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Tesori inestimabili<br />

I tanti figli del<br />

fondo del mare<br />

A largo di Lussino (Croazia) è stato<br />

trovato un bronzo datato III,<br />

IV secolo a. C. che una volta restaurato<br />

appare come l’ennesima meraviglia<br />

Il ventre del mare, questo “altro”<br />

mondo sconosciuto, nasconde<br />

e conserva tesori inestimabili<br />

e solo una piccola parte<br />

di essi, fortunosamente scampata<br />

da secoli di razzie di popoli<br />

antichi, guerre e calamità naturali,<br />

solca le acque e ritorna alla<br />

storia.<br />

Questo raro ed entusiasmante<br />

avvenimento diventa leggenda<br />

quando ad essere trovato è un<br />

bronzo antico datato tra la fine<br />

del IV° e l’inizio del III° secolo<br />

a.C. , di grande manifattura greca.<br />

Alto circa due metri raffigura un<br />

giovane atleta mentre pulisce lo<br />

strigile, uno strumento che de-<br />

di Serena Bianchini<br />

tergeva il sudore dal corpo. Venne<br />

trovato al largo dell’isola di<br />

Lussino in Croazia nel luglio del<br />

1997 da un sommozzatore belga<br />

René Wouters durante un’immersione<br />

e recuperato nel ’99.<br />

Tra quei suggestivi isolotti croati<br />

inizia così la lunga e delicata<br />

fase di restauro che si è ora compiuta,<br />

grazie all’unione delle forze<br />

tra l’Istituto croato del Restauro<br />

diretto da Ferdinand Meder,<br />

e l’Opificio delle Pietre Dure<br />

di Firenze, istituto di alta formazione<br />

nel settore, con la coordinazione<br />

di Maurizio Michelucci,<br />

direttore della sezione Archeologica<br />

dell’Opificio.<br />

Riguardo le scoperte del restauro<br />

e la datazione dell’opera<br />

il dottor Michelucci che ha<br />

seguito fin dall’inizio tutte<br />

le fasi diagnostiche ci ha dato<br />

le opportune delucidazioni<br />

.<br />

Il bronzo era completamente<br />

ricoperto di incrostazioni<br />

e depositi calcarei ed era appoggiato<br />

sul fianco destro<br />

che a contatto diretto con<br />

la sabbia e con la continua<br />

erosione si era assottigliato<br />

e mineralizzato, così la gamba<br />

ponderale era precaria.<br />

La testa si era staccata dal<br />

corpo per il cedimento della<br />

lega saldante ma grazie a<br />

questo il restauratore Giuliano<br />

Tordi ha potuto intervenire<br />

all’interno della statua<br />

svuotandola pazientemente,<br />

come in uno scavo<br />

35 STORIA<br />

archeologico, dei depositi accumulatisi.<br />

Questi sono in realtà resti<br />

organici composti da erba,<br />

noccioli di frutta, di oliva e gusci<br />

di noce, ricoperti di piccoli intacchi<br />

che si è poi intuito essere<br />

una tana di piccoli roditori.<br />

Il dottor Michelucci ci ha ricostruito<br />

, grazie a questa “scoperta<br />

nella scoperta” e all’esame<br />

del Carbonio 14, le ultime vi- E<br />

cissitudini della statua.<br />

Il bronzo dell’atleta in origine do- ARTE<br />

veva aver fatto parte di un<br />

gymnasium, una palestra pubblica,<br />

o di un agorà; poi con la<br />

conquista romana quel sito si<br />

spopolo’ e venne la decadenza<br />

economica. Prima di essere trasportato<br />

in mare era abbandonato<br />

in terra, frequentato da topi<br />

e contornato da erba infestante<br />

per un lungo periodo tra<br />

il 110a.C e il 170d.C. Venne<br />

comprato da qualche ricco romano<br />

e trasportato in nave verso<br />

l’Alto Adriatico dove poi si inabissò<br />

insieme al carico che venne<br />

buttato in mare per sventare<br />

forse un naufragio.<br />

La statua è una copia greca fusa<br />

su un modello greco e Michelucci<br />

propende nel datarlo intorno<br />

al 300 a.C., nella fine dell’età<br />

classica o all’inizio dell’Ellenismo<br />

per la ricerca del movimento<br />

nella postura quasi precaria,<br />

un grande traguardo della<br />

statuaria ellenistica che vede<br />

il suo massimo esponente Lisippo<br />

(IV sec. a.C.), colui che supera<br />

la monumentalità dell’arte<br />

classica di Policleto<br />

( V sec. a.C.). Grazie all’attenta<br />

pulizia sul bronzo si è potuta ammirare<br />

la particolarità della capigliatura<br />

che dà l’effetto della cute<br />

sudata dopo la gara, elemento<br />

sicuramente ellenistico, visto<br />

che il “gusto classico” non avrebbe<br />

apprezzato una così grande<br />

libertà di composizione.<br />

A Zagabria è in corso la creazione<br />

di un appoggio antisismico<br />

che gli darà la giusta postura,<br />

sperando così in un futura visita<br />

in Italia. Per approfondimenti si<br />

può consultare la rivista “Archeologia<br />

Viva”, diretta da Piero<br />

Pruneti che ha illustrato con<br />

cura tutti i particolari del restauro<br />

del Bronzo. ■

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