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CANDIDI PETALI E<br />
FRUTTI PROFUMATI<br />
Giovanni Pascoli che “canta” il biancospino<br />
ed un medico che ricorda<br />
una pianta della sua gioventù. Anche<br />
questo ci fornisce la natura, un<br />
legame tra il passato e il presente.<br />
di Diana Geraldini<br />
IL VESTITO DI VALENTINO<br />
vestito di<br />
nuovo come le broc-<br />
“OValentino<br />
che del biancospino".<br />
Così si esprimeva Giovanni Pascoli<br />
per mettere in risalto le lindezze<br />
dell'abbigliamento del contadinello<br />
dei "Canti di Castelvecchio".<br />
Un riferimento, quello del Poeta, che<br />
meglio non si poteva attagliare dato<br />
il candore di questo semplice ma<br />
suggestivo fiore. Il biancospino nasce<br />
spontaneo nelle campagne di<br />
tutta la penisola sino ad una altitudine<br />
di poco più di mille metri. Si<br />
tratta di cespugli anche di notevole<br />
altezza, dai fitti rami contorti pieni<br />
di pericolose spine. Per questa sua<br />
caratteristica un tempo i contadini<br />
lo utilizzavano per marcare i confini<br />
dei loro poderi, sicuri che animali<br />
indesiderati ed anche persone non<br />
avrebbero tanto facilmente superato<br />
la barriera naturale. Proprio in<br />
questo periodo il biancospino si riempie<br />
di vistose ed abbondanti infiorescenze<br />
candide ( le brocche del<br />
Pascoli) che in autunno si trasformano<br />
in piccole bacche dal colore<br />
rosso acceso considerate dagli uccelli<br />
vere e proprie ghiottenerie. Ecco<br />
perché per vedere merli, cinciallegre<br />
pettirossi banchettare con i vari<br />
vermigli frutti molti desiderano<br />
avere almeno una di queste piante<br />
nel proprio giardino. Esistono due<br />
tipi principali di biancospino. Il più<br />
diffuso è il "Crataegus monogyna"<br />
che può raggiungere un'altezza di<br />
qualche metro e cresce nei nostri<br />
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boschi o ai margini di essi, ma anche<br />
il "Crataegus oxyacantha" lo si<br />
trova un po’ dappertutto ed è maggiormente<br />
adatto, come si è accennato,<br />
per formare fitte siepi. Se volete<br />
anche voi possedere un biancospino<br />
il mezzo più semplice è<br />
quello di fare una gita in campagna,<br />
trovare un luogo dove crescere questo<br />
cespuglio, sradicare dalla terra<br />
un piccolo esemplare per poi trapiantarlo<br />
in un luogo prescelto. Sono<br />
piante rustiche che stanno bene<br />
sia al sole sia a mezz'ombra e non<br />
hanno bisogno di particolari cure:<br />
una leggera potatura e una manciata<br />
di concime organico in primavera.<br />
Quanto all'acqua, infine, non<br />
temono la siccità.<br />
IL TEMPO DELLE MELE<br />
Un medico ci ha telefonato ricordando<br />
che quand'era<br />
bambino, "tanti anni fa",<br />
andava a trovare dei parenti in un<br />
paese dell'Umbria chiamato Cocciano<br />
e nel loro orto raccoglieva delle<br />
gustose mele. "Erano piccole rosse<br />
e profumate" rammenta il medico<br />
ed ha aggiunto che "al loro<br />
confronto quelle " moderne" sanno<br />
tutt'al più di acqua zuccherata".<br />
Poiché possiede una casa in campagna<br />
il nostro ci ha chiesto se sia<br />
possibile rintracciare un albero di<br />
quel tipo di mele per piantarlo nel<br />
suo terreno. Con i pochi dati che ci<br />
ha fornito è stato alquanto difficile<br />
risalire al melo della sua infanzia, anche<br />
perché la località da lui indica-<br />
ta più che un paese è un semplice<br />
borgo. Tuttavia ci siamo riusciti, indentificando<br />
il posto e rivolgendosi<br />
ad un vivaista della zona in cui vivevano<br />
i parenti del medico, ottenendo<br />
preziose informazioni. Ci ha<br />
spiegato che effettivamente tanti<br />
anni fa cresceva nel territorio un melo<br />
dai frutti rossi, non molto grandi,<br />
ma profumati e saporitissimi. I locali<br />
chiamavano quelle mele "Coccianesi",<br />
nome che derivava per l'appunto<br />
dalla zona in cui allignava l'albero.<br />
Oggi, ha aggiunto il vivaista,<br />
è ancora possibile trovare allo stato<br />
spontaneo qualche raro esemplare<br />
del genere, come pure è possibile<br />
scoprire superstiti di peri selvatici,<br />
abbandonati e mal ridotti che danno<br />
pochi frutti per di più solitamente<br />
ammalati. Però la speranza di recuperarli<br />
esiste: all'epoca delle fruttificazione<br />
basta andare in quella parte<br />
dell'Umbria alla ricerca di un albero<br />
che produca quel tipo di mele<br />
(si riconosce soprattutto dal tronco<br />
e dai rami contorti di un marrone<br />
molto scuro), tagliare con cura un<br />
getto sano e di recente nascita con<br />
all'apice una bella gemma e creare<br />
una talea pestando con delicatezza<br />
il fondo del gambo, spolverandolo<br />
con un ormone che favorisca la nascita<br />
di radici (il prodotto si trova in<br />
commercio nei migliori garden-center)<br />
e interrandolo in un vaso colmo<br />
di una composta leggera, formata<br />
da una parte di terra, da una di sabbia<br />
e da una terza di torba. La piantina<br />
sarà innaffiata moderatamente<br />
e senza che si formino ristagni<br />
d'acqua. ■<br />
FIORI