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Scuola e Cultura - Ottobre 2009 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> <strong>2009</strong><br />

La poesia di Pasquale Ciboddo<br />

Nella poesia di Ciboddo è possibile ravvisare<br />

alcune peculiarità salienti che ne fanno un<br />

autore dotato di stile e poetica propri. Già<br />

nell’intervista che precede la raccolta di poesie In<br />

Làcana 1<br />

(Sul confine) – facente parte de La<br />

Biblioteca di Babele, Collana di letteratura sarda<br />

plurilingue, diretta da Nicola Tanda – il poeta<br />

esplicita le motivazioni etiche ed artistiche che<br />

sottostanno alla creazione in versi, quali la<br />

conservazione e la tutela di un patrimonio<br />

linguistico regionale, tramandato spesso in forma<br />

orale, in cui si imprimono e condensano i ‘detti’, le<br />

acquisizioni e le esperienze di civiltà secolari<br />

oramai estinte.<br />

Nelle 51 poesie in gallurese, con traduzione a<br />

fronte, il poeta ‘canta’ e celebra, a guisa di antico<br />

giullare o di rinnovato Omero, le consuetudini,<br />

anche truci, che animarono la vita e le passioni<br />

della remota Gallura al tempo della ‘civiltà degli<br />

stazzi’; luoghi, questi ultimi, che – come ha<br />

acutamente notato Ferruccio Monterosso 2 – lungi<br />

dall’essere un mero recinto all’aperto per la<br />

custodia delle mandrie, costituirono invece i siti in<br />

cui si consumarono vendette, amori devastanti ma<br />

ove si custodì anche la saggezza degli antenati.<br />

E per conseguire tale fine, etico e poetico, Ciboddo<br />

ricorre alla musicalità naturalmente offertagli dalla<br />

lingua ‘madre’ (anche per la ridondanza delle<br />

vocali), corroborando la vena creativa con<br />

assonanze e rime sagacemente giocate.<br />

Emblematica, al proposito, la poesia Festa Manna<br />

(Festa Grande) dove l’incedere della morte scatena<br />

un vento gelido capace di intirizzire i buoi e<br />

illanguidire l’erba: «cu lu pilu drittu, inzuddhunìti /<br />

sudati, intimurìti» (p. 46), («col pelo dritto / sudati e<br />

intimoriti») (p. 47), «Agghju intesu passà, / illu mé<br />

capu arrufatu, / come chissu d’un caldu, / la mòlti,<br />

come un ventu malu. / Era l’òra mala, la malasòlti. /<br />

E disi li parauli fòlti», («Ho sentito passare / nella<br />

mia testa arruffata / come quella di un cardo / la<br />

morte come un vento cattivo. / Era “l’ora mala”, la<br />

malasorte. / E recitai le parole forti») (ibidem). Ora,<br />

se la traduzione inevitabilmente penalizza gli echi<br />

‘responsoriali’ che si generano nel corpo della<br />

parola e del verso, occorre tuttavia rilevare come il<br />

testo ‘a fronte’ non costituisca una traduzione<br />

letterale bensì una versione autonoma, interamente<br />

fruibile, nella sua essenza poetica, in lingua<br />

italiana. Inoltre, la battuta conclusiva «E disi li<br />

parauli fòlti» («E recitai le parole forti») riconduce<br />

all’espressione adoperata nel racconto Antoni<br />

Pizzatu: il volto dell’innocenza, ove il «servo di<br />

Gherra, Chiricu» chiede al vecchio «zio Raimundu»<br />

di recitare tali parole ed egli «[…] si mise a<br />

sussurrare parole incomprensibili». 3 Da una nota<br />

apposta al testo, dallo stesso autore, apprendiamo<br />

che si tratterebbe di una sorta di formula magica<br />

con funzione apotropaica. Nello stesso romanzo<br />

compare inoltre il ricordo della «festa manna» di<br />

Luogosanto quando nel «lontano 1909» la scrittrice<br />

Grazia Deledda «visitò il paese» (pp. 35-36) e non<br />

a caso nella silloge In Làcana è contenuto un<br />

LETTERATURA<br />

Rossella Rossetti<br />

Con una tesi in Letteratura Italiana: La teoria della<br />

conoscenza nel Mestiere di vivere di Cesare Pavese, si è<br />

laureata nella sede cremonese dell’Università di Pavia,<br />

riportando il massimo dei voti, Lode e Dignità di stampa<br />

(relatore: Prof. Ferruccio Monterosso).<br />

Ampi saggi della tesi sono stati pubblicati nelle riviste di<br />

letteratura «Si scrive», «Riscontri» e articoli sullo stesso tema<br />

sono comparsi in «Mondo Padano» e «Nuovo Domani Sud».<br />

Altri lavori concernenti Pavese, autori contemporanei sono in<br />

corso di pubblicazione.<br />

All’attività di ricerca affianca quella didattica negli Istituti<br />

secondari; nutre interessi eclettici e coltiva accanto alla<br />

passione per le lettere quella per la musica, concretizzatasi<br />

nel conseguimento del Diploma di Pianoforte.<br />

omaggio alla stessa (Zia Grazia) (p. 18). Come<br />

pure, nel racconto La verità (appartenente alla<br />

serie Tre racconti di fine Secondo Millennio)<br />

rinveniamo «babbareddhu, cioè zio grande, per i<br />

meriti e la bontà dimostrata» verso «poveri,<br />

accattoni ed amici» (p. 75), la cui figura rievoca,<br />

per i lati più edificanti, Bébbi e Mimméddha (Zio<br />

grande e zia grande) (pp. 60-61) nella poesia<br />

omonima della raccolta In Làcana.<br />

Queste scarne esemplificazioni, benché non<br />

esaurienti della intricata e complessa dinamica<br />

ritratta da Ciboddo, ne mettono comunque in luce<br />

l’ispirazione omogenea e monolitica improntata su<br />

alcuni cardini generatori. Ma soprattutto, in lui,<br />

evidenziano l’accentuata componente poetica e il<br />

dilagare di questa dalla prosa alla poesia (e<br />

viceversa). 4<br />

Similitudini, metafore, metonimie, onomatopee<br />

(adoperate con funzione espressiva e mai<br />

edonistica) vivificano il tessuto immaginifico<br />

creando suggestivi quadri d’insieme,<br />

rappresentativi degli stati d’animo, dei colori, dei<br />

suoni, delle ‘associazioni libere’ (secondo la<br />

psicanalisi di Freud).<br />

Ciboddo, attraverso un inconsueto innesto di<br />

poesia popolare e stilemi tratti dalla tradizione<br />

colta, conduce il lettore in un’aura che non gli<br />

appartiene inducendolo a rivivere emozioni non<br />

sue. Grazie poi al naturale talento poetico e alla<br />

ricercata espressività di stile – nata anche dalla<br />

consuetudine con autori quali Mistral, Verlaine,<br />

Rimbaud, Mallarmé, Dickinson, Garcia Lorca 5 ecc.<br />

– riesce a tracciare variegati e compositi scenari in<br />

cui parola e suono si fondono, in chiuse serrate e<br />

stringenti, fino al parossismo. In Làcana, il confine<br />

tra male e bene si perde, e alle devastazioni che<br />

permeano i destini degli uomini e della natura, la<br />

poesia di Ciboddo sa contrapporre la ferrea legge<br />

della necessità e della rassegnazione. Così<br />

19

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