Scarica The Life and Times of DaCa$h - Rolling Stone

facevano sentire centinaia di beats ogni giorno, dove c’era già
qualcuno che aveva cantato, e lui doveva ripetere le parole,
col fonico imbottito di valium per non spaccargli la faccia
perché troppo scarso.
I primi risultati: tragedia; per una strofa ci volevano trenta,
quaranta, sessanta, cento takes, no, hai sbagliato, rifai, cazzo,
sei uno scarso di merda, ed un lavoro di oreficeria digitale
per cucirle in qualcosa di senso compiuto. Fonici impassibili
sotto la regia distante di T-Bone registravano, filtravano, effettavano,
comprimevano e strizzavano quella sua voce zarra
e sgraziata tra un boom ed un cha, fino a farla sembrare quasi
accettabile, tutto il giorno in studio con Big P che più lo
conosceva e più gli stava sulle palle, niente, quel negro proprio
non ce la faceva a pigliarlo a genio. E secondo Wysdom
dovevano diventare tutt’uno, tant’è vero che gli facevano fare
giochini teatrali per imparare a pigliarsi a tempo. A volte venivano,
a volte no. Diciamo spesso no. Voi mi capite.
Certo le puttane, la coca, i soldi - da lontano - li intravedeva
eccome. Ma erano parte della scena, teatrino per gli scemi.
Figata è un’altra cosa.
T-Bone ogni tanto parlava via skype con Wysdom, se ne stava
col culo caldo a LA, non tra queste montagne di neve del
cazzo, con nient’altro che lavoro da fare.
Le canzoni avevano nomi improbabili e spacconi tipo
“(You’re just a) Ghetto victim”, “P.I.M.P. Violence”, “Your
friendly rapist”, “Music to fuck with”, “No Homo Allowed”
e robette del genere. Roba da bianchi che vogliono ascoltare
neri che accontentano l’immaginario scarso dei bianchi.
Certi pezzi erano davvero fichi, spaccavano altri boh, altri x.
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