Scarica The Life and Times of DaCa$h - Rolling Stone

Il corpo si intuisce splendido, ma non è quello. La cosa che
impressiona da morire DaCa$h è che per la prima volta in
un mese e mezzo, da quando è cominciato questo turbine,
qualcuna, trovandoselo di fronte distoglie lo sguardo e tira
dritto. Lui si volta a guardarla e lei ha l’incedere di una regina,
e i suoi fianchi dondolano con ipnotica dolcezza.
“Chi è quella figa?” chiede a Big P.
“Quella? Quale quella?”
“L’africana”.
Big P guarda e sorride col suo solito sorrisetto da stronzo.
“Quella? Quella non è roba per te”.
“Questo lo dico io. Chi cazzo è?”
“La conosco di vista, si chiama Jamija. Proprio un nome da
negra”.
“Bello” dice, e lascia che la parola sfumi nel brusio della festa.
Big P si gira e lo guarda sarcastico.
“Lascia stare, scemo. È una poetessa, non roba per te. Per
te ci vogliono le bitches da catene di montaggio, non una
che ti parla di falene” gli dice mentre gli da una manata sul
gomito, allontanandosi per vampirizzare qualche analcolico
dal buffet. Analcolico: Big P è un salutista del cazzo, di quelli
convinti, e nonostante il suo glamoreggiare e il suo sbandierare
il suo pseudonimo (che, neanche a dirlo, sta per Big Penis,
con aristocratica, impalpabile finezza) è un mezzo frocio
trangugiamineralinaturali. Schifo.
Si butta nella mischia, tra i centomila bigup che gli tirano,
annoiato dai sorrisi otturati e dai grill da compagnone gansta.
Segue un qualcosa di lei, qualcosa di impalpabile e tuttavia
di profondamente terreno che galleggia in mezzo all’aria.
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