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Scuola e Cultura - Ottobre 2009 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> <strong>2009</strong><br />

wenn doch der Tod kommt, um sie hinzureissen<br />

in jenem Stand, in dem er sie betroffen.<br />

Così le versioni dai componimenti di Michelangelo<br />

per la morte di Vittoria Colonna e di Lodovico<br />

Buonarroti, padre, ripropongono una tematica tipica<br />

delle simpatie di Rilke, quella della morte da lui<br />

riscontrata anzitempo in giovani persone, specie nei<br />

grandi Requiem (come nelle giovani donne cantate<br />

da Leopardi sul loro sepolcro 31 ).<br />

E ancora in Michelangelo poeta Rilke trova un<br />

terreno con ascendenze sino a Dante ‘petroso’ e<br />

moralista, e a quel gioco di contrasti, in tutto<br />

l’intermezzo, fatto di antitesi concettistiche<br />

concentrate sul modello toscano di Lorenzo de’<br />

Medici e più generale di Petrarca. Fluisce in<br />

Michelangelo un gusto neoplatonico dagli Umanisti<br />

del secondo Quattrocento e prima appunto da<br />

Petrarca. Dagli studi di Vossler sull’italianistica e la<br />

<strong>cultura</strong> romanza fra il 1907 e il ’16 Rilke può aver<br />

appreso di più questo fervore di creatività. 32 Oggi,<br />

fra altri critici, Walter Binni mette in rilievo per tale<br />

area gli «incoraggiamenti» derivati a Michelangelo<br />

dalla poesia religiosa di un Savonarola (maestro di<br />

severi insegnamenti per lui) e di un Girolamo<br />

Benivieni (nel suo Michelangelo scrittore 33 ).<br />

Ma c’è un costume di <strong>cultura</strong> nel modo di<br />

comportarsi, improntato a un codice di buone<br />

maniere.<br />

L’amante adunque che considera la bellezza solamente nel<br />

corpo, perde questo bene e questa felicità subito che la<br />

donna amata, assentandosi, lassa gli occhi senza il suo<br />

splendore, e conseguentemente l’anima viduata del suo<br />

bene. Perché essendo la bellezza lontana, quell’influsso<br />

amoroso non riscalda il core come faceva in presenzia […],<br />

e pur la memoria della bellezza move un poco quelle virtù<br />

dell’anima, talmente che cercano di diffondere i spiriti; ed<br />

essi […] pur cercano d’uscire, e così con quei stimuli<br />

rinchiusi pungon l’anima, e dànnole passione acerbissima<br />

[…]. E di qua procedono le lagrime, i sospiri, gli affanni e i<br />

tormenti degli amanti.<br />

Così il Castiglione, in dialogo con il Bembo<br />

(personaggio), nel suo Cortegiano (cap. IV, 66-8,<br />

pure segg.), se si consideri la portata della<br />

Bellezza 34 , e dell’amicizia e dell’armonia e<br />

dell’amore, nella stessa realtà sociale in quanto<br />

prerogative dell’uomo di corte. Corte come la società<br />

di allora, cortigianeria come lontana eredità di<br />

Petrarca pur solitario, del suo intendimento poetico<br />

su piano tutt’altro che personale e invece del mondo<br />

e del modo di vivere liberato da ogni volgarità, di una<br />

corte als societas purificata, con i propri principi e il<br />

relativo taglio di comportamento pubblico.<br />

A ciascuno il suo tempo.<br />

9. L’appassionamento del tradurre, poi, rivolto al<br />

Petrarca sta sempre in quell’esercizio di valorizzare<br />

per sé un risultato creativo esistente, colto nel suo<br />

aspetto paradigmatico di tutto un gusto (con poco<br />

prima l’esperienza di Dante ‘petroso’ e degli<br />

Stilnovisti, e prima ancora dei Trovatori), che si fa<br />

consapevole poetica e attiva per i tempi successivi,<br />

dove Rilke non ha considerato i Lirici del Settecento,<br />

non Alfieri solitario e irato, non Foscolo intimo e<br />

bramoso di amore. Di là dalla trasposizione letterale<br />

(direbbe Leopardi come principio traduttorio e come<br />

15<br />

