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cui, dopo le guerre persiane, si afferma un’ident<strong>it</strong>à panellenica, della quale il cosmopol<strong>it</strong>ismo<br />
di Simonide è in certo senso emblematico. Dopo un primo soggiorno ad Atene alla<br />
corte di Ipparco figlio di Pisistrato, fu nella Tessaglia filopersiana degli Scòpadi e degli Alèvadi.<br />
R<strong>it</strong>ornato ad Atene agli inizi delle guerre persiane, fu in rapporti con Temistocle, superò<br />
Eschilo in un agone per l’ep<strong>it</strong>affio dei caduti a Maratona e trionfò come autore di d<strong>it</strong>irambi.<br />
Infine a Siracusa, alla corte di Ierone, trascorse gli ultimi anni accanto al nipote Bacchilide<br />
e in concorrenza con Pindaro, svolgendo anche un’azione di mediazione pol<strong>it</strong>ica tra<br />
Ierone e Terone di Agrigento. Si cimentò in ogni genere lirico (epigrammi, elegie, inni, peani,<br />
d<strong>it</strong>irambi, encomi, epinici, treni). La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à e central<strong>it</strong>à della sua figura intellettuale nel<br />
panorama culturale della Grecia delle poleis è confermata sia dalla ricca aneddotica intorno<br />
alla sua persona, sia dal fatto che gli furono attribu<strong>it</strong>e numerose «invenzioni», come quella<br />
della mnemotecnica e perfino di alcune lettere dell’alfabeto. Simonide incarnò anche – già<br />
s’è visto (p. 273) – il poeta della «Musa mercenaria», pronto a trasformare, dietro adeguato<br />
compenso, mule indegne di lode in «figlie di cavalle dai piedi di turbine». Conferma la venal<strong>it</strong>à<br />
l’altra leggenda, secondo la quale la morte dell’intera famiglia degli Scòpadi, avvenuta<br />
nel 514 per il crollo del palazzo, sarebbe stata voluta dai Dioscuri per punire la loro insolvenza<br />
nei confronti del poeta. La color<strong>it</strong>a aneddotica adombra il fenomeno della nasc<strong>it</strong>a<br />
del poeta professionista e mercenario, prodotto della nuova economia monetaria e mercantile.<br />
Al poeta «maestro di ver<strong>it</strong>à» disinteressato e ispirato dal dio subentra un intellettuale<br />
laico e agnostico, un uomo di mondo consapevole del valore economico e sociale della<br />
poesia, un tecnico che vende al miglior offerente la propria prestazione professionale. Così<br />
Simonide canta imprese e ambizioni dinastiche dei tiranni filopersiani, di Ipparco, degli autòcrati<br />
della Magna Grecia, e nel contempo sa essere il bardo della democrazia ateniese,<br />
l’araldo del patriottismo ellenico nel clima di libertà e di entusiasmo per l’azione ateniese in<br />
difesa dell’Ellade contro i Persiani.<br />
Un tratto saliente della sua arte, riconosciuto anche dai cr<strong>it</strong>ici antichi, consisteva nell’esprimere<br />
con accenti commossi, in uno stile semplice e diretto, il dolore per vicende luttuose.<br />
Per tale praecipua in commovenda miseratione virtus (Quintiliano X 1, 64) 20 ebbe l’incarico<br />
di comporre numerose trenodie ed epigrammi commemorativi per i caduti nelle guerre contro<br />
i Persiani:<br />
Di coloro che morirono alle Termopili la sorte è gloriosa, bello il destino, e un altare<br />
è la tomba; al posto dei gem<strong>it</strong>i il ricordo, e il compianto è lode. Una tale veste<br />
funebre la ruggine non oscurerà, o il tempo che tutto doma. Questo sacro recinto<br />
d’eroi scelse ad ab<strong>it</strong>are con sé la gloria della Grecia. Testimone è Leonida, il re di<br />
Sparta, che un grande ornamento di valore ha lasciato, e una fama perenne.<br />
L’ideologia sottesa a questi elogi sembra ancora quella tirtaica e aristocratica dell’aretè<br />
guerriera. Ma fuori dai vincoli imposti dall’ufficial<strong>it</strong>à encomiastica, la visione si faceva più<br />
cupa e pessimistica, come in questo celebre threnos composto per la morte degli Scòpadi,<br />
schiacciati dalle macerie del palazzo improvvisamente crollato:<br />
Tu che sei uomo non dire mai ciò che sarà domani, né se vedi un altro felice per<br />
quanto tempo lo sarà: neppure così veloce il volo di una mosca ad ali tese.<br />
L’impegno panellenico di Simonide è attestato soprattutto nei poemi, sfortunamente perduti,<br />
che celebravano le grandi battaglie della libertà greca (Salamina, Artemisio, Platea).<br />
Queste composizioni, commissionate da Atene e Sparta, attestano il ruolo essenziale della<br />
polis nell’affermarsi della poesia corale. In particolare ad Atene, la cui capac<strong>it</strong>à di attirare<br />
poeti da ogni dove cresceva di pari passo col suo affermarsi come centro panellenico, Simonide<br />
strinse importanti relazioni personali, soprattutto con Alcibiade. Risultò vinc<strong>it</strong>ore in<br />
ben 56 agoni d<strong>it</strong>irambici nelle Grandi Dionisie, feste in onore di Dioniso a larga partecipa-<br />
20. Alla capac<strong>it</strong>à di Simonide di creare emozioni, alla tonal<strong>it</strong>à tragica dei suoi thrénoi fanno<br />
riferimento Catullo, quando cerca versi più tristi delle lacrime simonidee (Paulum quid lubet<br />
adlocutionis, / mestius lacrimis Simondeis 38, 7 ss.), e Orazio, che con l’espressione<br />
«nenie di Ceo» indica i canti tristi in genere.<br />
La capac<strong>it</strong>à di<br />
commuovere<br />
e il pessimismo<br />
La lirica corale 293<br />
fr. 531 P.; trad. di F. Sisti<br />
fr. 521 P.; trad. di F. Sisti<br />
Impegno democratico<br />
e relativismo etico