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Scuola e Cultura - Ottobre 2009 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> <strong>2009</strong><br />

Tra i vari incarichi il manovale,<br />

doveva preoccuparsi di innaffiare.<br />

Ogni mattino un po’ perplesso<br />

curava la pianta lì all’ingresso.<br />

Pianta verde e un poco ossuta,<br />

perché in ditta sempre tenuta.<br />

Foglie avea in principio verdi e luccicanti,<br />

luminose come diamanti;<br />

sembrava finta, non reale,<br />

ma che importava al manovale?!<br />

Ma pianta un poco ossuta<br />

era divenuta<br />

perché in ditta sempre tenuta.<br />

Niente aria e poco sole,<br />

senza rugiada per molte ore,<br />

tra la tenda e il portaombrelli,<br />

lei vedeva solo cappelli.<br />

Ogni giorno più ingiallita,<br />

già una foglia giù era finita.<br />

Il fusto era un po’ piegato,<br />

sembrava un anziano molto ammalato<br />

con morbillo o varicella:<br />

mancava solo una barella!!!<br />

Lui assisteva quella piantina,<br />

come fosse la sua bambina.<br />

La riempiva di tante cure:<br />

sua compagna di sventure.<br />

Ci prestava molta attenzione,<br />

provava per lei compassione.<br />

Quella piccola oramai,<br />

era sua, se no guai!!<br />

Nei suoi pensieri s’era stanziata,<br />

non l’avrebbe mai abbandonata.<br />

Non era più un cittadino:<br />

“Devo prendere l’ombrellino?!”<br />

Agricoltore lì in città,<br />

si augurava solo pioggia, non siccità.<br />

Alzava il capo, guardava fuori,<br />

finché vide luci e nuvole di tutti i colori.<br />

Il manovale, svelto svelto,<br />

portò la pianta sotto la pioggia, all’aperto.<br />

Quell’essere verde e un po’ magretto,<br />

non stava più sotto un tetto.<br />

Sembrava espandersi a dismisura,<br />

grazie anche alla sua cura.<br />

Amava l’acqua e il fresco vento,<br />

odiava il chiuso ed il cemento.<br />

E l’uomo lì non s’importava,<br />

di quella pioggia che cascava.<br />

Lui adorava boschi e prati,<br />

non i fiori pitturati.<br />

Al rientro chiese al capo:<br />

“Lascio fuori quell’essere allampanato?”.<br />

Ma lui, al fatto poco interessato,<br />

della pianta ritenne responsabile l’impiegato,<br />

dopo avergli di portarla a casa suggerito.<br />

Così Marcovaldo in bicicletta,<br />

montò sul portapacchi la figlioletta.<br />

Quando a casa lui arrivò,<br />

Domitilla brontolò.<br />

Lei quell’essere non lo voleva:<br />

“Stiamo già stretti!!” ella diceva.<br />

Tornato in ditta il manovale,<br />

guardò la pianta per lui speciale.<br />

Lì però non la voleva lasciare<br />

e a casa con sé la volle riportare.<br />

Sabato e domenica sotto la pioggia<br />

in giro lui andava<br />

e spesso felice la pianta guardava.<br />

Essa diveniva sempre più fronzuta,<br />

in poco tempo lei era cresciuta.<br />

Lunedì però a mani vuote tornò<br />

e Viligelmo per la pianta si preoccupò:<br />

la piantina era scomparsa,<br />

ma un’altra cosa era apparsa.<br />

In un alberello s’era trasformata,<br />

lasciando il capo con la bocca spalancata.<br />

A Marcovaldo di cambiare l’albero venne ordinato<br />

e così partì subito tutto eccitato.<br />

Dalla sua “piantina” non si voleva separare<br />

e la strada del vivaio non decideva d’imboccare.<br />

Già da un pezzo un corteo lo stava seguendo,<br />

ma Marcovaldo ancora non se ne stava accorgendo.<br />

Un vento forte nell’autunno iniziò a soffiare<br />

e le foglie, violento, cominciò a strappare.<br />

Marcovaldo di aver l’albero intero ancora pensava,<br />

ma quando si voltò, delle ultime foglie lui si spogliava.<br />

Poi anche l’ultima superstite si staccò<br />

e gialla, rossa, violetta e azzurrina,<br />

la breve vita di quella piantina,<br />

nell’aria in silenzio si dileguò.<br />

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