DECAMERON di Giovanni Boccaccio - Vastacom.org
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<strong>Giovanni</strong> <strong>Boccaccio</strong> – Decameron<br />
dì oggi andata cercando; ma chi avrebbe mai pensato che<br />
voi doveste essere stata qui?E presi i travicelli della scala,<br />
la cominciò a <strong>di</strong>rizzar come star dovea e a legarvi con<br />
ritorte i bastoni a traverso. E in questo la fante <strong>di</strong> lei<br />
sopravenne, la quale, nella torre entrata, non potendo più<br />
la voce tenere, battendosi a palme cominciò a gridare:-<br />
Ohimè, donna mia dolce, ove siete voi?La donna<br />
udendola, come più forte potè, <strong>di</strong>sse:- O sirocchia mia, io<br />
son qua su; non piagnere, ma recami tosto i panni miei.<br />
Quando la fante l'udì parlare, quasi tutta riconfortata, salì<br />
su per la scala già presso che racconcia dal lavoratore, e<br />
aiutata da lui in sul battuto pervenne; e vedendo la donna<br />
sua, non corpo umano ma più tosto un cepperello<br />
innarsicciato parere,tutta vinta, tutta spunta, e giacere in<br />
terra ignuda, messesi l'unghie nel viso cominciò a<br />
piagnere sopra <strong>di</strong> lei, non altramenti che se morta fosse.<br />
Ma la donna la pregò per Dio che ella tacesse e lei<br />
rivestire aiutasse. E avendo da lei saputole niuna persona<br />
sapeva dove ella stata fosse, se non coloro che i panni<br />
portati l'aveano e il lavoratore che al presente v'era,<br />
alquanto <strong>di</strong> ciò racconsolata, gli pregò per Dio che mai ad<br />
alcuna persona <strong>di</strong> ciò niente <strong>di</strong>cessero. Il lavoratore dopo<br />
molte novelle, levatasi la donna in collo, che andar non<br />
poteva, salvamente infin fuor della torre la condusse. La<br />
fante cattivella, che <strong>di</strong> <strong>di</strong>etro era rimasa, scendendo meno<br />
avvedutamente, smucciandole il piè, cadde della scala<br />
interra e ruppesi la coscia, e per lo dolor sentito cominciò<br />
a mugghiar che pareva un leone. Il lavoratore, posata la<br />
donna sopra ad uno erbaio, andò a vedere che avesse la<br />
fante, e trovatala con la coscia rotta, similmente nello<br />
erbaio la recò, e allato alla donna la pose. La quale<br />
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<strong>Giovanni</strong> <strong>Boccaccio</strong> – Decameron<br />
veggendo questo a giunta degli altri suoi mali avvenuto,e<br />
colei avere rotta la coscia da cui ella sperava essere<br />
aiutata più che da altrui, dolorosa senza modo ricominciò<br />
il suo pianto tanto miseramente, che non solamente il<br />
lavoratore non la potè racconsolare, ma egli altressì<br />
cominciò a piagnere. Ma, essendo già il sol basso, acciò<br />
che quivi non gli cogliesse la notte, come alla sconsolata<br />
donna piacque, n'andò alla casa sua, e quivi chiamati due<br />
suoi fratelli e la moglie, e là tornati con una tavola, su<br />
v'acconciarono la fante e alla casa ne la portarono; e<br />
riconfortata la donna con un poco d'acqua fresca e con<br />
buone parole, levatalasi il lavoratore in collo,nella camera<br />
<strong>di</strong> lei la portò. La moglie del lavoratore, datole mangiar<br />
pan lavato e poi spogliatala, nel letto la mise, e<br />
or<strong>di</strong>narono che essa e la fante fosser la notte portate a<br />
Firenze; e così fu fatto. Quivi la donna, che aveva a gran<br />
<strong>di</strong>vizia lacciuoli, fatta una sua favola tutta fuor dell'or<strong>di</strong>ne<br />
delle cose avvenute, sì <strong>di</strong> sé e sì della sua fante fece a'<br />
suoi fratelli e alle sirocchie e ad ogn'altra persona credere<br />
che per indozzamenti <strong>di</strong> demoni questo loro fosse<br />
avvenuto. I me<strong>di</strong>ci furon presti, e non senza gran<strong>di</strong>ssima<br />
angoscia e affanno della donna che tutta la pelle più volte<br />
appiccata lasciò alle lenzuola, lei d'una fiera febbre e<br />
degli altri accidenti guerirono, e similmente la fante della<br />
coscia. Per la qual cosa la donna, <strong>di</strong>menticato il suo<br />
amante, da in<strong>di</strong> innanzi e <strong>di</strong> beffare e d'amare si guardò<br />
saviamente. E lo scolare, sentendo alla fante la coscia<br />
rotta, parendogli avere assai intera vendetta, lieto, senza<br />
altro <strong>di</strong>rne, se ne passò. Così adunque alla stolta giovane<br />
ad<strong>di</strong>venne delle sue beffe, non altramente con uno scolare<br />
credendosi frascheggiare che con un altro avrebbe fatto;<br />
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