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PERCHÈ?<br />
5<br />
EDITORIALE di Eolo Parodi<br />
Il mio ultimo editoriale su una lettera anonima che avevo ricevuto ha provocato un giusto, corretto e<br />
da me auspicato dibattito con molti colleghi. Tralascio i desideri di coloro che mi chiedono il significato<br />
di parole dialettali genovesi in quanto interessavano solo il mio anonimo amico.<br />
Da parecchio tempo mi sto chiedendo: perché accadono queste cose? Perché esiste la voglia di disconoscere<br />
il lavoro svolto da chi o da coloro, chiunque siano, in democrazia, che hanno il compito di guidare<br />
la categoria e ancor più di difendere la professione? Perché aumenta ed impera la “gestione dell'invidia”?<br />
Tutti sono prevenuti contro tutti.<br />
Ognuno guarda sempre nella bisaccia degli altri, ma mai nella sua.<br />
Il problema è all'attenzione di tutti, di tutti coloro che perlomeno rispettano la professione: i medici non<br />
partecipano alle elezioni ordinistiche, i medici non accettano una “Polizza Sanitaria” che in questi giorni<br />
viene abbondantemente copiata in Francia, in Gran Bretagna, e in Germania.<br />
I medici buttano via le nostre lettere e i nostri giornali.<br />
Noi comunichiamo con difficoltà, a sentire i colleghi: ciò mi preoccupa enormemente, io giro l'Italia, parlo<br />
con i medici, li ascolto, li capisco, ma quasi sempre trovo persone adirate con se stesse e contro la società,<br />
professionisti stanchi di essere accusati di tutto e da tutti, tenendo presente che oggi, posso affermarlo<br />
decisamente, noi non contiamo nulla ma subiamo tutto.<br />
Ci denunciano e ci dileggiano. Coloro che lo fanno non hanno capito che fare il medico deve essere sempre<br />
un atto di umiltà e di coraggio.<br />
Mettere paura ai medici significa soltanto far del male ai nostri malati e interrompere quello stare insieme,<br />
quel rinnovato dialogo che deve ridare fiducia e speranza a noi, ma soprattutto a loro.