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Stampa ENPAM-Feb/05-1/20

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CANDIDI PETALI E<br />

FRUTTI PROFUMATI<br />

Giovanni Pascoli che “canta” il biancospino<br />

ed un medico che ricorda<br />

una pianta della sua gioventù. Anche<br />

questo ci fornisce la natura, un<br />

legame tra il passato e il presente.<br />

di Diana Geraldini<br />

IL VESTITO DI VALENTINO<br />

vestito di<br />

nuovo come le broc-<br />

“OValentino<br />

che del biancospino".<br />

Così si esprimeva Giovanni Pascoli<br />

per mettere in risalto le lindezze<br />

dell'abbigliamento del contadinello<br />

dei "Canti di Castelvecchio".<br />

Un riferimento, quello del Poeta, che<br />

meglio non si poteva attagliare dato<br />

il candore di questo semplice ma<br />

suggestivo fiore. Il biancospino nasce<br />

spontaneo nelle campagne di<br />

tutta la penisola sino ad una altitudine<br />

di poco più di mille metri. Si<br />

tratta di cespugli anche di notevole<br />

altezza, dai fitti rami contorti pieni<br />

di pericolose spine. Per questa sua<br />

caratteristica un tempo i contadini<br />

lo utilizzavano per marcare i confini<br />

dei loro poderi, sicuri che animali<br />

indesiderati ed anche persone non<br />

avrebbero tanto facilmente superato<br />

la barriera naturale. Proprio in<br />

questo periodo il biancospino si riempie<br />

di vistose ed abbondanti infiorescenze<br />

candide ( le brocche del<br />

Pascoli) che in autunno si trasformano<br />

in piccole bacche dal colore<br />

rosso acceso considerate dagli uccelli<br />

vere e proprie ghiottenerie. Ecco<br />

perché per vedere merli, cinciallegre<br />

pettirossi banchettare con i vari<br />

vermigli frutti molti desiderano<br />

avere almeno una di queste piante<br />

nel proprio giardino. Esistono due<br />

tipi principali di biancospino. Il più<br />

diffuso è il "Crataegus monogyna"<br />

che può raggiungere un'altezza di<br />

qualche metro e cresce nei nostri<br />

71<br />

boschi o ai margini di essi, ma anche<br />

il "Crataegus oxyacantha" lo si<br />

trova un po’ dappertutto ed è maggiormente<br />

adatto, come si è accennato,<br />

per formare fitte siepi. Se volete<br />

anche voi possedere un biancospino<br />

il mezzo più semplice è<br />

quello di fare una gita in campagna,<br />

trovare un luogo dove crescere questo<br />

cespuglio, sradicare dalla terra<br />

un piccolo esemplare per poi trapiantarlo<br />

in un luogo prescelto. Sono<br />

piante rustiche che stanno bene<br />

sia al sole sia a mezz'ombra e non<br />

hanno bisogno di particolari cure:<br />

una leggera potatura e una manciata<br />

di concime organico in primavera.<br />

Quanto all'acqua, infine, non<br />

temono la siccità.<br />

IL TEMPO DELLE MELE<br />

Un medico ci ha telefonato ricordando<br />

che quand'era<br />

bambino, "tanti anni fa",<br />

andava a trovare dei parenti in un<br />

paese dell'Umbria chiamato Cocciano<br />

e nel loro orto raccoglieva delle<br />

gustose mele. "Erano piccole rosse<br />

e profumate" rammenta il medico<br />

ed ha aggiunto che "al loro<br />

confronto quelle " moderne" sanno<br />

tutt'al più di acqua zuccherata".<br />

Poiché possiede una casa in campagna<br />

il nostro ci ha chiesto se sia<br />

possibile rintracciare un albero di<br />

quel tipo di mele per piantarlo nel<br />

suo terreno. Con i pochi dati che ci<br />

ha fornito è stato alquanto difficile<br />

risalire al melo della sua infanzia, anche<br />

perché la località da lui indica-<br />

ta più che un paese è un semplice<br />

borgo. Tuttavia ci siamo riusciti, indentificando<br />

il posto e rivolgendosi<br />

ad un vivaista della zona in cui vivevano<br />

i parenti del medico, ottenendo<br />

preziose informazioni. Ci ha<br />

spiegato che effettivamente tanti<br />

anni fa cresceva nel territorio un melo<br />

dai frutti rossi, non molto grandi,<br />

ma profumati e saporitissimi. I locali<br />

chiamavano quelle mele "Coccianesi",<br />

nome che derivava per l'appunto<br />

dalla zona in cui allignava l'albero.<br />

Oggi, ha aggiunto il vivaista,<br />

è ancora possibile trovare allo stato<br />

spontaneo qualche raro esemplare<br />

del genere, come pure è possibile<br />

scoprire superstiti di peri selvatici,<br />

abbandonati e mal ridotti che danno<br />

pochi frutti per di più solitamente<br />

ammalati. Però la speranza di recuperarli<br />

esiste: all'epoca delle fruttificazione<br />

basta andare in quella parte<br />

dell'Umbria alla ricerca di un albero<br />

che produca quel tipo di mele<br />

(si riconosce soprattutto dal tronco<br />

e dai rami contorti di un marrone<br />

molto scuro), tagliare con cura un<br />

getto sano e di recente nascita con<br />

all'apice una bella gemma e creare<br />

una talea pestando con delicatezza<br />

il fondo del gambo, spolverandolo<br />

con un ormone che favorisca la nascita<br />

di radici (il prodotto si trova in<br />

commercio nei migliori garden-center)<br />

e interrandolo in un vaso colmo<br />

di una composta leggera, formata<br />

da una parte di terra, da una di sabbia<br />

e da una terza di torba. La piantina<br />

sarà innaffiata moderatamente<br />

e senza che si formino ristagni<br />

d'acqua. ■<br />

FIORI

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