riguardano, già s’è visto, l’immagine del dardo e del bersaglio,<br />

quella della via del canto, del dono simile a oggetto artistico, dell’inno come luce o armonica<br />

vibrazione. La sostanza poetica ha arcani legami col mistero del mare, con la violenza<br />

del vento, con l’aquila. Il canto è incantesimo o farmaco che placa, ma è anche strumento<br />

mortifero.<br />

Oltre che nel valore di ver<strong>it</strong>à e nella bellezza della veste formale (cháris), l’importanza della<br />

poesia sta nell’efficacia comunicativa della parola detta (non scr<strong>it</strong>ta), che vola sui mari e si<br />

diffonde nel mondo, diversamente dall’opera plastica dello scultore, priva di questa mobil<strong>it</strong>à:<br />

Non sono un fac<strong>it</strong>ore di statue, non produco figure che stanno sul piedistallo immobili,<br />

ma sopra ogni nave, ogni barca, salpa, o dolce canto, da Egìna annunciando<br />

che P<strong>it</strong>ea, il figlio possente di Lampone, vinse la corona nel pancrazio a Nemea.<br />

L’immortal<strong>it</strong>à garant<strong>it</strong>a dalla v<strong>it</strong>toria sottrae temporaneamente il vinc<strong>it</strong>ore alla condizione dei<br />

comuni mortali, come è cantato in questi celebri versi tratti dalla P<strong>it</strong>ica VIII:<br />

Creature di un giorno, che cosa è mai qualcuno, che cosa è mai nessuno? Sogno di<br />

un’ombra l’uomo. Ma quando un bagliore discende dal dio, fulgida luce risplende<br />

sugli uomini e dolce è la v<strong>it</strong>a.<br />

L’uomo è un essere fragile, ombra di ombra. È «nessuno», ma diviene «qualcuno» se è illuminato<br />

da un dio: allora ottiene successo e fama.<br />

In una trenodia si ricorda che la morte consuma il corpo di tutti, «ma rimane, ancora viva,<br />

un’immagine della v<strong>it</strong>a, perché solo questa viene dagli dèi» (fr. 131b M.). D’altronde un’originaria<br />

luce divina brilla nell’uomo:<br />

Una è dei mortali, una la stirpe degli dèi; da una stessa madre respiriamo entrambi.<br />

Ma ci divide un diverso potere, ché nulla noi siamo, e il cielo di bronzo resiste in<br />

eterno, sede perenne. Tuttavia ci accosta agl’Immortali altezza di mente o vigore<br />

di membra sebbene ignoriamo il percorso diurno e quello notturno che il destino ci<br />

impose di seguire.<br />

Il passo, eguagliando gli uomini agli dèi, indroduce aspetti eterodossi rispetto alla visione<br />

olimpica ufficiale – forse legati al ricco sostrato m<strong>it</strong>ico della Beozia, che affonda le radici nel<br />

mondo miceneo – e ha fatto pensare a influenze dell’orfismo. In particolare nell’Olimpica II,<br />

l’oltretomba, a cui l’anima giunge dopo un ciclo di reincarnazioni (metempsicosi), ha un<br />

aspetto paradisiaco molto diverso da quello, tetro, della tradizione omerica:<br />

Ma chi poté scampare, dimorando tre volte nell’uno e l’altro regno, l’anima da iniqu<strong>it</strong>à,<br />

compie il cammino di Giove verso la torre di Crono. Ivi intorno all’isola dei<br />

Beati spirano dall’Oceano soffi, e d’oro fiammeggiano fiori, quali in terra dagli alberi<br />

fulgidi e quali nutre l’acqua, e di monili ne intrecciano le mani, e corone.<br />

Nemea V;<br />

trad. di B. Gentili<br />

La religione<br />

trad. di B. Gentili<br />

P<strong>it</strong>ica VI<br />

Olimpica II;<br />

trad. di L. Traverso<br />

La lirica corale 297

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