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STORIA E ARTE<br />
di Fabio Astolfi<br />
34<br />
La lebbra “santa”<br />
di Costantino<br />
La storia in una serie di affreschi considerati<br />
uno degli esempi migliori della pittura romana<br />
del Duecento. L’imperatore e il vescovo<br />
In una delle passeggiate più<br />
pittoresche di Roma, quella<br />
che dalla basilica di S. Giovanni<br />
in Laterano, la prima sede<br />
dei Papi, porta al Colosseo,<br />
simbolo principe della città pagana,<br />
si incontra l’antica chiesa<br />
dedicata ai Ss. Quattro Coronati;<br />
al suo interno è conservato<br />
un ciclo di affreschi dedicato<br />
a S. Silvestro e all’imperatore<br />
Costantino, considerato<br />
dagli storici dell’arte come uno<br />
degli esempi migliori della pittura<br />
romana del Duecento. Le<br />
immagini qui<br />
rappresentate<br />
sono frutto di<br />
leggende che,<br />
a partire dal V<br />
sec. d.C., fiorirono<br />
intorno<br />
alla vita e alle<br />
gesta di questi<br />
due importantissimi<br />
personaggi,<br />
talvolta create<br />
“ad hoc”<br />
per celebrare,<br />
come in questo<br />
caso, il<br />
potere non<br />
solo spirituale<br />
ma anche<br />
politico della<br />
Chiesa su Roma<br />
e sull’Occidente.<br />
Storicamente<br />
sappiamo che<br />
l’ultima persecuzione<br />
di<br />
I segni del contagio sull’Imperatore massa cristia-<br />
Immagini di meravigliose leggende<br />
na fu compiuta sotto Diocleziano,<br />
ma la storia che qui viene<br />
narrata prende spunto da un<br />
persecuzione, in realtà mai avvenuta,<br />
voluta da Costantino.<br />
Silvestro, allora vescovo della città<br />
di Roma, si vide per questo<br />
costretto a rifugiarsi con alcuni<br />
confratelli sul monte Soratte. A<br />
causa del suo comportamento,<br />
l’imperatore viene punito da Dio<br />
con la lebbra, che nella tradizione<br />
e nelle raffigurazioni sacre<br />
ben rappresenta la punizione<br />
per chi si è opposto alla fede;<br />
unico rimedio alla malattia,<br />
secondo gli indovini di corte, sarebbe<br />
stato un bagno rigenerante<br />
nel sangue di tremila fanciulli.<br />
Così Costantino si appresta al<br />
cruento rimedio, quando lungo<br />
la strada gli si fanno incontro le<br />
madri dei bambini da sacrificare,<br />
distrutte dalla disperazione;<br />
commosso dalla loro manifestazione<br />
di dolore decide di soffrire<br />
e perire per il male incurabile<br />
senza dover per questo sacrificare<br />
la vita di innocenti. I<br />
bambini sono quindi riconsegnati<br />
alle legittime madri, e per<br />
farsi perdonare, Costantino li ricompensa<br />
con denaro e regali.<br />
La stessa notte, per il suo atto<br />
di magnanimità, gli appaiono in<br />
sogno i Santi Pietro e Paolo, allora<br />
sconosciuti all’imperatore,<br />
che gli comandano di richiamare<br />
Silvestro a Roma, perché solo lui<br />
avrebbe saputo salvarlo con un<br />
ben altro tipo di “bagno”. Il<br />
mattino seguente vengono subito<br />
mandati dei cavalieri a pre-<br />
levare dal suo rifugio Silvestro,<br />
che inizialmente crede di essere<br />
condotto al martirio. Quando<br />
invece è davanti all’imperatore,<br />
che lo accoglie come un<br />
monarca, ed ascolta tutta la sua<br />
storia, Silvestro mostra a Costantino<br />
le immagini dei due<br />
Apostoli, che l’imperatore immediatamente<br />
riconosce. Quindi<br />
il Papa comprende che solo<br />
il battesimo può liberarlo dalla<br />
lebbra, e così facendo salva miracolosamente<br />
l’imperatore dalla<br />
malattia.<br />
Fonte principale di queste colorite<br />
leggende è, oltre che la Vita<br />
di Papa Silvestro, la Donazione<br />
di Costantino, il documento<br />
con cui nel 315 l’imperatore Costantino,<br />
in riconoscenza del miracolo<br />
ricevuto, avrebbe lasciato<br />
alla Chiesa di Roma nella figura<br />
di Papa Silvestro il dominio<br />
assoluto praticamente su<br />
tutto l’Occidente, mantenendo<br />
per se stesso Costantinopoli e<br />
l’Oriente. Il testo, ritenuto valido<br />
per tutto il Medioevo, venne<br />
riconosciuto come un clamoroso<br />
falso solo nel 1440,<br />
quando lo studioso Lorenzo Valla<br />
ne fece un’analisi critica dettagliata,<br />
riuscendo a dimostrare<br />
le varie incongruenze in esso<br />
contenute. Ad esempio osservò<br />
come il latino in cui era<br />
stato redatto il testo non era<br />
certo quello della prima metà<br />
del IV sec., ma una lingua già<br />
corrotta ed in mutazione usata<br />
diversi secoli dopo; che in quel<br />
periodo non era Papa Silvestro,<br />
ma Milziade, e che Costantinopoli<br />
non era ancora chiamata<br />
in questo modo ma conservava<br />
al tempo l’antico nome di<br />
Bisanzio.<br />
Inoltre Costantino storicamente<br />
non si macchiò di nessuna<br />
persecuzione, e in realtà si fece<br />
battezzare solo in punto di<br />
morte dal vescovo Eusebio di<br />
Nicomedia. E’ oramai accertato<br />
quindi che la Donatio fu sicuramente<br />
redatta non prima<br />
dell’VIII sec., e da quel momento<br />
venne più volte invocata<br />
dai pontefici per dimostrare<br />
la legittima discendenza del Potere<br />
Temporale direttamente dal<br />
potere dell’imperatore. ■