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Scuola e Cultura - Ottobre 2009 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> <strong>2009</strong><br />

Mostri fra noi<br />

Oggi gl’italiani sono un popolo che vive nel<br />

timore. Questo è un dato di fatto. Basta<br />

pensare al gran numero delle porte blindate,<br />

di sofisticati sistemi di sicurezza, di cani da guardia di<br />

razze particolarmente feroci e di “gorilla” che<br />

vengono impiegati da chiunque abbia qualcosa da<br />

difendere e disponga dei mezzi finanziari<br />

indispensabili. Non è invece altrettanto evidente che<br />

la paura quasi ossessiva che angoscia buona parte<br />

della popolazione sia commisurata alla effettiva realtà<br />

del pericolo che ci minaccia, né che esso sia più<br />

grave nel momento attuale rispetto ad altre epoche.<br />

È una questione di cui si discute e si dibatte<br />

continuamente a tutti i livelli e i media le attribuiscono<br />

ampio spazio mettendo a confronto le diverse e<br />

contrastanti opinioni, ma probabilmente si tratta di<br />

una questione di difficile e forse impossibile<br />

soluzione.<br />

È anche troppo evidente che anche in tempi<br />

relativamente recenti – che ancora molti fra noi<br />

ricordano chiaramente – la società italiana è stata<br />

esposta a pericoli ben più gravi; ma forse anche in<br />

quei terribili periodi, quando chiunque poteva restare<br />

vittima di un bombardamento o venire arrestato e<br />

inviato in un lager o fucilato seduta stante, forse il<br />

sentimento della paura non aveva assunto la forma<br />

ossessiva che ha oggi, anche se è ben difficile dirlo,<br />

giacché come si può valutare il grado d’intensità di un<br />

sentimento condiviso da un così gran numero di<br />

persone?<br />

Per quanto riguarda poi epoche remote la storia ci<br />

parla di tempi in cui assedi, invasioni, pestilenze<br />

ridussero metropoli come Roma a poco più di un<br />

villaggio che contava poche migliaia di abitanti, ma<br />

essa non può fornirci niente di più che vaghe<br />

testimonianze sull’intensità del terrore in cui vivevano<br />

le popolazioni così terribilmente falcidiate.<br />

Comunque la questione della sicurezza è diventata<br />

ormai così importante da venir considerata, sia dalla<br />

popolazione che dalle istituzioni, una delle tre o<br />

quattro più urgenti emergenze. Il governo annuncia a<br />

ripetizione sempre nuovi provvedimenti che<br />

dovrebbero dissipare la diffusa atmosfera di terrore e<br />

restaurare il senso della sicurezza, anche se appare<br />

ben difficile cogliere un’autentica coerenza tra tali<br />

provvedimenti che, da una parte, tagliano i fondi alle<br />

forze costituzionalmente addette ai compiti della<br />

sicurezza, provocando le proteste dei poliziotti,<br />

mentre, dall’altra, affida tali compiti ad organismi che<br />

non sono dotati di una specifica preparazione per<br />

assolverli, come l’esercito o le ronde. Una delle<br />

motivazioni di ciò può forse essere il fatto che tali<br />

organismi gravano molto meno sull’erario.<br />

È anche vero che crimini particolarmente efferati<br />

hanno violentemente colpito e scosso la pubblica<br />

opinione in questi ultimi anni. Si sono fatti più<br />

frequenti gli episodi di delinquenza di natura ben nota<br />

anche in passato, come risse che scoppiano per futili<br />

motivi nel corso delle quali però oggi spesso i coltelli<br />

fanno prontamente la loro comparsa anche in mano a<br />

giovanissimi, tanto che non di rado ci scappa il morto;<br />

ATTUALITÀ<br />

Gianlorenzo Pacini<br />

(Roma 1930).<br />

Laureato in Lettere Moderne<br />

alla “Sapienza” nel 1953 e in<br />

Filosofia a Urbino, 1961.<br />

Professore di Lingua e<br />

Letteratura russa presso<br />

l’università di Lecce 1969/71 e<br />

di Urbino 1971/75. Attualmente<br />

è professore di L. e L. russa<br />

presso<br />

l’Università di Siena, sede staccata di Arezzo. Ha tradotto e<br />

prefato più di trenta opere di narrativa, teatro, critica e<br />

filosofia di autori russi e cèchi dell’Otto e Novecento.<br />

24<br />

o le incursioni di malviventi in villette isolate i cui<br />

proprietari vengono sottoposti a gravi maltrattamenti,<br />

a vessazioni da “arancia meccanica” o a vere e<br />

proprie torture perché confessino nascondigli spesso<br />

inesistenti di denaro o preziosi. Ma è un fatto che la<br />

cronaca nera di questi ultimi anni ha dovuto<br />

registrare crimini ben più gravi: violenze sessuali<br />

esercitate non solo su donne, ma anche su minori e<br />

perfino su minorati; intere famiglie sterminate da<br />

vicini animati nei loro confronti da un’ostilità insorta<br />

per futili motivi; rapimenti di bambini uccisi prima<br />

ancora che venga stabilito un contatto con i genitori<br />

per chiedere un riscatto; scolari che violentano,<br />

torturano e uccidono le compagne; parenti che<br />

uccidono consanguinei per venire in possesso dei<br />

loro beni, perfino figli che eliminano i genitori per<br />

assicurarsene l’eredità e padri che sterminano moglie<br />

e figli. I media fanno il loro mestiere e il loro interesse<br />

inzuppandoci il pane; ne parlano anche per intere<br />

settimane, citando anche i dettagli più raccapriccianti<br />

per sfruttare la morbosa curiosità di un vasto<br />

pubblico, ma così facendo contribuiscono a<br />

diffondere la paura, il senso dell’insicurezza e la<br />

convinzione che viviamo circondati da veri e propri<br />

mostri.<br />

Infatti l’orrore destato da così odiosi crimini diffonde<br />

tra una buona parte della popolazione la convinzione<br />

che soltanto dei mostri, degli esseri diversi dalle<br />

persone normali, quasi degli “alieni” possano essere<br />

stati capaci di commetterli, e che questi mostri si<br />

aggirino tra di noi. In un primo tempo la<br />

responsabilità di tali efferatezze è stata attribuita<br />

dalla voce pubblica agl’immigrati, essendo essi<br />

facilmente individuabili per le differenze di<br />

nazionalità, di razza o del colore della pelle; ma ben<br />

presto si è dovuto ammettere che capita anche che<br />

questi mostri siano gente della nostra razza e<br />

nazionalità, italiani autentici. E sono frequenti i casi in<br />

cui quella tal persona, prima di commettere un<br />

crimine perfino contro i suoi più stretti parenti, sia<br />

stato sempre un cittadino dal comportamento<br />

assolutamente normale, universalmente apprezzato<br />

da quanti lo conoscevano. In tali casi si suol dire che<br />

la persona è stata colta da un raptus, termine che in<br />

realtà non spiega nulla, ma viene usato nell’infondata<br />

convinzione che valga ad escluderlo dalla categoria<br />

dei veri Mostri con la M maiuscola. Per la pubblica<br />

opinione i Mostri autentici sono animali, belve feroci

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