lavoro proprio su un campo ben ampio), e su un<br />

numero piuttosto piccolo di versioni, Rilke vede e<br />

sperimenta una volta di più il concetto dell’amore in<br />

uno spirito per taluni aspetti consentaneo (einig), in<br />

quanto l’intima essenza di un sentimento non<br />

riducibile a sola pratica amorosa (nelle Elegien indica<br />

la misura delle attiche stele). Sentire Petrarca perciò<br />

prima di averlo tradotto, senza ancora tradurlo di<br />

fatto. E tradurlo, leggendo in lui quanto è piuttosto<br />

già in sé, non incontrandosi proprio con alcuni punti,<br />

certi altri aspetti, della poetica petrarchesca come<br />

l’idea di morte e di vecchiezza, non con quel lavoro<br />

supremo e sublime di composizione formale (pur<br />

attratto dal suo fascino).<br />

«Piango e ragiono», avevamo visto (anche per il<br />

leopardiano brillare degli occhi «se non di pianto»,<br />

nella Sera), quella sottile malinconia fra stato d’animo<br />

e ragionamento o riflessione, quella sua tristezza va<br />

bene al di là del dato personale, investendo più<br />

ampiamente la volgarità del vivere comune, la labilità<br />

del Tempo. La sua poesia, appunto del Canzoniere<br />

che non si può non allargare a vari passi del<br />

Secretum e dei Trionfi (specie della Morte) nonché<br />

de La vita solitaria, «è in un certo senso di là dalla<br />

sofferenza; non è né vuol essere mai ‘attuale’.<br />

Siamo in un campo nettamente extra-biografico,<br />

anche se questo o quel componimento sembri<br />

prendere l’avvio dall’attualità». 35 Nella bellezza<br />

dunque, o nell’armonia un fondo increspato di intimo<br />

e di ‘oggettivo’ (‘universale’!) 36 , quanto increspato<br />

dissidio, da conciliare appunto (così l’armonia) nel<br />

tono poetico, nel lungo insoddisfatto lavoro di<br />

riscrittura. 37 Gioco di sfumature e ritocchi essenziale,<br />

quanto però percepito da Rilke oltre il velo della ‘bella<br />

forma’ nel valore complesso di questa? 38 Lui, che ha<br />

gustato il Tremendo, se «ein jeder Engel ist<br />

schrecklich» e la Bellezza è il primo grado del<br />

Tremendo («Denn das Schöne ist nichts / als des<br />

Schrecklichen Anfgang», Elegien, I), aveva, ha il<br />

senso dell’angelico e dell’amabile vicino al taglio<br />

tematico italiano? Che genere di angelico,<br />

considerati i suoi angeli? Con quali occhi ha visto<br />

l’Amore, non ‘tremendo’, in Petrarca?, secondo quale<br />

canone di Bellezza. Forse in un senso solo di soave,<br />

gentile?, per quanto profondo. Amore comunque di<br />

fatto ben complesso, che rinnega a un certo punto la<br />

stessa Laura, per il disegno di una configurazione<br />

degna dell’esistenza oltre e sopra il corrompersi di<br />

ogni cosa nel Tempo.<br />

Non c’è qui ombra di corte, di quella, più tardi,<br />

cortigianeria. Ma un raggio di luminoso decoro,<br />

cercato, carezzato, raggiunto nel ‘canto’ anche<br />

volendo comunque sempre di più. Non solo stile, ed<br />

elegante, questo tipo di scrittura, ma assetto proprio<br />

di esistenza verso un’idea e modo di vivere alto,<br />

lontano dal banale. E poi, in questo grande disegno<br />

ben oltre la scrittura in sé, il tono contemplativo di<br />

dolcezza sia pur rattristata nel tema dell’amore c’è<br />

già prima di Petrarca con qualche accento consimile<br />

in certi attacchi di Dante proprio («Donna pietosa e di<br />

novella etate, / adorna assai di gentilezze umane», o<br />

«era la voce mia sì dolorosa / e rotta sì da l’angoscia<br />

del pianto», Vita nuova, XXIII, «Tanto gentile e tanto<br />

onesta pare / la donna mia […/…] / e par che de la<br />

sua labbia [volto] si mova / un spirto soave pien<br />

d’amore, / che va dicendo a l’anima: Sospira» 39 , ivi,

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