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Scuola e Cultura - Ottobre 2009 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> <strong>2009</strong><br />

avviene nella impetuosa creazione Lu méli piu raru<br />

(Il miele più raro) (pp. 42-43) ove «l’amòri e la<br />

molti: / di la ’ita li dui estremi folti» («l’amore e la<br />

morte: / della vita i due estremi forti») trovano la<br />

medesima collocazione. Ambivalenza impressa<br />

anche negli occhi aperti e innocenti di Cuciola,<br />

dilaniata a colpi d’accetta dalla «legge antica del<br />

più forte» e «della vendetta» (La “Baldana”) (La<br />

“Bardana”) (pp. 22-23).<br />

Su di un piano traslato e più simbolico si collocano<br />

le 12 poesie in lingua italiana (una per ogni mese<br />

dell’anno) annesse al calendario La casa dell’arte,<br />

Libro dei mesi 2005, edito da Antonio Carello<br />

(Catanzaro). Qui, l’autore inneggia a sentimenti di<br />

pace, in una visione idilliaca e rasserenata della<br />

vita che preannuncia rispettivamente l’avvento<br />

della Primavera e del Salvatore (Per aprire un<br />

grembo), (Sarebbe il sogno, il disgelo); ma non<br />

mancano le immagini cupe, generate dall’incedere<br />

della morte (A noi sembra nera) e dalla<br />

crocifissione (Come negli aculei della croce), che<br />

tuttavia conducono alla rivelazione di un mistero:<br />

«La morte è solo un tramite / di passaggio dell’io.<br />

La vita si sconta morendo» e «Come negli aculei<br />

della croce / ci fu lo sbocciare della Vita. / Proprio<br />

dove perdi la speranza, come in ogni amarezza, /<br />

nascosto trovi il lieto Fine: dolcezza senza<br />

confine», dove la dicotomia tra la relegata<br />

amarezza e l’infinita dolcezza ‘espia’ la sofferenza<br />

patita. Altrove, Ciboddo sbriglia le redini della sua<br />

esuberante fantasia e perviene a metafore<br />

dall’aspetto incantato quale il Palazzo dorato della<br />

casa dell’Arte (Il fortunato che tocca); pregnanza<br />

descrittiva e pittorica è invece espressa nella lirica<br />

Si staglia il giallo ove l’autore esprime il felice e<br />

contrastato binomio uomo-natura («Quadro d’arte<br />

della natura / che invidia l’umano pittore»), 6 mentre<br />

nei due componimenti E con che cuore, L’anima<br />

dell’eterno, il poeta riflette sulla labilità<br />

dell’esistenza terrena («lasciando sui campi / agli<br />

altri polvere / di fosforo e d’oro»), di contro<br />

all’«anima dell’Eterno». Vi sono infine poesie che<br />

concentrano il nerbo della versificazione nella<br />

massima finale («Chi si veste dell’altrui / del suo si<br />

spoglia»), («e una scusa non manca mai / per<br />

abbreviarci la fine»), («di ritornare emigrato / alla<br />

casa della nascita / più ricco di nera povertà») le<br />

quali possono accorparsi al filone della ferrea<br />

necessità.<br />

Molto efficace, per dispiegamento di mezzi tecnici<br />

(onomatopee, similitudini, ambientazione), Quando<br />

soffia la tramontana che chiude il ciclo di<br />

composizioni poetiche.<br />

La disposizione inoltre dei vari componimenti,<br />

mirata a istituire un legame tematico con i mesi<br />

‘trattati’, sembra scandire il trascorrere del tempo in<br />

una prospettiva ‘allucinata’ e surreale ma<br />

solitamente ottimistica.<br />

Attraverso la poesia, quindi, Ciboddo parla di sé<br />

alle anime del creato in rappresentazioni in cui i<br />

destini si avvinghiano inesorabilmente creando<br />

messaggi ora salvifici ora apocalittici.<br />

Rossella Rossetti<br />

NOTE<br />

1<br />

P. CIBODDO, In Làcana (Sul confine), Sassari, Editrice<br />

Democratica Sarda, 2005.<br />

2<br />

P. CIBODDO, Tre racconti di Gallura, Saggio introduttivo di<br />

Ferruccio Monterosso, Viareggio, Mauro Baroni Editore, 1997. A<br />

p. 8 del saggio introduttivo si legge: «[…] lo stazio non è<br />

assunto da Ciboddo nel significato limitato di recinto all’aperto<br />

[…] il nostro scrittore ci propone gli stazzi […] soprattutto come<br />

sedi dell’anima […]».<br />

3<br />

P. CIBODDO, Tre racconti di fine<br />

Secondo Millennio, Prefazione di<br />

Ferruccio Monterosso, Viareggio,<br />

Mauro Baroni Editore, 2000, p. 43.<br />

4<br />

Ferruccio Monterosso nella<br />

succitata prefazione ai Tre<br />

racconti di fine Secondo Millennio<br />

si intrattiene sull’entità di «quota<br />

“poetica”» (p. 7), di «“Poesia” […]<br />

fortemente incorporata nella<br />

civitas […]» (p. 10).<br />

5<br />

P. CIBODDO, In Làcana (Sul<br />

confine), Editrice Democratica<br />

Sarda, Sassari, 2005, p. 6.<br />

6<br />

Cfr. F. MONTEROSSO, L’altro<br />

Novecento, a cura di V.<br />

ESPOSITO, Foggia, Bastogi<br />

Editrice Italiana, 2003, vol. VII, p.<br />

353: «Ciboddo è poeta perché sa<br />

trasporre i concetti in immagini,<br />

perché ci dona un’affascinante<br />

emozione panica che significa<br />

attuazione d’un felice connubio<br />

uomo-natura».<br />

Piomario Arini, Paesaggio di<br />

Gallura.<br />

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