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nutivi leziosi (manu/ lascivula ac tenella, «con mano scivolosetta e tenerella»), uso<br />

di grande var<strong>it</strong>à di metri. Levio si sarebbe anche cimentato in carmi figurati simili a<br />

quelli di Simia o Teocr<strong>it</strong>o (vedi p. 543): c’è memoria di una Phoenix che rendeva<br />

graficamente, con la diversa lunghezza delle righe dei versi, un’ala.<br />

Allo sperimentalismo di Levio si collega la produzione poetica di Mazio e di Sueio.<br />

Il primo, autore anche di una traduzione in esametri dell’Iliade, si cimentò in mimi in<br />

metri giambici (mimiambi), un genere nuovo nella letteratura latina coltivato da Eroda<br />

(vedi p. 529). I mimiambi erano destinati alla lettura. Di Sueio restano frammenti<br />

di poesie di gusto alessandrino, d’argomento idillico-pastorale.<br />

Il movimento neoterico<br />

A partire dalle innovazioni introdotte dal circolo di Lutazio Catulo e da Levio, si formò<br />

a Roma un vero e proprio laboratorio di sperimentazione poetica, cui Cicerone<br />

diede, come s’è detto, il nome spregiativo di novi o neòteroi. Il vero capostip<strong>it</strong>e del<br />

movimento neoterico fu considerato Valerio Catone, grammatico e filologo cisalpino,<br />

vissuto dall’età di Silla a quella di Augusto, autore di poemetti erotico-eziologici<br />

in distici elegiaci d’ispirazione callimachea, di cui restano solo i t<strong>it</strong>oli: Dictynna (cioè<br />

Diana) e Lydia. La sua funzione di caposcuola è attestata dall’epigramma: Cato<br />

grammaticus, Latina Siren/ qui solus leg<strong>it</strong> ac fac<strong>it</strong> poetas (fr. 17 M.), e cioè: «Catone<br />

grammatico, sirena latina,/ lui solo sceglie e crea i poeti». Catullo e Gallo lo<br />

consideravano cr<strong>it</strong>ico autorevole delle loro composizioni. Cinna saluta con entusiasmo<br />

la pubblicazione della Dictynna: saecula permanent nostri Dictynna Catonis,<br />

«viva nei secoli la Dictynna del nostro Catone». Furio Bibaculo lo paragona ai<br />

grandi filologi dell’Ellenismo. Un esponente di spicco di questa sofistica cerchia intellettuale<br />

fu C. Licinio Calvo, nato a Roma intorno all’82 a.C e morto nel 47, amico<br />

intimo di Catullo, oratore di scuola atticista (l’indirizzo oratorio più vicino al gusto<br />

neoterico). È autore di epigrammi di invettiva contro Cesare e Pompeo, di elegie<br />

amorose, di ep<strong>it</strong>alami simili a quelli di Catullo, di un epillio in esametri sul m<strong>it</strong>o di Io<br />

amata da Giove e trasformata in vacca per la gelosia di Era. A Quintilia (forse la<br />

moglie) dedicò un’elegia lodata per l’intes<strong>it</strong>à degli affetti da Catullo nel carme 96.<br />

Mazio e Sueio<br />

Il movimento neoterico 311<br />

Valerio Catone e i neoteroi<br />

Licinio Calvo<br />

L’epillio dedicato a Io. L’opera svolgeva la triste trama della fanciulla innamorata di Giove con accenti patetici e sentimentali,<br />

come si ricava dai due frammenti che proponiamo. Nel primo, riecheggiato da Virgilio nelle Bucoliche, il poeta si<br />

rivolge affettuosamente al suo personaggio, nel secondo l’incessante vagare di Io è contrapposto al corso del sole, cui è<br />

concesso almeno il riposo notturno:<br />

A virgo infelix, herbis pascere amaris (fr. 9 Morel)<br />

Sol quoque perpetuos memin<strong>it</strong> requiescere cursus<br />

(fr. 13 Morel)<br />

Ahimè misera fanciulla, tu ti ciberai di erbe<br />

[amare<br />

Perfino il sole si ricorda di darsi riposo nel<br />

[perpetuo corso<br />

Un attacco a Pompeo. Pompeo Magno si gratta leziosamente il capo con un d<strong>it</strong>o solo, evidentemente per non scompigliare<br />

i capelli ben pettinati. Il gesto è interpretato da Calvo come segno di effeminatezza e spia di un inconfessato desiderio<br />

omosessuale che contrasterebbe con la grandezza, sottolineata dal soprannome stesso di Magnus, del personaggio.<br />

Magnus, quem metuunt omnes, dig<strong>it</strong>o caput<br />

[uno<br />

scalp<strong>it</strong>. Quid credas hunc sibi velle? Virum.<br />

[Pompeo] Magno, che tutti temono, si gratta la<br />

[testa con un solo d<strong>it</strong>o.<br />

Che cosa pensi che voglia per sé? Un maschio.

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